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Chiara Ye è una rinomata food photographer e food stylist di Pechino.
È nata in Cina e ha vissuto in Italia sin dall’infanzia, dove ha studiato arte e fotografia. Chiara è una professionista dell’immagine che ha a che fare con l’alimentazione e con la sua rappresentazione visiva.
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Intervista di Dominique Musorrafiti
CinaOggi: Come ti sei appassionata di fotografia e quando hai deciso di sceglierla come professione?
Chiara Ye: Questa passione è iniziata alle superiori, all’istituto d’arte, dove ho seguito una classe sperimentale sulle discipline dello spettacolo. Da lì ho iniziato ad approcciarmi alla fotografia, montaggio dei film, photoshop etc ….tutto cio che era arte visiva mi affascinava. Imparato il metodo, mi sono subito appassionata ed interessata a scattare ritratti, alla possibilità di manipolare le immagini e la bellezza a mio piacimento. Sono iniziate quasi per gioco le prime commissioni da parte di amici e conoscenti.

All’epoca avevo appena finito le superiori, e ho pensato che poteva essere un lavoro che non mi avrebbe mai annoiata, che mi avrebbe portata a conoscere persone diverse ogni giorno e darmi la possibilità di viaggiare, pero ancora mi sembrava incredibile che qualcuno potesse davvero pagare per le mie foto. Tutto è iniziato come passione, a cui sono seguiti gli studi all”istituto di Fotografia dove davvero ho potuto imparare la storia della fotografia e le tecniche. E’ solo dopo essermi trasferita a Pechino nel 2013 che ho iniziato davvero a sperimentare la fotografia come una professione. Quando sono arrivata qui mi sono resa conto di quanto il mio background di studi in Italia fosse stato importante per la mia formazione artistica, che mi rendeva diversa da tutti gli altri fotografi intorno a me. Cosi sono iniziati ad arrivare i primi lavori da professionista.
“Anche la Cina si sta spostando verso il cibo healthy! Vedo sempre più clienti orientati sul cibo salutare”

Quando vivevi in Italia parlavi cinese in famiglia? Quanto ti è stato utile la sua conoscenza linguistica per trasferirti a Beijing?
Parlavo cinese solo con mia mamma.Con nessun altro. Mi ha semplificato molto le cose, ma trasferirmi in Cina è stato anche un trauma all’inizio. Nei primi mesi non avevo nessuno con cui parlare in italiano ed il mio cinese non era ottimo come adesso. Ero avvantaggiata perché capivo la lingua, ma tutto era diverso soprattutto era difficile costruire veri rapporti interpersonali. Ora Sono molto legata alla grande comunità italiana che c’é qua.
“Quest’anno ho intenzione di iniziare il mio primo workshop di food photography”

Come ti sei avvicinata alla food photography?
A me è sempre piaciuto fotografare il cibo anche prima dell’arrivo di Instagram, prima che diventasse una moda. Ho sempre fotografato tutto quello che mangiavo, all’epoca non lo faceva ancora nessuno e venivo “odiata” dai malaugurati che si ritrovavano a mangiare con me e a cui era proibito toccare forchetta senza che avessi scattato tutte le mie foto. Quando mi sono trasferita ho iniziato con la fotografia di moda che era quello che mi piaceva di più. E’ stato il mio cerchio di amicizie ad avvicinarmi alla food photography. Un amica che lavorava per un ristorante alla Factory 798, mi ha chiesto di scattare il loro nuovo menù. L’idea mi e’ subito piaciuta anche se non avevo mai scattato foto ai cibi a livello professionale, ma mi ha dato grande soddisfazione artistica. Da lì hanno iniziato a chiamarmi molti altri ristoranti di Pechino.
“Una cosa che mi piace di Pechino e di Shanghai é che puoi avere la possibilità di provare ristoranti di qualsiasi tipo di cucina del mondo, inoltre l’ambiente del food é molto vario e competitivo e questo fa si che gli chef propongano piatti di alta qualità, molto vicini alle tradizioni d’origine ma allo stesso tempo altamente creativi”

La cucina cinese e quella italiana sono tra le più apprezzate al mondo. Quali sono le principali differenze e difficoltà di approccio per un food photographer nel valorizzare questi piatti?
Dal mio punto di vista non c’è così tanta differenza nel realizzare questi set. Dipende dalla tipologia di presentazione del cibo. Ad esempio per il cibo healthy devo esprimere maggiormente il fatto che gli ingredienti sono molto freschi e quindi attorno al piatto ed al cibo aggiungo delle verdure per specificare e far vedere allo “spettatore” gli ingredienti che ci sono. Ogni piatto potenzialmente può essere rappresentato e fotografato in numerosissime maniere diverse, cambiando i fondi, ad esempio su background bianco, in location o creando un set vero e proprio, dipende tutto principalmente dal messaggio finale che si vuole dare al cliente. Questa è la cosa più importante.
“Molti chef occidentali ora si stanno interessando ad imparare le tecniche della cucina cinese. Se prima, una volta, erano gli chef cinesi ad andare in giro per il mondo ad imparare le tecniche delle altre cucine, ora molti tra i migliori chef vogliono apprendere la cultura della cucina cinese”

Ci sono cibi più o meno fotogenici rispetto ad altri?
Assolutamente sì! Ad esempio non amo scattare foto alle bistecche!. A volte i piatti con ingredienti con colori molto simili rendono faticosa la distinzione degli ingredienti stessi. Un esempio può essere il kung pao chicken. A volte la difficoltà dipende da come il cibo viene impiattato.

Assaggi quello che fotografi?
Sì, sì! Ovviamente dopo lo shooting. Quando scatto sono molto concentrata su quello che sto facendo. Non sempre però i soggetti dei miei scatti sono buoni, può capitare che debba aggiungere un po’ di olio per dare un’immagine più fresca o altri ingredienti. Altre volte dopo lo shooting il cibo è diventato immangiabile e da scartare. Sono stata molte volte in ristoranti dove il cibo del menù era bellissimo, ma poi arrivava totalmente diverso, ci sono rimasta sempre molto male. Non voglio che chi vede le mie foto possa sentirsi deluso. Con i ristoranti con cui lavoro, posso dire di sentirmi molto fortunata, perché mi lasciano molta libertà di scatto. Non vogliamo illudere o deludere i clienti.

In Cina, come in altri paesi dell’Asia, la cucina, oltre che essere buona deve essere visivamente bella.
Sì soprattutto bella. Tutto è molto visual. Ho conosciuto dei ristoratori italiani che preparano dei piatti molto buoni, ma l’immagine visiva non é il massimo, questo non li aiuta, poiché qui a Beijing vi è una grande richiesta che i piatti siano vari, diversi, healthy ma anche visual. Questo stimola il mercato ed è un pro poiché ogni ristorante ha la sua peculiarità nella scelta dei piatti, nella cura degli interni dei locali. C’è molta richiesta di creativi .

Sei cresciuta in Italia. La cultura e la cucina italiana hanno influenzato i tuoi gusti?
Assolutamente. Le conoscenze che ho appreso in Italia, tutto quello che ho mangiato, tutto quello che ho imparato, anche dalle famiglie dei miei amici, mi ha aiutato veramente tanto e tutt’ora lo vivo ogni giorno nel mio lavoro, perché queste conoscenze mi danno tantissimo aiuto alla creazione delle immagini. Il mio background: la crescita e gli studi in Italia mi hanno aiutata e portata a fare un bel lavoro qui a Beijing, in un momento davvero fortunato. Mi sento al posto giusto al momento giusto. Se fossi rimasta in Italia non so quale sarebbe stata la mia professione.

Quali sono piatti italiani che ti piacciono di più? Quali quelli cinesi?
Mi piacciono ovviamente la pasta, la pizza. Ma se devo dire quello che mi piace di più è la materia prima italiana.In Italia il più delle volte , i piatti erano sempre buonissimi ed era merito della materia prima, quella che qua invece manca. i piatti cinesi che mi piacciono maggiormente sono la Beijing Duck e poi tutto quello che prepara mia mamma … perché la cucina cinese più buona si mangia in casa, essendo legata allo sharing. Ad esempio durante il capodanno cinese ci si trova per preparare i ravioli insieme. C’è allegria. Un piatto mangiato insieme, come si dice in Cina, è più profumato. È più gustoso. Volevo aggiungere anche che tutti possono scattare foto di cibo basta avere tanta, tanta passione e fantasia. Io nelle mie foto metto la conoscenza della fotografia al 20% e tutto il resto è passione e conoscenza del cibo. Se qualcuno desiderasse intraprendere questo percorso lavorativo, lo può iniziare, se lo desidera. credo che chi è motivato possa farlo, nell’epoca in cui tutti hanno uno smart phone che ha una macchina fotografica con una lente buona. Basta avere tanta passione, pazienza e costanza.
Foto cortesemente concesse da Chiara Ye

Ciao! My name is Dominique. I’m Italian and I’m proud to be a mix. My father was an Italian chemical engineer and high school teacher, with Greek and Polish heritage. My mother is Haitian, she was high school language teacher, with Dominican, Spanish, French, Portuguese, African and Native American heritage. Being a mix makes me appreciate to want to understand different cultures and lifestyles. I grew up in Italy, lived few years in Haiti, travel around main European capitals, lived seven years in China, six in Spain and UK. Traveling makes me feel that we can learn something from every situation in every part of the world.