Breve Storia del Cinema di Taiwan

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Breve panoramica del cinema taiwanese

Nelle prime due puntate abbiamo ripercorso la storia del cinema cinese e la storia del cinema di Hong Kong attraverso le produzioni e i registi che più hanno caratterizzato questo cinema.

Il primo film fu introdotto a Taiwan da Toyojirō Takamatsu (高松豊次郎) nel 1901, quando ancora Taiwan era sotto il controllo giapponese. Fino al 1937 Taiwan rimase uno dei maggiori mercati coloniali per l’industria cinematografica giapponese.

In questa fase, il cinema locale, prevalentemente di carattere propagandistico, giocò un ruolo importante per cercare di assimilare i taiwanesi nell’impero giapponese.

Alcune convenzioni del cinema giapponese poi vennero importate in quello taiwanese, come ad esempio la figura del benshi (piān-sū), il narratore dei film muti, particolarmente apprezzato per raccontare e dare enfasi alla trama. Nel corso degli anni questi narratori divennero delle vere e proprie celebrità, in grado di attirare gli spettatori incuriositi dalle differenti interpretazioni delle pellicole.

a city of sadness
a city of sadness

Tra i più famosi benshi dell’epoca vi sono Wang Yung-feng, il primo benshi taiwanese, compositore e musicista (compositore inoltre di Peach Girl, 1921 girato a Shanghai), Lu Su-Shang (benshi e soprattutto sceneggiatore) e Zhan Tian-Ma.

La storia di Zhan Tian-Ma, forse il più celebre tra tutti i benshi, invece è stata raccontata nel film del 1999 March of Happiness di Lin Sheng-shing.

Ad ogni modo, Taiwan non divenne mai un importante centro di produzione di film, piuttosto uno sbocco per il cinema giapponese.

Gli sforzi giapponesi di integrare all’interno dell’impero Taiwan sono raccontati in alcune celebri film come A City of Sadness (1983) e The Puppetmaster (1993) di Hou Hsiao-hsien, e A Borrowed Life del 1994 di Wu-Nien-jen.

the puppetmaster
the puppetmaster

Con la fine della Guerra civile cinese, giunsero a Taiwan insieme alle forze nazionaliste, numerosi registi simpatizzanti.

Ad ogni modo la stragrande maggioranza della produzione locale era soprattutto in Hokkien taiwanese, e solo un numero praticamente irrilevante di pellicole era girato in cinese mandarino fino almeno gli inizi degli anni sessanta.

Nel corso degli anni le produzioni in hokkien sono cominciate a diminuire rapidamente, e l’ultima pellicola è stata realizzata nel 1981.

a confucian confusion
a Confucian confusion

Il cinema taiwanese degli anni sessanta descrive una realtà in rapida trasformazione a causa del boom economico e della modernizzazione.

Il cinema locale è dominato dalle pellicole romantiche, dai film di kung fu e dal melodramma e dal cinema del realismo della salute, studiato per migliorare i valori morali tradizionali, ritenuti dei cardini ai quali aggrapparsi durante gli anni di cambiamento.

La prima e la seconda New Wave di Taiwan

La concorrenza del cinema di Hong Kong nei primi anni ’80 cominciò a farsi sentire a Taiwan. Il governo di Taiwan decise dunque di supportare attivamente i suoi talenti, e il film collettivo In Our Time (1982) di Edward Yang, Te-Chen Tao, I-Chen Ko, and Yi Chang segna un punto fondamentale nella storia del cinema locale. A differenza del cinema delle epoche precedenti, il Nuovo Cinema Taiwanese è più introspettivo, ed affronta storie di gente comune, spesso relegata ai margini della società, mostrando una certa influenza del cinema neorealista italiano, che segnò poi anche lo sviluppo cinematografico del cinema cinese degli anni ’90. Nuovi temi come l’urbanizzazione, la vita drammatica dei meno agiati, e i conflitti con l’autorità politica vengono raccontati dai nuovi registi taiwanesi. Il nuovo cinema taiwanese raccontava dunque un’affascinante resoconto dei cambiamenti e delle trasformazioni socio-economiche e politiche che l’isola di allora stava vivendo.

in our time
in our time

Il già citato A City of Sadness di Hou Hsiao-hsien racconta la storia di una famiglia coinvolta durante il “Terrore Bianco” scatenato dal governo del Kuomintang contro il popolo taiwanese dopo il suo arrivo dalla Cina continentale alla fine degli anni ’40, durante il quale migliaia di taiwanesi e di recenti emigrati dalla Cina continentale furono rastrellati, fucilati e imprigionati. Il film è stato il primo ad affrontare pubblicamente le trasgressioni autoritarie del KMT dopo l’annessione di Taiwan nel 1945, restituita alla Cina dopo la sconfitta del Giappone nella Seconda Guerra Mondiale, e il primo a mostrare l’incidente del 28 febbraio 1947, in cui il partito nazionalista massacrò migliaia di persone.

Growing Up (1983) di Chen Kunhou racconta la storia di un ragazzino di una famiglia ordinaria costretta ad affrontare una situazione sempre più precaria.

A Confucian Confusion (1984) e Taipei Story (1985) di Edward Yang illustrano il conflitto tra i valori tradizionali e il materialismo moderno. A Brighter Summer Day (1991) di Edward Yang, considerato uno dei capolavori del cinema racconta la difficoltà dei taiwanesi alla ricerca della propria identità.

a brighter summer
a brighter summer

La prima ondata di registi fu seguita da una seconda New Wave taiwanese, forse meno seriosa e più accessibile.

The Peach Blossom Land (1992) di Stan Lai è un film tragicomico che vede due gruppi di attori rappresentare storie diverse sullo stesso palco.

Vive L’Amour di Tsai Ming-liang (1994), vincitore del Leone d’Oro al festival del cinema di Venezia, porta sul grande schermo la disperazione, il senso di alienazione e l’amore tra i giovani adulti di Taipei.

eternal summer
eternal summer

Pushing Hands (1991), The Wedding Banquet (1993), and Eat Drink Man Woman (1994) di Ang Lee focalizzano invece la loro attenzione sui conflitti generazionali delle famiglie moderne.

Ang Lee, con il suo Crouching Tiger, Hidden Dragon (2000) rilancia il genere dei wuxia.

Eternal Summer (2006) di Leste Chen, Prince of Tears (2009) di Yonfan, Winds of September (2009) di Tom Lin hanno infranto alcuni tra gli ultimi tabù del cinema taiwanese, mostrando le sofferenze giovanili nell’affrontare la propria identità sessuale, nudità maschili, ed episodi drammatici del Terrore Bianco per sopprimere i dissidenti politici a Taiwan negli anni ’50.

Come il cinema di Hong Kong, il cinema di Taiwan verso la fine degli anni ’90 e i primi 2000 entra in crisi, non riuscendo a fronteggiare le produzioni milionare americane.

taipei story
taipei story

Solo con Cape No. 7 di Wei Te-sheng il cinema taiwanese riesce a rianimarsi. Cape No. 7 è stato un grandissimo successo, incassando quasi 18 milioni di dollari soltanto a Taiwan. Il successo della pellicola ha contribuito al revival del cinema taiwanese che ha incassato qualche altro successo commerciale.

Il film successivo in due parti di Wei Te-sheng Seediq Bale (2011) risultò essere un altro successo al botteghino e a livello della critica.

Da questo momento il cinema taiwanese è entrato in una fase piuttosto attiva, producendo pellicole che riescono a riscuotere un certo successo a livello locale ed internazionale come Lust, Caution (2007) di Ang Lee, Monga (2010) di Doze Niu, Night Market Hero (2011), Love (2012), Seediq Bale (2011), David Loman (2013), etc.

cape 7
cape 7

Per cercare di espandere il proprio pubblico, i registi taiwanesi si sono sforzati di attrarre il mercato della Cina continentale. Tutti i film che vi vengono pubblicati devono sottostare alla censura, che spesso comporta la minimizzazione o la cancellazione di qualsiasi indicazione che indichi che Taiwan è una nazione diversa dalla Cina. A questo compromesso sono dovute giungere numerose pellicole taiwanesi che hanno dovuto rimuovere riferimenti all’identità taiwanese, come ad esempio The Assassin (2015) di Hou Hsiao-hsien o The Wonderful Wedding (2015).

Negli ultimi anni alcune pellicole psicologiche taiwanesi si sono fatte distinte ai festival internazionali del cinema, come ad esempio Nina Wu (2019) di Midi Z o i lavori della regista Singing Chen.

nina wu
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