Intervista esclusiva: Guo Ke, regista del documentario “Twenty-two” sulle ‘donne di conforto’ in Cina

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Intervista a Guo Ke: Twenty-two è un documentario sulle 22 donne di conforto cinesi superstiti, vittime della schiavitù sessuale dei soldati giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale.

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Consulta la scheda di Twenty Two sul nostro database del cinema cinese.

Il film, originariamente realizzato alcuni anni fa, è stato ultimato con il contributo di oltre 32.000 utenti. La prima versione del film può essere rintracciata nel corto “Thirty Two” (il numero delle donne di conforto ancora in vita), del 2012, che racconta la storia di una donna di conforto di 92 anni, Wei Shaolan, e di suo figlio, di padre giapponese. Il corto attirò l’attenzione della critica internazionale e ricevette alcuni riconoscimenti.

Al momento della sua prima ultimazione in forma di lungometraggio nel 2015, erano rimaste in vita solo 22 delle 200.000 donne di conforto cinesi. Quando il film ha ricevuto il suo ultimo montaggio nel 2017, solo otto delle ventidue donne erano rimaste in vita. Il documentario racconta attraverso le loro storie, un racconto che non dovrebbe essere dimenticato.

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Originariamente il documentario era circolato nel circuito dei festival internazionali con un montaggio da 115 minuti di Xiang Yang. In seguito, il team ha invitato Ching-Song Liao ad effettuarne una nuova versione, più corta, da 99 minuti, che poi è divenuta la versione finale del film.

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Intervista a Ge Kuo, regista di Twenty-two, documentario sulle ‘donne di conforto’ in Cina

1) Perché hai deciso di girare questo documentario?

Come regista, volevo focalizzare la mia attenzione sulla vita quotidiana delle sopravvissute. Dal momento che questo gruppo di persone sta morendo velocemente (si tratta di uno piccolo gruppo di donne cinesi quasi centenarie, ndr), come professionista dell’immagine, ho voluto rappresentare la forza di queste immagini in moto.

2) Come hai trovato le donne di conforto rimaste in vita? Quanto tempo hai impiegato?

Il professor Su Zhiliang della Shanghai Normal University, un ricercatore di storia, mi ha dato gli indirizzi di queste anziane persone. Ho impiegato meno di due settimane per trovare tutte queste donne nelle cinque province.

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3) Queste violenze hanno lasciato danni permanenti sulle sopravvissute.

Oggi, quando queste anziane signore ricordano gli eventi del periodo, scelgono di evitare di ricordare alcuni dettagli. Non possono evocare queste memorie nel loro cuore senza aprire vecchie ferite.

4) Che approccio hai utilizzato per girare il film?

Osservare la vita, catturare i dettaglia, ed affrontarlo con calma.

5) Hai trovato difficoltà nel mostrare il film in Cina?

No, non ho trovato particolari difficoltà nel mostrarlo in Cina, ed il pubblico era di alta qualità.

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6) Come è stato accolto il film dal pubblico cinese? E all’estero?

In Corea del Sud, Russia, Stati Uniti e Francia, alcuni degli spettatori si sono commossi a causa delle vite delle anziane.

7) Qual è stato il ruolo di Feng Xiaogang nella promozione del film?

Xinyi Zhang ha inviato una lettera al regista Feng Xiaogang, sperando di utilizzare la sua influenza e per permettere alle persone di venire a conoscenza del documentario. Il giorno prima dell’uscita (il 13 agosto), il regista Feng Xiaogang nel suo micro’blog ha menzionato Twenty-two tra le sue raccomandazioni, e questo ha avuto una forte risonanza nel social network.

8) Come pensi i social media possano aiutare il successo di una pellicola?

La forza dei social media è davvero forte, e “Twenty-two” è stato realizzato con l’aiuto dei media utilizzati dalla gente.

Intervista di Matteo Damiani

Fonti consultate: Chinese Movie Database, Imdb, Wikipedia, Cgtn

iChineseinItaly, una webserie di documentari su i cinesi in Italia oggi

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