Quando Confucio parlava di spiriti

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Data / Ora
Date(s) - 02/04/2018
4:30 pm - 6:30 pm

Luogo
Sala Newmana

Indirizzo Via Urbano VIII, 16-00165

Città Roma

Nazione

Categorie


I primi traduttori gesuiti alle prese con le forze invisibili dei classici confuciani
Luisa Paternicò Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”.

Uno dei cardini della strategia missionaria dei gesuiti in Cina fu l’accostamento del
messaggio cristiano alla locale tradizione filosofica confuciana. A tal fine, era
fondamentale possedere una profonda conoscenza del pensiero confuciano tramite
l’accesso diretto ai testi. La lettura dei classici aveva infatti persuaso i missionari del
fatto che la filosofia del confucianesimo delle origini (a differenza del neoconfucianesimo
di Zhu Xi) avesse molte similarità e fosse dunque compatibile con la religione cristiana. Sottolineare i punti di incontro tra le due dottrine avrebbe reso il cristianesimo più familiare e più facile da accogliere da parte dei cinesi.

I gesuiti quindi avviarono un progetto di traduzione dei Quattro Libri sin dalle prime battute della missione in Cina. I classici venivano anche utilizzati come strumento per l’apprendimento della lingua scritta.

La morale confuciana appariva laica, civile, molto concentrata sul buon
governo e sul corretto modo di agire nei rapporti interpersonali, nella società, sullo
studio e il perfezionamento di sé. Alcuni passaggi famosi (come l’emblematico
Lunyu 7.20:  子不語怪力亂神 “Il maestro non parlava di fatti straordinari, atti di
forza, disordini e spiriti”, e altri come Lunyu 11,12 e 7.34) sono stati individuati da
diversi traduttori come la prova dell’ateismo o dell’agnosticismo di Confucio, o
comunque della sua riluttanza a parlare di certi temi.

Ad ogni modo, confrontandosi con questi testi, i gesuiti si trovarono sovente
di fronte ad alcuni concetti ed elementi metafisici (come 上帝, 天命, 鬼神 ecc.) e
dovettero trovare il modo di comprenderli e tradurli. Il problema della traduzione
divenne cruciale e addirittura pericoloso al tempo della Questione dei Riti, quando
i missionari gesuiti furono accusati dagli altri ordini di permettere l’idolatria ai
convertiti cinesi al cristianesimo.

In questo intervento ci si concentrerà principalmente su come alcuni concetti
problematici, ed in particolare 鬼神, furono compresi e poi resi nelle due
versioni dei classici realizzate immediatamente prima e subito dopo lo scoppio
della Questione dei Riti: la traduzione di Da Costa-Intorcetta di Daxue e Lunyu in
Sapientia Sinica (Jianchang 1662) e di Intorcetta del Zhongyong in Sinarum Scientia
Politico-Moralis (Macao-Goa 1667-1669) da una parte, e dall’altra la traduzione
rivista dei tre classici su menzionati ad opera di Intorcetta-Herdtrich-Rougemont-
Couplet pubblicata nel Confucius Sinarum Philosophus (Parigi, 1687).

Organizzatori: Otto Zwartjes (Paris Diderot University), Paolo De Troia (Sapienza ISO)

Comitato Scientifico:

  • Otto Zwartjes
  • Federico Masini (Sapienza)
  • Davor Antonucci (Sapienza)
  • Elisabetta Corsi (Sapienza)
  • Alessandro Dell’Orto (PUU)
  • Chiara Romagnoli (Roma Tre)
  • Paolo De Troia
  • Emanuele Raini (PUU)
  • Rebeca Fernández Rodríguez (Universiteit van Amsterdam)

Per informazioni:

Sito internet del Convegno: https://web.uniroma1.it/2018missionarylinguistics/

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