Intervista allo scrittore Jeremy Tiang

Jeremy Tiang, traduce opere teatrali e romanzi dal cinese.

È anche un drammaturgo ed un autore. Ha vinto il Golden Point Award per la Fiction nel 2009 per la sua storia “Trondheim”. Tiang ha tradotto più di dieci libri dal cinese inclusi romanzi di Chan Ho-Kei, Zhang Yueran, Yeng Pway Ngon e Su Wei-chen e ha ricevuto una menzione per la traduzione letteraria NEA, una sovvenzione di traduzione PEN / Heim e un premio per la letteratura popolare Coppa Mao-Tai. I suoi libri It Never Rains on National Day (2015, finalista per il Singapore Literature Prize 2016) e State of Emergency (2017 finalista per il 2016 Epigram Books Fiction Prize) hanno avuto recensioni eccellenti.

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Intervista di Dominique Musorrafiti

CinaOggi: Quali autori ti hanno influenzato di più?

Jeremy-Tiang-scrittore

Jeremy Tiang: Ho preso indiscriminatamente da tanti scrittori e ho imparato tanto da tutto ciò che ho letto, quindi è difficile parlare di influenze particolari. Proprio in questo momento, direi Han Suyin, Yeng Pway Ngon, Viet Thanh Nguyen, Wang Anyi, Tony Kushner. Ma è una lista in continuo cambiamento.

Le traduzioni implicano immergersi nel pensiero dell’autore. Ti sei mai trovato a dover fare ricerche extra o diverse dalle tue aspettative per completare una traduzione?

Oh, costantemente. Devi entrare nel mondo di un autore per tradurre il suo lavoro e la quantità di contesto richiesta è stupenda. Mi trovo a guardare tutto da come rendere particolari tipi di alimenti alle specifiche sfumature di significato in una certa parolaccia dialettale.

Jeremy Tiang, eclettico autore di Singapore, è di origine cinese e tamil.

Quali sono gli obiettivi più importanti nella tua carriera? Cosa ti ha dato forza per andare avanti e raggiungere i tuoi obiettivi?

It-Never-Rains-on-National-Day
It Never Rains on National Day intreccia una raccolta di storie ironiche e inquietanti che si muovono su temi sociali e sulla diversità di una nazione.

Il mio unico obiettivo è fare tutto ciò che sto facendo nell’ambito delle mie capacità. In questo momento, il mio obiettivo è quello di raccontare storie che altrimenti non sarebbero raccontate.

Quanto di te e della tua vita personale possiamo trovare nei tuoi romanzi?

È tutto incentrato su me stesso. La mia vita è l’unica che comprendo davvero da dentro e riesco ad esternare, naturalmente, da questa prendo il principale spunto per dipingere le mie storie.

Quanto ha influito il viaggiare nelle tue storie e sulla prospettiva dei personaggi che vuoi creare?

Viaggiare mi ha fatto mettere in discussione cose che considero “normali” e capire che ci sono molti, molti modi diversi di vivere. Spero che i miei personaggi traggano vantaggio da questa prospettiva allargata.

Quanto ha cambiato la diaspora cinese le altre culture? In che modo le culture si influenzano a vicenda? Credi che il dialogo tra il popolo cinese della diaspora e la Cina continentale sia cambiato nel corso degli anni?

State-of-Emergency
Il suo romanzo d’esordio, State of Emergency, è incentrato su una famiglia di Singapore nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale.

La Cina continentale è stata tagliata fuori dalla diaspora per un periodo piuttosto lungo, a causa delle circostanze storiche, e quindi c’è un certo divario tra le culture. L’attuale conversazione continua ad evolversi costantemente, ovviamente, in particolare con l’aumento dell’influenza della Cina sulla scena mondiale.

Perché hai deciso di fare una collisione culturale, con Arthur Miller e Ying Ruocheng?

Beh perchè no? Per qualcuno che scrive principalmente di argomenti interculturali, l’idea di due grandi icone teatrali che si incontrano e collaborano è irresistibile.

Cosa ti senti di raccomandare a qualcuno che vuole intraprendere la strada di traduttore e scrittore? Quali sono i punti principali da considerare?

Sii un buon lettore, sopra ogni altra cosa.

“Penso che il mio lavoro debba presentarsi da solo, e quando sarà pubblico nel mondo, non ho molto altro da aggiungere in merito. Inoltre, non mi piace parlare di lavori in corso, perché credo che se si dice qualcosa a voce troppo alta, comincia a sentirsi debole e logoro quando si arriva a scriverlo.” China Channel

Foto cortesemente concesse da Jeremy Tiang  [photo credit Oliver Rockwell]

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