Gli USA bloccano i prodotti realizzati nei campi di concentramento nello Xinjiang e la UE mette in guardia la Cina sul commercio

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Gli USA bloccano i prodotti realizzati utilizzando la manodopera forzata nello Xinjiang e la UE avvisa la Cina sugli accordi commerciali con il blocco europeo

Gli Stati Uniti hanno annunciato che bloccheranno una serie di prodotti che si pensa siano stati realizzati utilizzando la manodopera forzata fornita dai centri vocazionali nello Xinjiang, che sono stati accusati però di essere in realtà dei veri e propri campi di concentramento destinati alla minoranza Uigura presente nella regione.

Il commissario americano per le dogane e per la protezione dei confini esterni, Mark Morgan, ha accusato il governo cinese di effettuare “abusi sistematici contro la popolazione Uigura”.

“Il lavoro forzato è un abuso atroce dei diritti umani”.

Nel corso degli anni, numerose ONG, governi e media hanno documentato le sistematiche violazioni dei diritti umani contro la minoranza etnica uigura da parte del governo comunista cinese. Oltre un milione di cittadini uiguri sono confinati in centri di detenzione mascherati da centri per il lavoro dove vengono sottoposti a vari abusi psicologici e fisici di vario tipo tra cui sterilizzazione forzata, lavoro forzato e restrizioni religiose e di movimento.

Nella lista dei prodotti bloccati troviamo cotone, prodotti per i capelli e d’elettronica realizzati da 5 produttori della provincia dello Xinjiang, legati a un centro vocazionale, ovvero Lop County No. 4 Vocational Skills Education and Training Centre.

Secondo le parole di Morgan, questo centro è un luogo dove le minoranze etniche sono soggette ad abusi ed al lavoro forzato in condizioni ignominiose, privati della libertà.

Non è la prima volta che gli Stati Uniti ricorrono a questo strumento per aumentare la pressione su Beijing per quanto riguarda la questione dei diritti umani nello Xinjiang.

Ancora a giugno infatti, l’agenzia doganale statunitense aveva già messo al bando alcuni prodotti sospettati di essere stati realizzati con l’ausilio di manodopera forzata.

Nel frattempo, durante un giro di video conferenze tra i leader dell’UE e il presidente Xi Jinping, il presidente del consiglio Europeo Charles Michel ha ammonito la Cina per quanto riguarda il trattamento delle minoranze nella regione dello Xinjiang e nel Tibet, e dei giornalisti e gli attivisti per i diritti umani, richiedendo l’accesso nella regione di osservatori indipendenti, il rilascio del cittadino svedese Gui Minhai, e di due cittadini canadesi. Il successo degli accordi commerciali con il blocco della UE se queste richieste non dovessero essere soddisfatte, potrebbe essere a rischio.

La visita del ministro degli esteri cinese in Europa dei giorni scorsi non è stata esattamente un successo diplomatico.

Michel ha aggiunto inoltre che la controversa legge sulla sicurezza nazionale ad Hong Kong desta molta preoccupazione. I paesi dell’Unione Europea hanno risposto chiaramente che le voci democratiche ad Hong Kong devono essere ascoltate, i loro diritti protetti e l’autonomia dell’ex colonia britannica preservata.

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