Sei agenzie di sicurezza americane avvertono di non usare Huawei

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Sei agenzie di intelligence statunitensi, tra cui CIA, FBI e NSA, hanno riferito alla Commissione di Intelligence del Senato che non raccomandano l’uso di dispositivi prodotti dalle compagnie cinesi Huawei e ZTE.

Il direttore del FBI, Chris Wray ha riferito alla commissione che vi è profonda preoccupazione per quanto riguarda i rischi di concedere a compagnie o entità che sono debitrici nei confronti di governi stranieri, importanti posizioni di potere nelle telecomunicazioni. Questo potere consente di esercitare pressioni o controllo sulla struttura delle telecomunicazioni. Consente di modificare maliziosamente o di rubare informazioni. E concede la capacità di condurre azioni di spionaggio.

In risposta agli ufficiali americani, un rappresentante di Huawei ha detto che la compagnia è consapevole delle azioni del governo degli Stati Uniti di inibire le sue attività economiche nel paese. Huawei, secondo il portavoce, è ritenuta affidabile da governi e clienti in 170 paesi, e non pone un rischio alla cybersicurezza.

Huawei ha cercato di entrare nel mercato delle telecomunicazioni attraverso una partnership,, poi fallita, con AT&T.

Non è la prima volta che questo accade, ed altre compagnie cinesi sono state inibite da vari governi. Negli Stati Uniti, Huawei spesso è stata messa nel mirino dalle agenzia di sicurezza che l’hanno accusata di lasciare delle backdoor nei suoi dispositivi per gli agenti dell’Armata Popolare di Liberazione.

Ma da cosa deriva questa diffidenza?

Ren Zhengfei, il fondatore di Huawei, aveva lavorato come ingegnere presso l’esercito nei primi anni ’80. Nel 2005 e nel 2009, il partito conservatore e poi la Joint Intelligence Committee, avevano indicato nei dispositivi Huawei una fonte di possibili complicazioni per la sicurezza del paese. Nel 2008 e nel 2010, fu impedito a Huawei di acquistare o di fondersi con due compagnie americane di telecom (3Com, 3Leaf e Sprint).

Nel 2011, Huawei aveva cercato di reagire attraverso una lettera aperta che dichiarava l-estraneità della compagnie da queste logiche.

Nel 2010, il governo indiano aveva insistito nell’annullare la parte rimanente del contratto con Huawei con BSNL, a causa della carenza di integrità degli amministratori di BSNL che condividevano collegamenti sospetticon compagnie cinesi.

Nel 2012, il governo australiano aveva escluso Huawei dalle gare con NBN Co, una corporation controllata dal governo australiano che doveva costruire il nuovo network di telecomunicazioni nazionale. Nell’ottobre nel 2012, Huawei è stata esclusa dal governo canadese per un contratto analogo.

Nel 2013, Michael Hayden, ex direttore della NSA e direttore di Motorola Solutions, dichiarò che vi erano prove evidenti della presenza di backdoor nei dispositivi di Huawei e che la compagnia aveva preso parte attivamente in operazioni di spionaggio, condividendo informazioni delicate sui sistemi di telecomunicazione stranieri con il governo cinese. Motorola e Huawei si erano scontrate in passato per dispute riguardanti le proprietà intellettuali per anni. John Suffolk, a capo dei servizi di cybersicurezza di Huawei, aveva definito i commenti contro Huawei come delle osservazioni stancanti, infondate e diffamatorie, invitando Hayden a presentare delle prove.

Nel 2015, la compagnia tedesca G Data, riferì che aveva trovato un malware in grado di intercettare conversazioni, tracciare gli utenti ed effettuare acquisti online in smartphone di compagnie cinesi come Lenovo, Xiaomi e Huawei. Huawei aveva risposto che i malware erano stati installati al di fuori del processo di manifattura.

Nel 2016, il governo canadese aveva dichiarato che non avrebbe concesso permessi di residenza permanenti a cittadini cinesi che avessero lavorato in passato con Huawei.

Fonti: Global Times , Wikipedia , Fast Company

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