L’oppressivo sistema di controllo sociale in Cina – Intervista con Patrick Poon, ricercatore di Amnesty International

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Patrick Poon è ricercatore presso lo East Asia Regional Office (EARO) di Amnesty International e giornalista.

Intervista di Matteo Damiani

Il governo cinese alla fine ha riconosciuto l’esistenza dei campi di concentramento nello Xinjiang, anche se li ha chiamati “centri per la formazione del lavoro”. Pensi che la Cina adotterà il modello dello Xinjiang anche in altre province?

Il trattamento da parte del governo delle minoranze etniche musulmane nella regione autonoma dello Xinjiang Uighur è molto più intenso di altri luoghi in Cina.

Anche la situazione in Tibet non è chiara. Non sappiamo se anche i tibetani siano sottoposti a trattamenti simili.

Ma, in generale, da quello che abbiamo appreso dai kazaki e dagli uiguri all’estero è molto preoccupante. Ci hanno raccontato della situazione dei loro parenti nello Xinjiang, dell’intenzione del governo cinese di tenere completamente sotto controllo le minoranze etniche e dei tentativi di lavaggio del cervello per fargli accettare che sono tutti “cinesi” e di conseguenza accettare il potere del governo del Partito Comunista Cinese.

Che cosa sta accadendo nelle università cinesi agli studenti attivisti? Dopo avere stimolato lo studio del pensiero marxista nelle università, il governo cinese come può giustificare il giro di vite sugli studenti marxisti e maoisti? Com’è possibile conciliare questa apparente contraddizione con l’opinione pubblica?

Il governo sta rafforzando i tentativi di manipolare gli studenti universitari come aveva suggerito Xi Jinping nelle sue politiche, per rafforzare lo studio dei testi marxisti nelle università.

Ad ogni modo, da quanto è accaduto nella stroncatura del movimento studentesco per quanto riguarda il caso dei lavoratori di Jasic, possiamo vedere come il governo cinese sia preoccupato dal rimuovere qualunque opinione dissonante, in ogni modo.

Le autorità non possono tollerare le opinioni degli studenti e le azioni per supportare i lavoratori di Jasic, sebbene gli studenti siano semplicemente applicando il pensiero di Marx per quello che è, ovvero combattere per i diritti dei lavoratori che sono oppressi dai capitalisti.

Tutto ciò riflette la contraddizione ideologica del governo.

E l’unico modo per giustificare questa contraddizione è quello di fare passare gli studenti e i lavoratori per dei facinorosi e screditare le organizzazioni non governative che aiutano i lavoratori, accusandole di essere al soldo degli stranieri e di essere pertanto degli elementi stranieri ostili.

Quali sono i rischi del sistema di controllo sociale? Pensi che altre nazioni seguiranno l’esempio cinese?

Il sistema di credito sociale mette tutti in Cina sotto ulteriore controllo, in una scala mai vista prima, da parte delle autorità cinesi.

Altri regimi autoritari potrebbero trovare questo modello utile per esercitare un maggiore controllo sociale sui cittadini.

Questi strumenti limiteranno ulteriormente i diritti umani delle persone sotto molti punti di vista.

L’iniziativa Belt and Road (la Nuova Via della Seta) è un importante progetto economico e politico per la Cina. Quali rischi vedi per i paesi partner e per la Cina stessa?

Avrà un grave impatto ambientale sull’estrazione delle risorse naturali, sui rapporti di potere tra Cina e paesi partner che influenzano le norme internazionali sui diritti umani, sull’estensione del potere cinese negli affari internazionali e quindi influenzerà l’ordine internazionale secondo gli standard cinesi invece di seguire gli standard internazionali in materia di affari, diritti umani, cultura, tra le altre aree.

Come reagirà Hong Kong alla progressiva presa di potere da parte delle autorità cinesi? Secondo te, ci sono delle soluzioni?

La gente di Hong Kong in generale sta mantenendo i valori importanti dello stato di diritto e sta lottando per mantenere la libertà di espressione e la libertà di riunione.

Questi sono gli elementi più importanti che rendono Hong Kong diverso da altri posti in Cina.

Lo sforzo continuo per mantenere questi valori è l’unico modo per mantenere l’autonomia di Hong Kong.

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Studenti attivisti cinesi arrestati per avere supportato i diritti dei lavoratori

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