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Le autorità cinesi hanno arrestato almeno sei persone ed hanno preso di mira un giovane che vive all’estero per avere pubblicato dei post online a proposito dei soldati cinesi uccisi durante gli scontri ai confini con l’India della scorsa primavera.
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Uno degli arrestati, Qiu Ziming, un blogger di Nanjing, è stato interrogato per avere messo in discussione il bilancio ufficiale delle vittime cinese negli scontri (4 secondo il governo cinese, 45 secondo quello indiano).
La settimana scorsa il governo cinese aveva conferito onori postumi a quattro soldati morti dopo lo scontro nella valle di Galwan con le forze indiane, nelle contese regioni di confine himalayane.
Queste persone sono state arrestate sotto una nuova legge del 2018 che rende illegale la diffamazione degli “eroi e martiri” cinesi. Un emendamento introdotto questo mese estende le sanzioni attuali a fino 3 anni di carcere.
Un altro giovane di 19 anni, Wang, che secondo le autorità cinesi vive all’estero dal luglio del 2019 è stato “perseguito online” per i commenti fatti sui soldati su Weibo, commenti che secondo la polizia hanno “causato problemi su internet” ed un “impatto sociale negativo”.
“Gli eroi e i martiri non possono essere profanati. Il cyberspazio non è al di fuori della legge. Gli organi di pubblica sicurezza reprimeranno gli atti che insultano apertamente le gesta e lo spirito degli eroi e dei martiri in conformità con la legge”, afferma un comunicato rilasciato dalla polizia di Chongqing.
Gli altri arrestati hanno tutti tra i 20 e i 40 anni di età e sono stati accusati di avere commesso i loro “crimini” su Weibo e WeChat. Sono stati condannati a pene fino a 15 giorni di detenzione.
Gli eroi e i martiri non possono essere profanati. Il cyberspazio non è al di fuori della legge. Gli organi di pubblica sicurezza reprimeranno gli atti che insultano apertamente le gesta e lo spirito degli eroi e dei martiri in conformità con la legge.
Qui Ziming è stato accusato di litigare e causare problemi online, atteggiamenti che possono costare fino a 10 anni di galera nel paese asiatico, accusa che spesso viene utilizzata contro attivisti e giornalisti. L’account di Qiu su Weibo, che era seguito da 2,5 milioni di follower, è stato sospeso.
Le immagini dei soldati e le citazioni patriottiche attribuite ai soldati rilasciate dai media di stato hanno innescato milioni di post e commenti online, compreso l’hashtag “sono morti per me”.
L’11 febbraio sia il governo indiano che quello cinese hanno annunciato che avrebbero ritirato le truppe dal confine. Secondo il ministero della difesa cinese, entrambi i governi hanno iniziato un disimpegno organizzato e sincronizzato.
Gli incidenti erano scoppiati sulle montagne Karakoram ad inizio maggio, quando le autorità indiane denunciarono lo sconfinamento di soldati cinesi in India, i quali allestirono tende e posti di guardia, ignorando gli avvisi verbali rivolti dalle pattuglie indiane. La situazione poi degenerò e almeno 20 soldati indiani morirono negli scontri.

CinaOggi.it e China-underground.com sono due siti sulla Cina realizzati e curati da Matteo Damiani e Dominique Musorrafiti. Dal 2002 la nostra missione è quella di creare un ponte virtuale con la Cina attraverso approfondimenti, analisi, foto, video, ed altro materiale sulla cultura cinese.