La politica dei due figli in Cina non è sufficiente per risolvere il problema demografico

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Nell’ottobre del 2015 la Cina ha approvato ufficialmente la “legge dei due figli” che ha mandato in pensione la legge del figlio unico.

La legge del figlio unico è rimasta in vigore per 35 anni, causando problemi a non finire nel suo intento di contenere l’esplosione demografica cinese.

Nel 2015 il 9% della popolazione era sopra i 65 anni, ed un numero crescente di famiglie aveva strutturato il suo nucleo attorno al modello di piramide rovesciata che vede 4 nonni, 2 genitori, ed 1 solo nipote, un vero e proprio incubo per il sistema pensionistico di un paese.

L’abrogazione della legge del figlio unico giunse insomma troppo tardi, anche se lo scopo iniziale è stato raggiunto, ovvero il contenimento demografico. Ma a quale costo, e in che modo?

Secondo un dato spesso utilizzato, ma non del tutto certo, questa legge ha evitato la nascita di altri 400 milioni di bambini.

Le origini della politica del figlio unico vanno rintracciate nel motto degli anni settanta wan xi shao (晚 稀 少), ovvero “più tardi, più a lungo e pochi”.

Il motto si riferisce alle linee guida del partito che suggerivano di avere figli più tardi, aspettare più a lungo tra un parto e l’altro, e avere meno figli.

Secondo alcuni accademici, il declino di tre quarti delle nascite dagli anni ’70, va proprio rintracciato nelle politiche immediatamente precedenti al lancio della politica del figlio unico.

All’epoca però il governo cinese non era del tutto fiducioso del possibile successo di queste campagne.

Secondo le previsioni governative, che erano basate su stime grossolane, la popolazione sarebbe cresciuta troppo velocemente per essere contenuta.

Così venne introdotta la legge del figlio unico nel 1979.

Il progetto non era stato ideato da demografi e politici, ma da un’idea reazionaria di un gruppo di scienziati di missilistica e poi era stata ancora una volta grossolanamente adottata.

Negli anni ’80 si registrò un secondo declino demografico.

Ma quanto di questo può essere addebitato alla politica del figlio unico, e quanto invece alla crescita economica e al conseguente miglioramento delle condizioni di vita?

In fin dei conti, ovunque nel mondo abbiamo visto che al miglioramento degli stili di vita corrisponde un declino della feritilità.

La Cina proprio da quel momento storico, ovvero con la morte di Mao, la caduta della Banda dei Quattro, e l’arrivo di Deng Xiaoping, entrò nella sua Età dell’oro, conoscendo uno sviluppo economico senza eguali.

Pertanto, come accaduto nel resto del mondo, il declino demografico può essere ricondotto al miglioramento degli stili di vita.

Ma torniamo ai giorni nostri.

Il governo cinese, introducendo la legge dei due figli, in concerto con la propaganda di governo che incoraggiava più nascite, ha sperato che questo intervento avrebbe almeno parzialmente alleviato la situazione.

Nel 2016 in effetti, l’anno in cui la nuova politica è entrata in vigore, abbiamo assistito ad un incremento di 1,31 milioni di nascite rispetto all’anno precedente, portando le nuove nascite a 18 milioni, contro però i 20 milioni che il governo aveva sperato.

Gli esperti inoltre hanno affermato che le coppie che volevano il secondo figlio si sono precipitate a farlo, facendo registrare un’impennata i primi anni, e poi stabilizzandosi.

E infatti il numero delle nuove nascite nel 2017 è crollato di 630.000 rispetto al 2016. Secondo la Xinhua, il 50% dei nuovi nati nel 2017, non erano il primo figlio, dato che dunque andrebbe a confermare che in ogni caso questa politica ha aiutato in qualche modo.

Ma la legge non è stata sufficiente a fermare il declino.

Zhai Zhenwu, il presidente dell’Associazione della Popolazione della Cina, ha detto che il numero delle nascite continuerà a calare nel 2018, e così per i prossimi anni.”

Inoltre, si aggiungono altri problemi.

Il numero delle donne cinesi in età da poter avere un figlio (tra i 15 e i 49 anni), cala di 5 milioni ogni anno, dal 2011.

“Così anche se il tasso delle nascite dovesse rimanere lo stesso, avremmo lo stesso un declino”.

Inoltre, dopo decenni di politica del figlio unico, le norme culturali in Cina riguardanti la fertilità sono mutate radicalmente.

Tre decadi, secondo Mu Guangzhong, docente presso l’Istituto di Ricerca sulla Popolazione dell’Università di Beijing, sono state sufficienti per spazzare via migliaia di anni di tradizione cinese a riguardo.

La nuova “cultura della fertilità” pertanto è cambiata in modo tale che le giovani coppie oggi non sono interessate ad avere più di un figlio, o preferiscono non averne del tutto.

Pertanto, conclude Mu ed altri esperti, le uniche politiche che forse potrebbero rallentare il declino demografico riguardano gli incentivi finanziari per incoraggiare le nascite, ed un sistema sociale più forte.

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