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La questione ZTE è diventata un ingarbugliato psico-dramma internazionale.
In campo ci sono la credibilità di un gigante del settore tecnologico con qualche ombra, un presidente americano che non sembra essere in grado di portare una linea politica coerente per più di due settimane consecutive, ed un senato americano che per una volta sembra risvegliarsi dal torpore in cui è avvolto dall’elezione di Trump.
Lunedì il senato ha dunque votato per reimporre il divieto al gigante delle telecomucazioni cinese ZTE, nonostante l’opposizione di Trump, che si è speso molto per eliminare il bando, proprio mentre gli Stati Uniti annunciavano altri dazi verso la Cina.
ZTE, come abbiamo già visto più volte, è sostanzialmente accusata di essere una sorta di cavallo di Troia per le attività di spionaggio cinesi. Il divieto che aveva preso di mira ZTE, faceva parte del National Defense Authorization Act, una legge di bilancio per la difesa che ha autorizzato il Senato con un voto di 85-10. Il prossimo passaggio sarà alla Camera, che adotta un approccio più restrittivo per ZTE.
I legislatori americani dunque considerano ZTE una minaccia alla sicurezza nazionale per le reti statunitensi.
Nel segno dell’ampio sostegno bipartizan, il repubblicano Sens. Tom Cotton dell’ Arkansas e Marco Rubio della Florida, nonché i democratici, come il leader delle minoranze Chuck Schumer di New York e Elizabeth Warren del Massachusetts, hanno spinto affinché il divieto ZTE fosse incluso nel bilancio della difesa.
La Casa Bianca si sta adoperando per evitare una resa dei conti sulla questione, inviando il segretario al Commercio Wilbur Ross a Capitol Hill e avvertendo che qualsiasi azione del Congresso su ZTE dovrebbe rispettare “la separazione dei poteri”.
Trump si incontrerà mercoledì con alcuni repubblicani per affrontare la questione su ZTE, ha detto a Politico il senatore John Cornyn (R-Texas), anche se non ha specificato quanti parlamentari saranno presenti e se il gruppo includerà qualche democratico.
“Penso che il presidente voglia ponderare, e vogliamo ascoltare quello che ha da dire”, ha detto Cornyn, aggiungendo che “ovviamente c’è conflitto” tra l’amministrazione e il Congresso sulla questione.
Il Dipartimento del Commercio ha inizialmente imposto un divieto di sette anni ad aprile per le società americane che intrattengano rapporti commerciali con ZTE, affermando che le telecomunicazioni cinesi hanno violato un accordo del 2017 conducendo vendite illegali alla Corea del Nord e all’Iran. Ma ZTE è diventata presto una pedina nei negoziati commerciali di Trump con la Cina.
La società è il quarto più grande produttore di telefoni cellulari negli Stati Uniti, ma dipende dai produttori di chip statunitensi. Dopo il divieto, ha avvertito che non sarebbe in grado di sopravvivere rimanendo esclusa dal mercato americano.
A maggio Trump ha twittato che lui e il presidente cinese Xi Jinping stavano lavorando su un modo per far tornare ZTE “in business, velocemente”, aggiungendo: “Troppi posti di lavoro in Cina sono andati persi”, causando anche le proteste di molti americani che hanno ironizzato dicendo che oggi il nuovo motto del presidente americano è “Prima i cinesi”. Il presidente ha detto che aveva incaricato il dipartimento del commercio di trovare un modo per farlo.
Un accordo successivo avrebbe consentito alla società cinese di operare negli Stati Uniti, se la compagnia avesse pagato una multa di $ 1 miliardo, cambiato la sua dirigenza e incorporato un team di conformità.
La disposizione ZTE del Senato costringe Trump a certificare che le telecomunicazioni cinesi non siano in violazione con la legge americana per un anno intero. Inoltre questo passaggio impedirà al governo degli Stati Uniti di acquistare o sovvenzionare attrezzature da ZTE e Huawei, anch’essa nel mirino delle autorità americane per questioni di sicurezza.

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