L’Ottantesimo Anniversario del Massacro di Nanchino

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In Cina si è tenuta una cerimonia per l’ottantesimo anniversario del massacro di Nanchino, dove perirono oltre 300.000 cinesi solo nell’allora capitale cinese, secondo le stime cinesi.

I leader cinesi si sono riuniti dunque nella giornata di mercoledì nella città della provincia del Jiangsu.

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Il presidente Xi ha presieduto la cerimonia ma non è intervenuto, secondo l’agenzia di stampa Xinhua.

Alla cerimonia, che è stata trasmessa sulle televisioni nazionali, hanno partecipato alcune migliaia di soldati in uniforme nera, rappresentanti delle istituzioni e dei servizi, e studenti che hanno rispettato con un minuto di silenzio le vittime del massacro.

Secondo la Cina, almeno 300.000 tra soldati e civili furono sterminati dal 13 dicembre del 1937, quando le truppe giapponesi invasero l’allora capitale durante la seconda guerra sino-giapponese. Durante questo episodio durato da alcune settimane ad alcuni mesi secondo divergenti interpretazioni dell’evento, le truppe giapponesi si sono lasciate andare ad ogni efferatezza, compresi omicidi, stupri di massa, saccheggi e torture sulla popolazione inerme.

Dopo la guerra, un tribunale alleato stimò le perdite in 142.000. Secondo il Giappone, che ha ammesso i crimini attribuitigli, le stime sono difficile da determinare. Alcuni politici conservatori giapponesi, si sono spinti inoltre, negando il massacro e questo genere di negazionismo, nel corso degli anni, ha alimentato un forte sentimento anti-giapponese nella mainland.

Ad ogni modo, durante la cerimonia è intervenuto anche Yu Zhengsheng che ha indicato nella via della cooperazione la chiave di volta per instaurare un rapporto amichevole, pacifico e duraturo tra i due paesi asiatici.

Il Primo Ministro Giapponese Shinzo Abe, che è il nipote di un politico giapponese in tempo di guerra, Ken Abe, è stato accusato di avere voluto sminuire il crimine, affermando nel 2015 che le future generazioni giapponesi non dovranno continuare a scusarsi per le “azioni giapponesi in Asia”.

Le sue affermazioni attirarono dure critiche sia in Cina che in Corea del Sud, nazioni che hanno subito forse più di altri i crimini giapponesi.

Fonti: Xinhua, PressTV

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