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La congiuntura di due incidenti avvenuti contemporaneamente nella capitale, irrigidiscono la censura online, preoccupata da questa ondata di malcontento.
Decine di migliaia di lavoratori migranti sono stati costretti ad abbandonare le loro baracche illegali nella città, nel corso di una campagna di sicurezza della durata di 40 giorni, lanciata dopo che un incendio nel distretto Daxing, avvenuto il 18 novembre che ha ucciso 19 persone.
Secondo il Beijing Youth Daily, mercoledì, il capo del distretto Cui Zhicheng, si è dimesso ed è stato sostituito da Wang Youguo, in precedenza a capo della commissione distrettuale del Partito Comunista.
Se è certamente vero che i lavoratori migranti vivono in baracche pericolose e in condizioni generalmente miserevoli, la campagna ha per ora lasciato sul campo molti risentimenti, proprio tra quella massa di lavoratori sottopagata, sfruttata per una moltitudine di lavori usuranti e pericolosi nella città, a cominciare proprio dalla costruzione dei nuovi scintillanti grattacieli che punteggiano la capitale. Questa massa di diseredati ora si vede tradita dal partito nella loro ricerca dell’agognato “Sogno Cinese“, descritto anche da Xi Jinping, che aveva sottolineato come sia necessario migliorare le condizioni di vita e il decoro della popolazione.
Alcuni lavoratori migranti cacciati dalla polizia, hanno ricordato lo slogan delle Olimpiadi di Beijing 2008, “Beijing vi dà il benvenuto.” Oggi accusano apertamente il partito comunista, di averli sostanzialmente ingannati. Dopo averli sfruttati per anni, questa è l’accusa, si vedono cacciati dalle loro case perché ritenuti un imbarazzo per la città, senza offrire nessuna sistemazione in cambio.
Con l’arrivo del rigido inverno pechinese, dove andranno queste persone?
Il governo cittadino ha rigettato le accuse.
A complicare la situazione ci si è messo il caso di abusi su bambini in un asilo della capitale, dove è stato arrestato un insegnante di 22 anni, accusato di avere punzecchiato con aghi i bambini e di averli costretti ad ingoiare delle pillole. Secondo la polizia, alcune delle accuse sono verosimili, mentre altre sarebbero stato fabbricate ad arte.
Nel frattempo, il livello della censura nei giorni recenti, se possibile, è cresciuto parallelamente all’escalation degli eventi. Lunedì, secondo i dati di Weiboscope, una media di 27,7 post è stata censurata ogni 10.000 post, superando la media della settimana del Congresso del Partito Comunista di ottobre.
Secondo Fu King-wa, che dirige il progetto Weiboscope, l’aumento della censura è collegato a questi due controversi episodi.
Dal momento che i censori hanno preso di mira alcune parole chiave, alcuni utenti esprimono la loro rabbia attraverso riferimenti ed allusioni, compreso l’uso di emoji dal colore rosso, giallo o blu, che fanno riferimento al nome del kindergarten.
Una dichiarazione della polizia di Beijing dello scorso sabato riguardante l’episodio dell’asilo, ha generato più di 60.000 commenti, ma solo tre sono stati pubblicati sulla piattaforma.
Ed un altra dichiarazione congiunta sottoscritta da oltre 100 intellettuali cinesi a proposito delle evizioni forzate, che accusa le evizioni forzate come una “seria violazione dei diritti umani”, è piuttosto difficile da rintracciare online.
Le sezioni commenti di molti report media sulle dichiarazioni del segretario del partito di Beijing, che avvertivano di non utilizzare troppa fretta nel processo di sgombero, sono state chiuse. Anche WeChat ha ristretto il numero di articoli sull’argomento, dichiarando che una parte dei contenuti, viola la legge e i regolamenti online.
Il governo cinese generalmente difende la propria attività censoria per proteggere i cittadini da false e pericolose informazioni.
La polizia di Beijing, in una dichiarazione di sabato sul proprio account social, ha dichiarato che una donna di 31 anni è stata arrestata per avere diffuso online l’informazione che anche del personale militare era coinvolto nel caso degli abusi dei bambini.
Fonti: South China Morning Post, Bloomberg