Intervista con Manya Koetse, sinologa e fondatrice di What’s on Weibo

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Manya Koetse è un’attenta osservatrice di tendenze sociali in Cina e redattrice capo di What’s on Weibo, un sito web che fornisce informazioni sociali, culturali e storiche sulla Cina in continua evoluzione.

È una scrittrice, oratrice e consulente (Sinologist, MPhil) sui trend e comportamenti sociali in Cina, con una particolare attenzione ai social media ed alle tendenze digitali, alle relazioni sino-giapponesi e alle questioni di differenze di genere.

Oltre a queste attività, fornisce servizi come consulente, ricercatrice e relatrice pubblica sul comportamento (dei consumatori), sulle tendenze sociali, sugli sviluppi digitali e sui nuovi media in Cina.

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Intervista di Dominique Musorrafiti

CinaOggi: Da dove nasce il tuo interesse per la Cina?

Manya Koetse: In realtà non ho mai avuto alcun legame con la Cina nella mia prima infanzia.

Inoltre, i miei genitori non erano collegati alla Cina, ma mi sono sempre sentita molto interessata ai rapidi sviluppi della cultura cinese ed ai cambiamenti nella sua storia moderna.

Penso che sia perché negli anni ‘90 nei Paesi Bassi c’era questo boom focalizzato sulla Cina. Ci fu un boom soprattutto nella letteratura quando uscì il libro Cigni Selvatici di Jung Chang.

Questo è stato il periodo, dopo la Rivoluzione Culturale e dopo l’apertura molti autori cinesi sono stati pubblicati in inglese.

Manya-Koetse sinologa what s on weibo

Quindi – penso di avere avuto forse 12 anni – ho iniziato a leggere Wild Swans e sono stata molto interessata.

Alla fine, ho letto questo libro in inglese e in olandese.

Penso di averlo letto tre o quattro volte.

così coinvolta, che per me l’inizio del mio interesse per la Cina è stato Wild Swans e quando ho visto le immagini di Hong Kong ritornare nel 1997 alla Cina, sono rimasta molto impressionata.

Molto più tardi, quando avevo 16 anni, ho iniziato a studiare giapponese, in realtà ho fatto un progetto di scambio in Giappone.

Ho poi scoperto che, sebbene trovassi il Giappone molto interessante, tanto della cultura giapponese era preso in prestito o proveniva dalla Cina ed ho così rinvenuto le origini in Cina, alla fine.

Ho studiato sia giapponese che cinese ed ho scoperto che studiare cinese era più entusiasmante, ma alla fine ho fatto entrambi gli studi. Quindi sono un nippologa e una sinologa.

Quali sono le principali difficoltà che hai affrontato nello studio della lingua e dei caratteri cinesi? Hai trovato difficoltà all’inizio o è stato facile?

Beh, penso che per me sia stato più facile perché provenivo dagli studi in Giappone.

È stato facile per me trascrivere i caratterei, ma la pronuncia è stata molto difficile.

Ricordo che quando ho iniziato a studiare, era all’Università di Leiden, la mia insegnante mi ha detto che in realtà stavo parlando cinese con un accento giapponese.

Ma ora penso che adesso il mio cinese sia probabilmente diventato migliore del mio giapponese.

Ma penso sempre che non riuscirò mai a padroneggiare i toni in cinese, perché è così complicato per gli stranieri comprendere davvero i toni, credo.

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Quale evento ha maggiormente influenzato il tuo modo di vedere la Cina, durante la tua prima visita? C’è qualcos’altro che ti ha motivata ad approfondire la cultura e la lingua oltre alla tua passione per la lettura della lettereratura e cultura cinese?

Sono state poche cose. In realtà, la prima volta, quando ero molto giovane, avevo solo 16 anni ed ero in viaggio insieme con i miei genitori da Hong Kong a Shanghai e Shenzhen.

Sono rimasta molto colpita soprattutto da quello che non ho capito, come il fatto di poter vedere questi rapidi sviluppi di Shanghai e tutte quelle strutture moderne ma allo stesso tempo poter vedere questi antichi giardini dove passeggiare, persone che indossano il pigiama per strada e persone che giocano per la strada.

Quindi, da un lato, sembrava di essere negli anni ‘50 e dall’altra parte nel futuro.

Per questo motivo, volevo davvero capire.

A quel tempo, perché avevo letto i libri sulla Cina e conoscevo Mao Zedong, ho visto anche una statua di Mao Zedong e c’erano molte persone che si facevano delle foto con la statua ed ero così perplessa.

Volevo capire quali erano le attitudini della gente nei confronti della storia, quindi penso che fosse tutto già partito allora ed è stato solo anni dopo che ho iniziato a studiare, ma questo input era in realtà il vero inizio del mio interesse per la Cina.

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Quanto è importante internet ed i social media nella cultura cinese contemporanea? In che modo influenzano la cultura cinese e la vita quotidiana delle persone?

Penso che Internet abbia un’enorme influenza sulla vita quotidiana in Cina, molto più che in altri paesi, perché ad esempio l’e-commerce gioca un ruolo molto più grande, ma anche perché molte questioni pratiche quotidiane sono state digitalizzate in Cina più che in Europa. Ci sono alcuni negozi, come i mini store, dove non puoi nemmeno pagare in contanti o con la carta se non solo con WeChat o con Ali pay.

Quindi in questo senso è solo una questione pratica che influenza la vita di tutti i giorni, ma penso che anche Internet influenzi il modo in cui il governo tratta le persone e come le persone si occupano del governo.

Vedi molti nuovi tipi di attivismo. Penso perché non è possibile dimostrare in Cina e ovviamente ci sono tanti ostacoli alla libertà di parola.

Ma sui social media, trovo che c’è un po’ di libertà di parola per muoversi, è tutto un po’ difficile, ovviamente la censura è anche forte nei web, ma c’è spazio per le persone per esprimere le proprie opinioni.

Quindi tutto questo sta davvero cambiando, la Cina in un certo senso.

Cosa puoi dirci di “What’s on Weibo”? Come è nata l’idea?

Ho iniziato, penso che avevo già il nome. Credo che il nome fosse già nella mia mente dal 2013, forse anche perché sono tornata in Olanda, dopo aver vissuto a Pechino e piangevo durante le prime settimane perché sentivo nostalgia per la Cina.

Volevo vedere i miei amici e volevo sapere di cosa parlavano tutti, perché mi piace sempre stare al passo con le tendenze quotidiane e le notizie su ciò di cui le persone parlano nelle strade.

Così sono andata sui social media, ho pensato, ok, questo è anche un modo per me per tenermi al passo con le ultime tendenze e per vedere quali sono gli argomenti di cui si preoccupano e parlano le persone e le battute divertenti del momento.

Poi mi è venuta in mente questa idea, “oh se sono curiosa di sapere queste cose, forse molte persone saranno curiose come me.”

Così ho iniziato con un piccolo blog e poi alla fine del 2014 ho scoperto che avevo molti visitatori e poi mi sono detta okay: “Entro pochi mesi” penso che al momento avevo già 15.000 visitatori al mese, “se entro poco ne avrò 30.000 farò diventare questo il mio lavoro a tempo pieno” e poi nel giro di pochi mesi ho avuto centomila visite al mese e ora sono addirittura salite a quasi trecentomila al mese.

Quindi sì, ora è diventato un lavoro a tempo pieno.

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Hai trovato qualche problema o difficoltà con la censura nel trattare qualche argomento nel corso degli ultimi anni?

Il mio sito web è ospitato nei Paesi Bassi, quindi sono indipendente.

In generale, nessuno ha alcuna influenza in questo senso perché sono indipendente, ma c’è stata una volta che ho notato, credo, due anni fa, quando ho scritto un pezzo su Ai Wei Wei e in pochi giorni, il mio sito web non era più accessibile in Cina.

È stato davvero triste perché ero conscia che c’erano molti lettori in Cina, quindi è stato triste.

Più tardi penso che sia stato sempre nel 2016, il sito è stato nuovamente aperto, quindi, per ora, non è censurato in Cina.

In realtà, ho anche molti contatti con i media statali cinesi.

A volte prendono in rassegna alcune delle mie storie o sono intervistata.

Quindi ritengo che sia ok non ci sono grossi problemi perché in realtà, copro soprattutto le storie che sono già di tendenza sui social media cinesi.

A volte scrivo anche di argomenti sensibili, ma preferisco mantenere un equilibrio.

“Ho vissuto a Pechino dal 2008 durante le Olimpiadi, per 2 anni e poi sono tornata a casa. Da allora torno sempre a Pechino almeno una volta ogni 5 o 6 mesi e ogni volta tutto è molto, molto diverso: la città, tutto cambia così velocemente.”

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Che cosa ne pensi del continuo monitoraggio tramite le telecamere di sorveglianza e del riconoscimento facciale?

Penso che stia andando molto lontano e, in realtà, parlo spesso con diversi media su questo argomento.

Penso che sia uno degli argomenti a cui i paesi occidentali sono più interessati quando si tratta della Cina.

Vogliono sapere proprio quello che chiedi: le telecamere di sorveglianza CCTV.

Ma su questo, vi sono molti argomenti diversi, naturalmente, vi è il sistema di credito sociale, il punteggio di credito delle persone, c’è il riconoscimento vocale, c’è il riconoscimento facciale.

Ci sono persino test in corso in questo momento con persone che lavorano in Cina a cui vengono monitorizzate le loro onde cerebrali in modo che i loro capi possano sapere quando sono stanchi o quando sono arrabbiati.

Proprio come quello che George Orwell scriveva nel 1984 nel suo libro.

Ma allo stesso tempo sento che c’è un po’ d’ipocrisia, quando noi, e intendo nei media in inglese, ne scriviamo, perché se guardiamo Facebook o YouTube, non sono solo i social media ma molte altre realtà anche le nostre banche e le telecamere di sorveglianza intorno a noi.

Se guardiamo alla privacy e alla registrazione dei dati e alla loro raccolta, penso che la Cina stia facendo ciò che le persone in America ed anche in Europa stanno facendo.

Penso che molte persone in Cina sentano di voler poter fidarsi dei loro vicini, delle loro aziende e del loro ambiente in cui vivono.

Quindi, per molte persone, è un buon sviluppo, perché significa che ci sarà una società più controllata, ma anche più sicura.

Poiché non si tratta solo di monitorare le persone, ma è anche, ad esempio, le aziende vengono monitorate di più e penso che le maggiori preoccupazioni delle persone siano la sicurezza alimentare e la sicurezza dei loro prodotti per i loro ragazzi e i loro bambini.

Quindi, in un modo, avere un ambiente più controllato è anche una cosa positiva per molte persone.

Ma allo stesso tempo, naturalmente, sento sempre che è difficile non essere troppo negativi, ma anche non essere troppo positivi, perché ovviamente è vero che per le persone che vogliono davvero esprimere le proprie opinioni politiche sarà molto diverso.

Il fatto è che spesso nei media in lingua inglese ciò che si vede è concentrato quasi al cento percento sulla politica, forse solo l’1% sulla società.

A molte persone non interessa la politica, la preoccupazione principale è nel migliorare le proprie vite, il terreno, le proprie famiglie e per loro non si tratta di politica centrale, si tratta della propria vita e della propria città locale.

Ecco perché penso che guardare ai social media sia importante, focalizzando le tendenze, perché negli ultimi anni ho visto quali sono i problemi principali per le persone e non è certo l’alta politica, si tratta per loro delle più piccole cose.

È il mercato del lavoro non sicuro, la rapida urbanizzazione e tutti i problemi che si incontrano con i lavoratori migranti e l’urbanizzazione come la sicurezza alimentare, la sicurezza del traffico, i prezzi delle case.

Il prezzo delle case è molto importante.

La sanità e le cure mediche. Poi naturalmente il problema con i generi, dal momento che ci sono così tanti uomini che non riescono a trovare una compagna.

Ci sono le donne, soprattutto nelle zone più rurali, che chiedono un prezzo per il matrimonio che gli uomini non possono pagare, perché è troppo alto.

Spesso sono cose come queste che riguardano la sicurezza, l’amore, il matrimonio, la salute dei bambini, penso che siano le cose principali: le necessità di base.

Foto cortesemente concesse da Manya Koetse

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