Un album di immagini selezionate, ci dipinge una visione della Cina degli anni ’80, molto diversa da quella di oggi.
Una Cina più ideologica, più povera ma anche più ingenua e genuina, almeno apparentemente.
Negli anni ’80 la Cina vive un periodo di passaggio, dalle tragedie della rivoluzione culturale e della banda dei quattro che avevano piegato il paese, alla morte di Mao, alle riforme economiche e sociali di Deng Xiaoping.
Allo stesso tempo, in questa decade, la Cina comincia lentamente ad aprirsi all’esterno: appaiono i registi della quinta generazione come Zhang Yimou e Chen Kaige che però in quel momento focalizzano la loro attenzione sul recente passato anziché sul presente, che invece verrà raccontato dagli esponenti della sesta come Jia Zhangke nella pellicola Zhantai (Platform); cominciano a circolare illegalmente le musicassette pop provenienti da Taiwan, Giappone e Hong Kong.
Tante piccole cose e dettagli cominciano ad entrare nella vita dei cinesi.
All’epoca, le penne nel taschino erano prese in gran considerazione come accessorio estetico.
La Grande Muraglia cinese.
Le prime, timide, comitive turistiche cinesi.
A differenza di oggi, i vestiti venivano riutilizzati e passati di fratello in fratello.
Un poliziotto cinese.
All’epoca al posto degli autobus o taxi, spesso venivano utilizzati camion che venivano caricati fino a scoppiare, prima della partenza.
Un venditore di medicina tradizionale cinese
All’epoca, e anche adesso in certe località più remote, i barbieri usavano le strade come luogo di lavoro.
Alcuni bambini impegnati nella lettura di fronte ad un negozio.
I maglioni con scollo a V sono decisamente popolari all’epoca.
Gli anni ’80 sono quelli che vedono il revival del qigong. Cominciano a proliferare mille scuole e sette del qigong. Nella foto, alcuni anziani cinesi impegnati in improbabili esercizi del qigong.