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Abbiamo discusso con Björn Jerdén a capo del programma asiatico dell’Istituto Svedese per Affari Internazionali (UI), del recente deterioramento delle relazioni internazionali tra Cina e Svezia, della chiusura degli Istituti Confucio nel paese scandinavo e di Gui Minhai. La ricerca di Björn Jerdén si concentra soprattutto sulle relazioni internazionali di Cina, Giappone e Stati Uniti.
Che cosa è cambiato nelle relazioni tra Svezia e Cina dalla salita al potere di Xi Jinping?
Nei primi anni non molto. Poi, nell’autunno del 2015, un cittadino svedese, Gui Minhai, un libraio ad Hong Kong, e che in precedenza aveva vissuto in Svezia, pubblicò un libro parzialmente critico verso i leader del Partito Comunista Cinese. È stato rapito da agenti cinesi mentre si trovava in Thailandia, e poi è ricomparso nella TV di stato cinese (dopo alcuni mesi dalla sua scomparsa, Gui è riapparso sulla tv nazionale confessando la sua colpa per un incidente stradale in stato di ubriachezza avvenuto 10 anni prima che era costato la vita ad una ragazza, ndr). È in stato di arresto in Cina da allora.
Dove si trova al momento Gui Minhai? Che ne sarà di lui?
All’inizio di quest’anno è stato annunciato da una corte di Ningbo, nel Zhejiang, che è stato condannato a 10 anni di carcere. Non hanno rivelato molti dettagli sulla sentenza del tribunale oltre al suo presunto crimine, ovvero la diffusione di segreti di stato. Pertanto al momento è in stato di detenzione in Cina. Le autorità cinesi hanno dichiarato che Gui ha fatto richiesta di diventare nuovamente cittadino cinese. Secondo la legge cinese, quando hai la cittadinanza cinese, non puoi essere contemporaneamente cittadino di nessun altro Paese. Pertanto, secondo questa sentenza, essendo egli un cittadino cinese, non si tratterebbe più di una questione di relazioni internazionali tra Cina e Svezia. Naturalmente, la parte svedese la vede diversamente perché, per rinunciare alla cittadinanza svedese, è necessario rivolgersi all’ufficio deputato a questo processo. Gui Minhai non lo ha fatto. Quindi, per le autorità svedesi, Gui Minhai è ancora cittadino svedese. Ma sappiamo che al momento è in prigione in Cina.
La Svezia ha ricevuto alcun tipo di appoggio dall’Unione europea?
Inizialmente, quando Gui Minhai è stato detenuto, il governo svedese non è stato molto attivo nel rendere questo un problema a livello dell’Unione Europea. Credo che la speranza fosse quella che la Svezia potesse usare la cosiddetta diplomazia silenziosa per garantire la liberazione di Gui Minhai. Tuttavia, col passare del tempo, era ovvio che questa strategia aveva fallito. Negli ultimi anni, il governo svedese ha cercato di portare questo problema a livello dell’UE. E abbiamo visto dichiarazioni di sostegno da parte delle istituzioni dell’UE e anche di leader di altri stati membri dell’UE a sostegno del caso svedese. Pertanto c’è stato un po ‘di supporto, ma finora non mi sembra che questo problema abbia interferito nelle relazioni tra Svezia e Cina.
Siete preoccupati per possibili ritorsioni contro individui, organizzazioni o attività commerciali svedesi in Cina?
Abbiamo già assistito ad alcune ritorsioni. Ad esempio, lo scorso autunno, quando il ministro svedese della cultura ha assegnato un premio in onore di Gui Minhai a Stoccolma, il governo cinese ha risposto minacciando la Svezia con conseguenze. E una di queste fu che ai rappresentanti del governo svedese che lavoravano nella cultura non sarebbe stato permesso di visitare la Cina. Successivamente, diversi film svedesi che avrebbero dovuto essere proiettati in Cina sono stati banditi dalle autorità del paese. E ci sono state anche cancellazioni da parte cinese di incontri a livello governativo tra Svezia e Cina. Tuttavia, finora, non abbiamo dati chiari se ciò abbia influenzato le relazioni economiche della Svezia con la Cina. Non ci sono indicazioni chiare di questo. Ma, naturalmente, visti gli incidenti avvenuti in altri paesi negli ultimi anni, ad esempio penso ai due cittadini canadesi detenuti in Cina come ritorsione per il caso Huawei, alla luce di ciò, non si può escludere che anche singoli cittadini svedesi possano rischiare di essere presi di mira. Tuttavia, finora non ci sono stati casi ben pubblicizzati. La comunicazione pubblica dell’ambasciata cinese qui a Stoccolma è stata piuttosto ruvida negli ultimi anni, effettuando minacce dirette o indirette contro diverse organizzazioni e singoli giornalisti.
Che cosa significa la chiusura degli Istituti Confucio nel paese?
Il primo Istituto Confucio in Svezia è stato aperto nel 2005 all’Università di Stoccolma. Fu il primo Istituto Confucio in tutta Europa. Ma poi è nato un dibattito, se fosse una buona idea avere questo tipo di istituti nelle università svedesi. Stoccolma ha impiegato altri 10 anni a chiudere il suo Istituto Confucio, e ciò è accaduto prima di questa recessione diplomatica tra Svezia e Cina.
A quel tempo il rapporto tra il governo svedese e cinese era abbastanza buono. Negli ultimi anni, il rapporto però si è deteriorato e anche la discussione pubblica in Svezia sul governo cinese è diventata molto più negativa. Questo dibattito ha influenzato anche i rimanenti Istituti Confucio. Nell’ultimo anno, gli ultimi Istituti Confucio e le Classi Confucio nelle scuole sono state chiuse. Queste ultime decisioni sono state influenzate da questo tipo di relazioni piuttosto difficili tra i governi svedese e cinese.
Quali sono le conseguenze?
Una conseguenza, ovviamente, è che gli studenti svedesi avranno meno opportunità di imparare il cinese. Il numero di studenti di lingua cinese è diminuito negli ultimi otto anni circa. Ma questo non è solo a causa degli Istituti Confucio. Penso che si tratti principalmente di un interesse limitato degli studenti svedesi di imparare il cinese. Per quanto riguarda le conseguenze politiche, queste decisioni di chiusura di questi istituti sono state prese dalle università, dai comuni e dai governi locali svedesi.
Il governo centrale non è stato coinvolto nella chiusura di nessuno di questi istituti, non è una questione di rapporti tra governo svedese e cinese. Ciò potrebbe spiegare perché almeno finora il governo cinese non ha parlato molto di questo sviluppo. Oggi non ho visto alcuna indicazione che ciò abbia influenzato direttamente negativamente le relazioni della Svezia con la Cina. Ma, ovviamente, rappresenta una sorta di disimpegno. Meno legami tra la società svedese e la società cinese. Indirettamente, penso che potrebbe avere conseguenze anche per le relazioni generali tra Svezia e Cina.
La Svezia è stata presa di mira dai troll cinesi su Internet?
Ci sono stati alcuni casi anche qui. Il primo è accaduto nell’autunno del 2018 e riguarda l’episodio di tre turisti cinesi arrivati un giorno in anticipo al loro hotel. Naturalmente quel video fece notizia in Cina. Uno spettacolo satirico alla televisione svedese dedicò poi una puntata al riguardo. Hanno utilizzato immagini e un linguaggio, che molte persone sia in Svezia, che in Cina hanno ritenuto razziste. Successivamente, hanno ricevuto molte minacce. Questi due episodi hanno fatto notizia in Cina. Pertanto a quel tempo, ci furono alcuni attacchi piuttosto feroci provenienti dalla Cina contro diverse organizzazioni svedesi. Tuttavia, per quanto ne so, non ci sono studi sul fatto che questi episodi fossero stati orchestrati in qualche modo.
Un paio di mesi fa, all’inizio della pandemia del coronavirus, il Global Times in Cina ha pubblicato un editoriale molto critico contro il governo svedese accusandolo di essersi sostanzialmente arreso al virus. A quel tempo, abbiamo visto numerose notizie critiche sui media cinesi sulla Svezia. Ma non sono a conoscenza se si trattasse anche di attacchi organizzati.
In futuro sarà possibile evitare la dipendenza dalla Cina per quanto riguarda l’industria manifatturiera?
Questa è una questione molto delicata. La maggior parte dei paesi in Europa dipende in larga misura dal mercato cinese. La Svezia è un paese con molte industrie di esportazione. Nel contesto europeo, la Svezia appartiene a quei paesi maggiormente dipendenti dal mercato cinese. Se si dovesse verificare una situazione di un recupero più rapido da parte dell’economia cinese rispetto alle altre economie in seguito a questa pandemia, il mercato cinese potrebbe diventare ancora più importante.
Penso pertanto che si tratti piuttosto di trovare un equilibrio. Nel caso della Svezia, questo è sia un paese che dipende dal mercato cinese, ma è anche uno stato all’interno dell’Unione Europea tra i più attivi quando si tratta di sollevare questioni relative ai diritti umani a livello internazionale, anche verso la Cina. In precedenza il governo svedese era riuscito a trovare un equilibrio, mantenendo relazioni economiche stabili con la Cina, ma allo stesso tempo criticando la Cina quando era necessario. Ma questo tipo di equilibrio è più difficile da raggiungere oggi. Negli ultimi anni, da quando abbiamo assistito a questo deterioramento delle relazioni diplomatiche e alla dura retorica anti svedese proveniente da parte cinese, la discussione sulla dipendenza dall’economia cinese è diventata più forte in Svezia. Diversi opinion maker e politici stanno cercando di trovare modi per ridurre questa dipendenza.
Ad ogni modo se osserviamo le tendenze degli ultimi anni, le esportazioni svedesi in Cina e gli investimenti cinesi in Svezia sono solo in aumento. Quindi al momento non abbiamo visto alcun tipo di reale disimpegno nella sfera economica.

CinaOggi.it e China-underground.com sono due siti sulla Cina realizzati e curati da Matteo Damiani e Dominique Musorrafiti. Dal 2002 la nostra missione è quella di creare un ponte virtuale con la Cina attraverso approfondimenti, analisi, foto, video, ed altro materiale sulla cultura cinese.