La Cina ha appena installato un gigantesco progetto solare galleggiante sulle acque ricavate da miniere abbandonate di carbone

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Mentre gli Stati Uniti sembrano inseguire ricette e tecnologie della rivoluzione industriale per far fronte alle minacce ed insidie del mondo moderno, in Cina è stato appena completato il più grande progetto foto-voltaico del mondo, ironia della sorte, sulle acque di un lago ricavato dalla dismissione di alcune miniere di carbone.

Dal momento che il mondo purtroppo non è tutto a colori, bisogna aggiungere che la Cina tuttora importa una grande quantità di carbone da altri stati, a cominciare proprio dagli USA, ma, il trend è stato ribaltato. La Cina difatti rimane tuttora il più importante produttore di gas serra e consuma quasi la metà del carbone utilizzato nel mondo. Questo per alimentare la sua batteria di fabbriche che producono merci per il resto del mondo e per un mercato interno in continua espansione.

Ad ogni modo, a gennaio la Cina ha annunciato la cancellazione di oltre 80 centrali alimentate a carbone in uno sforzo senza precedenti per limitare le emissioni nocive e lo smog che avvolge le grandi metropoli cinesi. L’agenzia energetica cinese ha inoltre aggiunto che l’investimento nel settore è pari a 2.5 trilioni di yuan o 360 miliardi di dollari circa in progetti di energia pulita entro il 2020.

Questo progetto teoricamente dovrebbe essere in grado di rifornire una città vicina all’impianto nella provincia dello Anhui. Il governo locale ha deciso di espandere l’iniziativa ad una dozzina di altri siti, che dovrebbero generare energia equivalente a quella prodotta da una centrale nucleare, secondo il New York Times.

Il progetto da 40 megawatt, è stato collegato alla rete elettrica a metà maggio, e fornisce un esempio lampante delle ambizioni cinesi di guidare il mondo verso lo sviluppo di energie pulite. Ricordiamo sempre che la Cina ha dovuto e sta tuttora affrontando problemi apocalittici derivati dall’inquinamento atmosferico e idrico, con conseguenze disastrose sulla salute dei suoi abitanti (e non solo), e per l’ambiente.

L’atteggiamento scettico di Trump ha permesso quindi di avvantaggiare la Cina e i competitor americani nella ricerca e nello sviluppo di energie rinnovabili, regalando letteralmente un enorme mercato, ormai non più potenziale, ai suoi diretti concorrenti europei ed asiatici.

Da Beijing, questa settimana, il presidente Xi Jinping ha evidenziato gli sforzi cinesi per lo sviluppo delle energie pulite, proprio pochi giorni dopo l’angoscioso annuncio di Trump del ritiro americano dagli Accordi sul clima di Parigi.

I cinesi non stanno investendo sul clima per un amore incondizionato per il nostro pianeta. Lo scopo più crudo e cinico è quello di supportare un’industria, quella delle energie pulite, che nei prossimi anni genererà fatturati da capogiro, investimenti massicci, offerte di lavoro, ed allo stesso tempo permetterà di migliorare le condizioni di salute della popolazione, migliorando le condizioni ambientali e consentendo quindi di limitare la massiccia spesa sanitaria. Allo stesso tempo, la Cina potrà ricollocare masse di operai ormai sostituite da macchine in molti stabilimenti di produzione, verso un nuovo settore industriale, cercando di limitare i danni dell’automazione.

I lavori legati alle energie pulite entro il 2030 raggiungeranno i 24 milioni, dai 9,8 milioni circa del 2016, secondo un report annuale rilasciato il 24 maggio dalla International Renewable Energy Agency.

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