Populismo cinese – Come il termine Baizuo, “i bianchi di sinistra”, è diventato un termine denigratorio tra i netizen cinesi

  1. Casa
  2. /
  3. Blog
  4. /
  5. News dalla Cina
  6. /
  7. Populismo cinese – Come...

Chi sono gli internauti cinesi che associano l’odio per i bianchi di sinistra con l’amore verso Donald Trump.

Riproduciamo di seguito alcuni spunti interessanti dell’articolo The curious rise of the ‘white left’ as a Chinese internet insult di Chenchen Zhang. 

“Se guardate qualunque thread su Trump, l’Islam o l’immigrazione sulle piattaforme social cinesi in questi giorni, è impossibile non imbattersi nel termine baizuo (白左), o letteralmente, “la sinistra bianca“.

Il termine è apparso per la prima volta un paio di anni fa, e presto è diventata la descrizione denigratoria più popolare per i netizens cinesi per screditare i loro oppositori nei dibattiti online.

Allora, che cosa significa ‘sinistra bianca’ nel contesto cinese, e che cosa c’è dietro l’ascesa della sua popolarità (negativa)?

Non è semplice definire il termine, una parola virale e spesso strumento per attacchi personali, può difatti significare cose diverse, per persone diverse.

Un post sul “perché le elite colte in occidente sono viste come ingenui “bianchi di sinistra” in Cina” su Zhihu, un sito di domande e risposte cinese, conosciuto per essere frequentato da professionisti ed intellettuali, può servire come punto di partenza.

La domanda ha ottenuto più di 400 risposte dagli utenti di Zhihu, che comprendono alcune delle percezioni più rappresentative della ‘sinistra bianca’.

Sebbene l’enfasi possa variare, baizuo è utilizzato per descrivere coloro che “si interessano soltanto a temi come l’immigrazione, le minoranze, l’ambiente e i diritti LGBT”, e “non hanno cognizione dei problemi del mondo reale”, “che sono ipocriti umanitari che sostengono la pace e l’eguaglianza solo per ‘soddisfare i loro sentimenti di superiorità morale” fino a “tollerare i retrogradi valori islamici per il bene del multiculturalismo”, che credono che il welfare dello stato dovrebbe “beneficiare solo i pigri o i parassiti”, che sono “occidentali ignoranti ed arroganti”, che “hanno pietà del resto del mondo e pensano di essere i salvatori”.

Fatta eccezione per alcuni sentimenti contro l’egemonia, la connotazione di ‘sinistra bianca’ nel contesto cinese chiaramente ricalca termini come ‘regressive liberals‘ o ‘libtards‘ degli Stati Uniti, (o ‘buonisti‘ in Italia, ndr). La demonizzazione della ‘sinistra bianca’ nei social media cinesi, riflette la rinascita dei movimenti di destra populista a livello globale.

Ad ogni modo, il violento attacco dei netizen cinesi contro la ‘sinistra bianca’, manca curiosamente di motivazioni empiriche, dal momento che tutti questi problemi che i conservatori occidentali hanno a cuore – l’immigrazione, il multiculturalismo, i diritti delle minoranze, e le politiche di aiuto, sono completamente sconosciute alla società cinese.

Questo non vuol dire che in Cina non esistano discriminazione contro le donne o su base etnica, religiosa o verso le minoranze sessuali.

Non sono meno serie o sistemiche di quelle di altre società.

Ma le politiche culturali e di identità non sono mai state al centro di un dibattito politico in un regime autoritario, sebbene le attiviste femministe abbiano ricevuto un’attenzione crescente recentemente.

Insomma, in Cina semmai c’è stato troppo poco e non troppo politicamente corretto, come invece è percepito dai conservatori occidentali.

Difatti, le infuocate discussioni online sui Baizuo sui social media cinesi raramente si riferiscono a problemi locali, eccetto per alcuni non sorprendenti e occasionali insulti contro i musulmani cinesi attaccati per essere “non integrati” o per “diffondere l’estremismo islamista”.

La stigmatizzazione della ‘sinistra bianca’ è innanzitutto guidata dalla comprensione dei netizen cinesi dei problemi ‘occidentali’.

E’ il sintomo e la debolezza dell’Altro.

Il termine è diventato influente nel mezzo della crisi dei rifugiati in Europa, ed Angela Merkel è stata la prima politica occidentale ad essere etichettata per la sua politica di apertura verso i rifugiati.

L’Ungheria, d’altro canto, è stata lodata dai netizens cinesi per la sua linea dura verso i rifugiati, non per il suo leader autoritario.

Nello stesso periodo, un altro termine denigratorio, shengmu, la ‘madre sacra’, è stato utilizzato al fianco di baizuo.

Questo termine si riferisce a coloro che sono considerati “troppo sensibili”, “ipocriti” ed “hanno troppa empatia”.

Il criticismo verso baizuo e shengmu presto si è trasformato in una campagna diffamatoria nei confronti di figure pubbliche come J.K. Rowling ed Emma Watson, ma anche verso volontari, lavoratori sociali e di tutti i cittadini comuni, non importa se in Europa o in Cina, che esprimono simpatia verso i rifugiati internazionali.

Nel maggio del 2016 Amnesty International ha pubblicato un suo report che indicava come la Cina fosse il paese più ospitale al mondo per quanto riguardava i rifugiati.

Lasciando da parte l’affidabilità del campione e la metodologia, questo risultato non è stato preso come un complimento dai media cinesi.

Il Global Times ha condotto allora un suo sondaggio in risposta alle dichiarazioni di Amnesty, e i risultati sono stati opposti: il 90,3% dei netizen ha risposto negativamente alla domanda “accetteresti di ospitare un rifugiato in casa”, e il 79,6% ha risposto negativamente alla domanda ‘accetteresti di ospitare rifugiati nella tua città, o nel tuo vicinato’. Ironicamente, il ritratto di Amnesty della Cina come paese ospitale per persone in fuga è stato letto da alcuni netizen cinesi come parte di una cospirazione straniera, volta a fare pressione sul governo cinese per accettare più profughi.

Un ricercatore dell’Accademia di Scienze Sociali cinesi ha bollato questo sondaggio come ‘bizzarro’ aggiungendo che sembrava ‘incitare i cittadini contro il governo’.

Questo sentimento contro la ‘sinistra bianca’ ha vissuto un forte momento durante la campagna delle elezioni americane.

Se le critiche della ‘sinistra bianca’ nel contesto della crisi dei rifugiati erano principalmente rivolte verso l’umanitarismo morale mescolato con islamofobia, sono diventate maggiormente elaborate, quando i critici cinesi della ‘sinistra bianca’ hanno scoperto Donald J. Trump, con il quale si sono identificati ed hanno preso ispirazione.

Seguendo il dibattito negli Stati Uniti, un numero di altri argomenti, come le riforme del welfare, le azioni umanitarie, e i diritti delle minoranze, sono stati introdotti nelle discussioni online sulla ‘sinistra bianca’.

Da questo momento i critici del baizuo hanno cominciato ad identificare Obama e Clinton come gli alfieri della sinistra bianca, nonostante il fatto che i diritti dei migranti non fossero il fulcro delle loro battaglie politiche. Trump è invece stato portato come campione di tutto quello a cui la sinistra bianca si oppone, e i critici del baizuo ne sono naturalmente diventati entusiasti sostenitori.

Fortunatamente, non tutto il cyberspazio cinese parla della ‘sinistra bianca’ in maniera dispregiativa, così come non tutti apprezzano le visioni e lo stile di Trump.

Rao Yi, un neurobiologo ed intellettuale molto conosciuto, è stato uno dei pochi a criticare pubblicamente in televisione la demonizzazione della ‘sinistra bianca’ e il supporto incondizionato dei netizens cinesi a Trump.

Le sue dichiarazioni hanno creato un grande dibattito online.

Una stragrande maggioranza degli utenti di Zhihu ha affermato che Rao Yi rappresenta il tipico baizuo: parziale, elitista, ignorante delle realtà sociali e che costantemente applica un doppio standard.

Quali sono le possibili spiegazioni per l’ostilità verso la ‘sinistra bianca’ nei social media cinesi?

Solo una frazione degli argomenti può essere considerata come supportata da degli interessi reali, e principalmente queste osservazioni sono state fatte da cinesi arrivati o che vivono in Europa o in Nord America.

Molti studenti e giovani in cerca di lavoro in Europa, per esempio, affermano che è semplicemente ingiusto che “loro devono lavorare tutto il giorno per rimanere, mentre ci sono rifugiati che possono semplicemente arrivare e dichiarare asilo”.

Così, cinesi immigrati negli Stati Uniti spesso si lamentano che le politiche di aiuto mettono i cinesi-americani in posizione svantaggiata, e che “i cinesi non dovrebbero pagare il prezzo per gli errori che i bianchi americani hanno commesso”.

Non è il caso di esaminare le contraddizioni di queste affermazioni in questa sede; il mio interesse piuttosto si rivolge sul perché i cinesi della mainland abbiano adottato un tipo di visione così forte ed emotiva su problemi che non conoscono realmente.

Le seguenti motivazioni ideologiche, piuttosto che le esperienze empiriche, potrebbero giocare un ruolo importante sia nei contesti internazionali che domestici.

Da un punto di vista locale, la proliferazione del sentimento anti-baizuo è chiaramente in linea con il pragmatismo amorale ed in parte brutale della Cina post-socialista.

Molti degli attacchi sul welfare e sull’idea che gli stati abbiano doveri verso i rifugiati internazionali fanno appello alla logica di darwinismo sociale di ‘sopravvivenza del più forte’.

Si presuppone che gli individui dovrebbero essere responsabili delle loro miserie, sia che in guerra che in povertà, e non dovrebbero essere aiutati dagli altri.

Il fondamento logico va di pari passo con la visione che l’ineguaglianza è inevitabile in una economia di mercato-stato di natura di Hobbes.

Sebbene le disparità economiche in Cina si siano intensificate negli ultimi anni, il sociologo Yu Xie ha scoperto che la maggioranza dei cinesi pensa che sia una conseguenza inevitabile della crescita economica, e che l’ineguaglianza difficilmente porterà a gravi conflitti politici o sociali.

Il pragmatismo con enfasi sull’auto-responsabilità sembra essere l’ideologia dei nostri tempi post-ideologici.

E’ così nelle parole del primo ministro inglese Theresa May, “vivere con i nostri mezzi”.

Questo è associato alla generale indifferenza verso gli argomenti etnici, o peggio con un certo darwinismo sociale secondo il quale alcune razze sono superiori ad altre, che inducono molti cinesi della mainland a sminuire le discussioni sulle problematiche discriminatorie come ingenue, pretestuose o percepite come ingiuste.

Visto dal punto di vista delle relazioni internazionali, il discorso anti-baizuo può essere compreso come parte di ciò che William A. Callahan chiama il ‘softpower negativo‘, ovvero, la costruzione di un io cinese attraverso “la deliberata creazione e poi l’esclusione’ degli Altri descritti come ‘barbari’ o altrimenti inferiori.

Il criticismo verso la sinistra bianca contro il background della crisi dei rifugiati in Europa calza particolarmente bene con la narrativa della “Rinascita Cinese” contro “L’Europa in declino”.

Secondo Baidu Trends, una delle parole chiave abbinate a baizuo era huimie, ovvero “distruggere”.

Articoli con titoli come “la sinistra bianca sta distruggendo l’Europa” hanno avuto molto successo.

Un saggio in stile accademico scritto da un utente di Weibo, è stato ritwittato oltre 7000 volte.

L’utente che aveva preso in esame la filosofia europea da Voltaire e Marx fino ad Adorno e Foucault, era giunto alla conclusione che la ‘sinistra bianca’ intesa come epidemia spirituale, è sull’orlo dell’auto distruzione.

Poi aggiungeva che la vittoria di Trump era solo una “piccola vittoria contro questa epidemia spirituale dell’umanità”, ma “la civiltà occidentale è molto lontana dalla sua auto-redenzione”.

Per quanto ridicolo possa sembrare, il post è simbolico di quanto la demonizzazione dell’Altro sia proiettata sulla critica accademica della ‘sinistra bianca’.

Infine, più ‘sinistra bianca’ – qualunque cosa possa significare – significa maggiore debolezza della democrazia, e allo stesso tempo maggiore forza delle norme di sicurezza cinesi.

Le radici della campagna contro la ‘sinistra bianca’ echeggiano quindi la campagna ufficiale sancita contro i “valori universali”, fornendo una prova negativa per la superiorità del sé cinese.

Infine, dovremmo anche ricordare che internet in Cina è sottoposto ad una fortissima censura.

Il governo cinese è conosciuto per reclutare un gran numero di commentatori (il famoso partito dei 5 centesimi), per creare post nei social media.

Secondo una recente ricerca condotta da accademici della Harvard University, il 29% dei post presi in considerazione ricadeva nella categoria di “denigrazione di stati stranieri”.

E’ però impossibile sapere con assoluta certezza se i post sotto accusa sono stati scritti da impiegati governativi.

Similmente, è difficile dire se parte delle critiche verso la ‘sinistra bianca’ vengano create ad arte da commentatori prezzolati.

Ad ogni modo, data la censura operata dal regime, criticare valori democratici come il pluralismo, la tolleranza e la solidarietà è certamente una delle opinioni più sicure che i netizen cinesi possono esprimere online.

Photo by Kai Hendry

Previous

Retate della polizia cinese nei bar frequentati da stranieri

Taiwan legalizza il matrimonio omosessuale, prima volta in Asia Orientale

Next

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.