Le autorità devono porre fine alla spietata repressione di avvocati e attivisti per i diritti umani in Cina

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Le autorità cinesi devono porre fine alla loro spietata campagna di detenzione e tortura di avvocati e attivisti per i diritti umani, ha dichiarato Amnesty International alla vigilia del secondo anniversario dell’inizio di una repressione senza precedenti lanciata sotto Xi Jinping presidente.

Almeno 250 avvocati e attivisti per i diritti umani sono stati presi di mira durante il rastrellamento a livello nazionale che ha avuto inizio il 9 luglio 2015. Sei sono stati condannati con l’accusa di “sovvertire il potere statale” o “fomentare liti e provocare guai“. Altri tre restano ancora in attesa di processo o verdetto.

“Per due anni il governo cinese ha sistematicamente decimato le fila degli avvocati e degli attivisti per i diritti umani. Questa violenta repressione segnata da arresti arbitrari, detenzioni, torture, maltrattamenti e false confessioni ora deve finire”, ha dichiarato Nicholas Bequelin, direttore di Amnesty International per l’Asia orientale.

“Gli avvocati e i difensori hanno un ruolo cruciale nella tutela dei diritti umani e dello stato di diritto. Il tormento a cui loro stessi e le loro famiglie continuano a essere sottoposti è in palese contraddizione con la pretesa del governo cinese di sostenere lo stato di diritto”.

Torture e maltrattamenti in Cina

La tortura nei confronti degli avvocati detenuti resta un problema sistemico. Un avvocato rilasciato su cauzione a maggio, Xie Yang, ha riferito ai suoi avvocati di aver subìto percosse, lunghi interrogatori e privazione di acqua e del sonno durante i suoi 22 mesi di detenzione.

La moglie di un altro avvocato, Li Heping, ha descritto come suo marito fosse alimentato da farmaci e incatenato fino a 24 ore al giorno durante la sua detenzione. Li è stato sottoposto in aprile a una pena detentiva di tre anni con la condizionale per “sovversione del potere statale”.

Sparizioni in Cina

Le detenzioni incommunicado restano la routine. L’avvocato Wang Quanzhang è stato arrestato dalle autorità cinesi nell’agosto del 2015. A oggi la sua famiglia non ha ancora informazioni su dove si trovi, sulle sue condizioni o se sia ancora vivo.

Un altro eminente avvocato cinese per i diritti umani, Jiang Tianyong, è stato portato via dalla polizia nel novembre dello scorso anno, dopo aver fatto visita alla moglie di un collega avvocato che era stato arrestato nella prima ondata della repressione.

Per mesi, le autorità hanno rifiutato di fornire alla famiglia di Jiang Tianyong qualsiasi informazione riguardo a dove si trovasse. Nel mese di maggio la polizia ha infine comunicato alla famiglia Jiang che era stato formalmente arrestato per “sovversione del potere statale”, un’accusa che prevede una condanna massima al carcere a vita. È trattenuto nel centro di detenzione Changsha City n.1 nella Cina centrale, ma ai suoi avvocati continua a essere impedita ogni visita. Sta ancora aspettando di sapere se i procuratori daranno seguito alle accuse contro di lui.

Persecuzioni continue

La detenzione dell’avvocato Wang Yu e della sua famiglia il 9 luglio 2015 ha scatenato l’inizio della crisi del governo. Nonostante Wang Yu e suo marito Bao Longjun siano stati liberati l’anno scorso, restano sotto stretta sorveglianza e continuano a essere tormentati dalle autorità.

“Le autorità devono smettere di trattare con crudeltà avvocati e attivisti per i diritti umani. Devono fermare questo tormento e liberare gli avvocati e gli attivisti che sono stati detenuti esclusivamente per aver svolto il proprio lavoro e aver difeso i diritti umani”, ha ammonito Nicholas Bequelin.

La repressione contro gli avvocati dei diritti umani fa parte di un’operazione calcolata da parte del governo cinese per sopprimere la società civile. Le nuove leggi o proposte di legge consentono alle autorità poteri quasi incontrollati per prendere di mira individui e organizzazioni percepiti come critici del governo e delle sue politiche.

Comunicato stampa di Amnesty International

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