“Non siamo una colonia cinese”, il Botswana reagisce alle minacce cinesi per la visita del Dalai Lama

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Il Dalai Lama doveva visitare Gaborone, la capitale del Botswana, dal 17 al 19 agosto, all-interno di un viaggio privato organizzato dalla ONG Mind and Life Institute e la Botho University.

Ian Khama, presidente del Lama doveva anche incontrarsi con il leader spirituale, attirandosi le minacce di Beijing. Il Botswana è, lo ricordiamo, uno dei maggiori estrattori mondiali di diamanti e di materie prime.

“Mi hanno detto che avrebbero ritirato l’ambasciatore, che avrebbe danneggiato le relazioni tra i due paesi, e che avrebbe lavorato per isolare il Botswana insieme ad altri paesi africani”, ha detto Khama nel quotidiano Botswanna Guardian il 17 agosto.

Il Dalai Lama alla fine ha rinunciato al viaggio per presunti motivi di salute.

Khama ha aggiunto che il Dalai Lama, non appena si sarà ripreso, sarà il benvenuto nel paese. I diplomatici cinesi hanno chiesto al paese africano di “rispettare gli interessi principali della Cina ed attuare corrette decisioni politiche”.

Nonostante gli avvisi cinesi, il paese è andato avanti per le preparazioni per la visita del Dalai Lama. Una delle maggiori radio del paese, continua a mandare le pubblicità per la trasmissione del dialogo sulla “spiritualità, scienza e umanità”. Nonostante l’assenza del suo ospite principale, la radio dunque manderà in onda ugualmente la conferenza. All’inizio del mese, il Botswana Guardian aveva pubblicato un’entusiastica recensione turistica del Tibet. I media locali sembrano essere incoraggiati dalla presa di posizione del presidente Khama, incluso il messaggio che il Botswana non ha bisogno della Cina.

La realtà però è che l’economia del paese è stagnante, il paese ha bisogno di investitori stranieri interessati nei suoi diamanti. In passato il paese aveva beneficiato dallo sviluppo delle infrastrutture cinesi, avvenuto con il riconoscimento del paese della politica di una sola Cina. Ospitare il Dalai Lama è un lusso che pochi paesi africani possono correre. Il mandato del presidente Khama scadrà l’anno prossimo, lasciando nelle mani del suo successore le conseguenze di questo strappo.

Fonte: QZ

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