La polizia cinese sequestra un editore da un treno davanti a dei diplomatici

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Guo Minhai (桂敏海), un editore di libri di 53 anni di Hong Kong, con cittadinanza svedese che è stato tenuto in custodia in Cina per due anni, innescando polemiche internazionali, è scomparso nuovamente, strappato da un treno diretto a Beijing, sotto gli occhi di due diplomatici svedesi.

Guo era divenuto un simbolo della volontà del governo cinese di stroncare le critiche dall’esterno, quando divenne uno dei 5 editori scomparsi nel 2015 a Hong Kong, e riapparsi sotto custodia in Cina.

Gui la prima volta è scomparso durante una vacanza in Thailandia, ed è stato accusato dai media nazionali cinesi di pubblicare libri che oltraggiano i leader del Partito Comunista.

Dopo mesi dalla sua scomparsa, è riapparso sulla televisione nazionale, confessando la propria colpa in un incidente avvenuto 10 anni prima, quando aveva investito una persona mentre era alla guida della sua automobile in stato di ubriachezza, una sorta di edizione moderna delle auto-critiche di stampo maoista.

Ad ottobre, Gui era stato rilasciato, senza potere lasciare il paese, e costretto a presentarsi dalla polizia a scadenze regolari. Questo almeno è quanto ha avuto modo di comunicare alla figlia Angela via Skype, che si trova in Inghilterra, dove studia.

La giovane ha affermato che il padre vive in un appartamento a Ningbo.

Poi, sabato, il padre è sparito nuovamente.

Durante un viaggio in treno verso Beijing, accompagnato da due diplomatici del consolato svedese a Shanghai, l’uomo è stato avvicinato e portato via da 10 agenti in borghese.

I due diplomatici lo stavano accompagnando all’ambasciata svedese nella capitale per alcuni accertamenti medici.

Sua figlia ha aggiunto di non avere altri dettagli in merito, e di non sapere se i diplomatici hanno offerto qualche resistenza.

“So solo che le cose hanno preso una brutta piega” ha detto la figlia, che sta conducendo una campagna per la liberazione del padre.

Il governo cinese sta cercando di respingere le critiche internazionali insinuando che i due diplomatici abbiano violato qualche legge non specificata durante una conferenza stampa.

Martedì l’ambasciatrice svedese ha convocato in una conferenza stampa la portavoce del ministro degli esteri cinese, Hua Chunying. Hua ha risposto di non avere informazioni su questo caso, perché non dipende dal suo dipartimento.

Alle domande dei giornalisti, ha risposto di rivolgersi alle autorità competenti, senza specificare quali.

Alla domanda se il ministero della Pubblica Sicurezza possa aiutare a fare un po’ di luce sulla questione, Hua ha risposto al giornalista del New York Times: “Cosa ne pensa? Quanto a lungo è stato in Cina?”

Hua ha anche suggerito che i due diplomatici abbiano infranto qualche legge non specificata: “Confidiamo che qualunque straniero in Cina, compresi i diplomatici, possano rispettare le leggi internazionali e cinesi”.

Nel frattempo, in Svezia cominciano a sollevarsi le prime proteste della stampa contro l’inerzia dimostrata dal governo svedese nell’affrontare il caso.

Il quotidiano Borås Tidning esprime chiaramente questa richiesta in un editoriale dove si proclama che è giunto il tempo di alzarsi contro il bullismo cinese.

“La parte più spaventosa della notizia dell’editore svedese, non è tanto che le autorità cinesi lo abbiano arrestato ancora, ma l’arroganza dimostrata al mondo dalle modalità del suo arresto.”

“Questa è la nuova Cina che vediamo; una Cina che, con i suoi tentacoli che continuano a crescere, vuole costruire un enorme porto a Lysekil (in Svezia) … che costruisce centrali nucleari nel Regno Unito, che vuole costruire un’autostrada artica dalla Norvegia a Mosca … una Cina che non è spaventata dalle ripercussioni diplomatiche che possono essere sollevate dal sequestrare un editore di libri svedese di fronte a degli impiegati di Margot Wallström (il primo ministro svedese).”

Margot Wallström nel frattempo ha convocato l’ambasciatore cinese in Svezia per chiarimenti.

“La situazione è peggiorata da sabato mattina, e da allora l’ONU sta lavorando a questo problema 24 ore al giorno”, ha dichiarato durante l’odierna riunione dei ministri degli esteri dell’UE a Bruxelles.

Sotto il governo di Xi Jinping, non passa giorno che non venga attuata qualche misura controversa per soffocare non solo la libertà di stampa, ma di espressione in generale.

“Assistiamo ad un nuovo tono, più crudo, nel loro approccio. Le cose rispetto a qualche anno fa sono cambiate”, ha affermato un diplomatico occidentale che ha voluto rimanere anonimo.

Fonti: New York TimesBorås Tidning , The Guardian

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