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Il nuovo film dell’acclamato regista cinese Jia Zhangke (seguendo il link potrete trovare una nostra lunga intervista con Jia Zhangke agli esordi), ‘I Figli del Fiume Giallo‘ con la bravissima Zhao Tao, moglie e musa del regista, è in uscita il 9 maggio.
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Il film racconta la storia di Qiao, una ballerina innamorata di un gangster, Bin (Liao Fan), che, trovandosi coinvolta in un combattimento tra bande locali, per difenderlo spara un colpo di pistola. Per questo finirà cinque anni in carcere. Dopo il suo rilascio Qiao cercherà Bin per riprendere la sua vita con lui ma non tutto è rimasto come prima.
Il film è stato presentato in Concorso all’ultimo Festival di Cannes, ed è passato poi al Torino Film Festival.
Ecco la clip in esclusiva per CinaOggi.it
Ecco il trailer de ‘I Figli del Fiume Giallo’ di Jia Zhangke.
La storia si svolge nell’arco di 15 anni, sullo sfondo una Cina in forte cambiamento, in un epoca di forte industrializzazione e trasformazioni tecnologiche.
Scrive il regista: «_Il film si apre in Cina all’inizio del XXI secolo e si chiude nel 2018. Ho sempre amato le storie che si sviluppano su un ampio arco temporale: il tempo detiene i segreti della vita, le storie e le esperienze. _[…]_Oggi ho 48 anni di esperienza di vita e desidero utilizzarli per raccontare una storia d’amore ambientata nella Cina contemporanea che ha attraversato trasformazioni epiche e drammatiche. Mi fa sentire di aver vissuto tutto questo io stesso e di continuare a viverlo».
Designato FILM DELLA CRITICA dal Sindacato dei Critici Italiani, sarà in sala dal 9 MAGGIO, distribuito da CINEMA di Valerio De Paolis.
NOTE DI REGIA
Nella fase di montaggio dei miei precedenti film REN XIAO YAO (UNKNOWN PLEASURES) (2002) e STILL LIFE (2006), la cui protagonista è Zhao Tao, ho deciso di semplificare la trama eliminando alcune delle sue scene d’amore. Ma quando ho riguardato quelle scene tagliate, i due personaggi da lei interpretati si sono in qualche modo fusi nella mia mente.
Ho immaginato una donna nata e cresciuta nella mia città natale, in una regione mineraria nel nordovest della Cina. Il suo nome è Qiaoqiao (“Qiao” come diminutivo) e si innamora di un tizio appartenente al jianghu. Il loro tormentato amore sarebbe stato l’inizio della storia. Nel 2006, raggiungono l’età matura e l’uomo parte per la regione delle Tre Gole. Lei lo segue, ma il loro rapporto si è incrinato. Tutto quello che sarebbe successo di lì in avanti mi avrebbe permesso di scatenare la mia fantasia.
Quando riguardo il personaggio interpretato da Zhao Tao in REN XIAO YAO (UNKNOWN PLEASURES), vedo purezza, semplicità e amore incondizionato. Tuttavia, quando rivedo la donna che ha impersonato in STILL LIFE, osservo complessità, tristezza e una maschera che cela i veri sentimenti. Il tempo ha cambiato il suo aspetto, ma il cinema registra il modo in cui gli anni l’hanno forgiata. Quelle scene tagliate mi hanno spinto a immaginare cosa ne sarebbe di quella donna – e dell’uomo che aveva amato – ai giorni nostri.
Ho preso a prestito il titolo cinese del film JIANGHU ERNÜ (“Figli e figlie del Jianghu”) dall’ultimo progetto di Fei Mu, il maestro del cinema cinese attivo negli anni 1930 e 1940, meglio conosciuto per XIǍOCHÉNG ZHĪ CHŪN (SPRING IN A SMALL TOWN) (1948). La sceneggiatura scritta da Fei Mu era poi stata filmata da Zhu Shilin.

Il film aveva il titolo inglese THE SHOW MUST GO ON. È una storia ambientata in un circo in tournée. Il mio film non ha nulla a che vedere con quella storia, ma adoravo il titolo cinese. La parola cinese “Ernü” (“figli e figlie”) connota uomini e donne che osano amare e odiare. L’altra parola che compone i titolo, “Jianghu” (che significa letteralmente “fiumi e laghi”, benché sia difficile coglierne il vero significato in italiano), evoca un universo di emozioni drammatiche e, naturalmente, di pericoli reali.
Associando queste due parole che compongono il titolo, appare un mondo di individui che osano sfidare l’ordine costituito e che vivono secondo i principi morali della bontà e dell’ostilità, dell’amore e dell’odio.
Il titolo cinese dice quasi tutto.

La coppia del film vive ai margini della società. Sopravvive sfidando l’ordine sociale convenzionale. Non ho cercato di difenderli, ma piuttosto di immedesimarmi nelle loro disgrazie. Per certi aspetti, mi hanno fatto ripensare ai primi dieci anni della mia carriera, quando per me era rischioso fare film che esprimessero con chiarezza i miei sentimenti e i miei pensieri autentici nei confronti della società. Dunque mi sono buttato nella scrittura della sceneggiatura come se si trattasse di un personale viaggio emotivo: la mia gioventù perduta e i miei sogni per il futuro. Vivere, amare ed essere libero.
Il film si apre in Cina all’inizio del XXI secolo e si chiude nel 2018. Ho sempre amato le storie che si sviluppano su un ampio arco temporale: il tempo detiene i segreti della vita, le storie e le esperienze.
Il jianghu appartiene a coloro che non hanno una dimora. Nella prima parte del film, il jianghu è il teatro dei conflitti tra le diverse bande criminali nella provincia dello Shanxi. È anche il luogo in cui la vecchia generazione percepisce un senso di crisi nella nuova
generazione.
È una storia simile a quella di un western, ambientata in un panorama desolato, in un clima freddo, in prossimità di vecchie miniere di carbone. La seconda parte del film si svolge nella zona delle Tre Gole, in riva al fiume Yangtze, dove la costruzione di una diga rischia di far scomparire intere città.
La protagonista, Qiao, vittima di un inganno, inganna gli altri a sua volta: utilizza le tecniche di sopravvivenza apprese in prigione per negoziare il suo posto ai margini di questa società. L’ultima parte ci riporta nello Shanxi, dove il protagonista maschile Bin parte per un nuovo viaggio proprio perché sente la mancanza e ha bisogno del jianghu – i luoghi che ridaranno vita al suo dramma interiore. Ed è proprio lì che Qiao ha scelto di sistemarsi, alla ricerca di qualcosa che la stimoli.

C’è un luogo nel film che Qiao non riuscirà mai a raggiungere: lo Xinjiang, nel profondo nord-ovest della Cina. Forse ciascuno di noi possiede un luogo così, un posto dove non riuscirà mai ad arrivare, non per via della distanza geografica, ma perché è troppo difficile ricominciare una nuova vita.
Non siamo in grado di separarci dai nostri legami emotivi, dai nostri amori, dai nostri ricordi e dalle nostre abitudini che ci impediscono di volare alto. Questi legami sono come la forza di gravità che ci inchioda sulla terra e ci preclude la possibilità di andare nello spazio. Una forza di gravità emotiva che ci mantiene saldamente legati ai nostri rapporti sociali e ci impedisce di andarcene liberamente. E quando lottiamo per liberarci, il risultato si riflette nella nostra dignità di esseri umani.
Oggi ho 48 anni di esperienza di vita e desidero utilizzarli per raccontare una storia d’amore ambientata nella Cina contemporanea che ha attraversato trasformazioni epiche e drammatiche. Mi fa sentire di aver vissuto tutto questo io stesso e di continuare a viverlo.
Jia ZhangKe (aprile 2018).
Un ringraziamento a InterNosWeb e CINEMA di Valerio De Paolis

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