Chimei, i Sopraccigli Rossi

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I Sopraccigli Rossi: Questa prima rivoluzione non ha le caratteristiche di una sollevazione coordinata ma é piuttosto una serie di ribellioni nate spontaneamente.

Attorno al 17 d.C. a causa degli errori commessi da Wang Mang, l’usurpatore della dinastia Han, nel governare, in particolar modo l’introduzione di una nuova riforma agraria, la coscrizione e alla concomitante esondazione del Fiume Giallo che colpì in particolare la regione dell’odierno Shandong e il Jiangsu settentrionale, il popolo, non fu più in grado di sostentarsi e si sollevò contro il potere.

Il caso di Madre Lü

Quello di Lu Mu (?- 18 CE), nativa di Langya Haiqu (l’attuale area di Rizhao, Shandong) è un episodio del tutto particolare. In una situazione di sostanziale decadenza della società cinese, Lu Mu, letteralmente la madre di Lu, era una ricca vedova che conduceva gli affari di famiglia, nota anche per la sua generosità verso gli esponenti meno abbienti della comunità. La donna infatti forniva riso ai contadini affamati e una volta aveva persino pagato un funerale per un uomo della zona dal momento che la famiglia non era in grado di acquistare una bara.

Il figlio della donna, Lu Yu era un connestabile della contea. Nel 14, Lu Yu si rifiutò di punire i cittadini che non avevano pagato le tasse e il supervisore della contea lo fece uccidere per insubordinazione. Lu Mu, furiosa, cominciò a organizzare un piano per vendicarsi. Vendette tutti i suoi averi e aprì una taverna come copertura per reclutare dei seguaci, mentre nello stesso tempo accumulava armi nella casa e acquistava cavalli. I seguaci potenziali erano i giovani uomini che non avevano soldi per pagare il vino. La donna forniva così il vino a credito. Inoltre dava cibo e vestito a coloro che ne avevano bisogno. Allo stesso tempo si recava di casa in casa a spiegare come il governo stesse sfruttando il popolo con le sue esagerate tassazioni. Una volta riuscita a raggruppare un numero sufficiente di seguaci pronti a seguire la sua causa, Lu Mu si rivoltò a capo di circa duecento contadini, diventando pertanto la prima leader a sollevarsi contro Wang Mang.

Le sue forze ingaggiarono così una guerriglia contro le truppe governative sia per terra che per acqua. Nonostante fosse ormai evidente che le tassazioni erano esagerate dal momento che sempre più erano i contadini non in grado di pagarle, il governo non rinunciò a incrementarle. Queste scelte infelici dell’autorità non fecero altro che alimentare esponenzialmente i seguaci di Madre Lu. Presto il suo esercito passò da un paio di centinaia di contadini a qualche migliaio. Lu Mu fu in grado anche di procedere a una progressiva organizzazione delle sue truppe, dividendole in gruppi di un centinaio e imponendo delle regole ferree per i suoi seguaci come non prendere possesso delle case dei contadini. Nel 17 i ribelli alzarono un grande stendardo con la parola Lu e marciarono su Haiqu. La contea cadde nelle mani delle forze ribelli dopo una sanguinosa battaglia. Il supervisore locale venne catturato. Alla loro richiesta di pietà, Lu ricordò di come fu trattato il figlio. Il supervisore fu decapitato e la sua testa venne offerta sull’altare di Lu Yu.

Una volta che la notizia giunse a Wang Mang, il governatore inviò un esercito a Haiqu. Ma Lu Mu nel frattempo si era già ritirata mentre il suo nome cominciava ad essere leggendario dopo la vittoria di Haiqu. Le sue truppe ingaggiarono una lunga guerriglia contro l’esercito del governo. Dal momento che Lu Mu non si poteva sconfiggere con la forza, Wang Mang invió degli emissari per incoraggiare i ribelli alla resa, ma senza successo. L’esempio di Madre Lu nel frattempo aveva galvanizzato i contadini di altre regioni che vedevano come fosse possibile ingaggiare una lotta contro il governo. Da questo momento rivolte anti governative scoppiarono in tutta la Cina. Lu Mu, morì nel 18 a causa di una malattia mentre i suoi seguaci confluirono in altre armate ribelli.

Fan Chong

Nel 18, l’anno in cui moriva Madre Lu, Fanchong, un altro leader ribelle, conduceva il popolo a una sollevazione sempre nella regione di Rizhao. La sua base era il Monte Tai e fu in grado in breve tempo di radunare oltre 10.000 uomini. Presto si alleò con Pang An, Xu Xuan, Xie Lu e Yang Yin andando a costituire una forza inarrestabile.
La risposta di Wang Mang a queste ribellioni che ormai cominciavano a sorgere in varie zone del paese, fu certamente scomposta e irrazionale: Wang Mang decise difatti di aumentare le tasse su suggerimento del funzionario Tian Kuang. Questa soluzione ovviamente non poté altro che esasperare ancor più le reazione delle masse contadine. Nel 21, per stroncare una volta per tutte le continue ribellioni, Wang decise d’inviare i suoi generali Jing Shang e Wang Dang. Ma le loro milizie mancavano di disciplina, e le loro azioni, spinsero la popolazione a unirsi o ad aiutare i ribelli. Tian, nonostante le sue decisioni che avevano aggravato la situazione, riuscì a ottenere dei primi successi contro i ribelli ed emanò un nuovo editto affinché gli abitanti dei villaggi venissero evacuati nelle città, cercando di spingere i ribelli ad attaccare luoghi fortificati, ottenendo pertanto un vantaggio strategico non indifferente. Wang, diffidando dei successi militari di Tian, lo richiamò nella capitale Chang’an. A questo punto ormai i vari gruppi ribelli si erano fusi in un unica inarrestabile onda con a capo Fan Chong che aveva saputo assimilare le forze di Lu Mu ma che ancora mancava di una ambizione politica. L’unica legge in vigore tra i ribelli era quella contro l’omicidio che comportava la pena di morte immediata e la nuova società che si stava formando aveva soltanto tre titoli (educatore di contea, impiegato di contea e sceriffo).

I Sopraccigli Rossi

Nel 22 Fan Chong riuscì a sconfiggere e ad uccidere il generale Jing Shang. Wang Mang inviò così due generali anziani, Wang Kuang e Lian Dan a capo di un esercito gigantesco (più di 100.000 uomini). Fan e gli altri leader ribelli, al fine di riconoscere le proprie truppe nel concitato campo di battaglia, ordinarono ai propri uomini di colorare i propri sopraccigli di rosso. Wang e Lian, nonostante fossero due abili generali sul campo di battaglia, non erano in grado di mantenere la disciplina tra le truppe, fattore che portò presto il popolo a simpatizzare per le forze ribelli.

Durante l’inverno del 22 Wang e Lian ottennero alcuni successi contro le forze Chimei condotte da Suolu Hui conquistando la città di Wuyan (la moderna Tai’an nel Shandong). Wang decise però di non concedere riposo alle sue truppe e immediatamente si scagliò contro la roccaforte Chimei di Liang (la moderna Shangqiu, Henan) e il riluttante Lian lo seguì nell’impresa. Durante la battaglia di Chengchang (vicino a Tai’an), le truppe di Wang Mang vennero spazzate via. Lian morì in battaglia e Wang fuggì con i soldati rimasti. Questo rappresenta l’ultimo tentativo di sopprimere le rivolte contadine di Fan Chong dal momento che Wang Mang di lì a poco avrebbe dovuto affrontare una nuova minaccia, ovvero quella di Lülin che avrebbe catturato la capitale Chang’an nel 23 e posto fine al regno di Wang Mang uccidendolo, terminando così la dinastia Xin, mettendo al trono l’Imperatore Gengshi, che cercava di ristabilire la dinastia Han.

La rivolta di Lülin

Nel 17 la provincia di Jing che corrisponde grossomodo all’attuale Hubei e al sud dello Henan stava soffrendo una grande carestia le cui conseguenze disastrose erano persino peggiorate dalla cecità degli ufficiali della dinastia Xin che esacerbavano la situazione con la corruzione, la loro incompetenza e il peso fiscale sempre più opprimente. I contadini erano ridotti a cibarsi di piante e tuberi selvatici  spingendoli anche ad effettuare aggressioni pur di sopravvivere. In questo clima di sostanziale depressione, due uomini, Wang Kuan e Wang Feng provenienti da Xinshi (l’odierna Jingmen nello Hubei) divennero arbitri in alcune dispute, finendo presto per essere riconosciuti come leader della gente affamata. Presto vennero affiancati da altre figure chiave, come Ma Xu, Wang Chang e Cheng Dan. Nel giro di pochi mesi si era coagulato attorno a loro un esercito di 7, 8000 uomini con base presso la Montagna di Lülin. Questa prima fase che durò qualche anno fu caratterizzata da una strategia piuttosto semplice, ovvero attaccare e saccheggiare i villaggi più isolati alla ricerca di cibo. Nel frattempo i loro seguaci divennero alcune decine di migliaia.

Wang Mang, inviò emissari con lo scopo di disperdere i ribelli, evitando lo scontro. I rapporti che ricevette dai suoi ambasciatori erano di natura opposta: gli uni affermavano che le masse contadine si erano raccolte a causa della ingiusta tassazione, gli altri dicevano invece che questi ribelli non erano altro che gruppi di banditi che dovevano essere spazzati via. Wang diede ascolto ai falchi e decise di sopprimere la rivolta nel sangue. Nel 21, il governatore della provincia Jing a capo di 20000 soldati attaccò i ribelli a Yundu. I ribelli sconfissero le forze governative e misero soprattutto le mani sulle loro armi e sui rifornimenti. Quando il governatore cercò di ritirarsi, si trovò la via di fuga bloccata da Ma Xu, che però gli permise di fuggire, non volendo peggiorare la situazione delle forze ribelli. Intanto i ribelli Lülin saccheggiarono la zona e rapirono numerose donne, poi fecero ritorno alla loro base. A questo punto l’esercito di Lülin contava 50.000 soldati. Ben presto però, nel 22, una piaga di natura non specificata colpì i ribelli. Più di 25.000 uomini morirono. Questa catastrofe risultò in una temporanea divisione delle forze in tre gruppi. Quello di Wang Chang e Cheng Dan che mosse verso ovest (la forza di Xiajiang). Quello di Wang Feng, Wang Kuang e Ma Wu e di due altri leader, Zhu We e Zhang Ang che si diresse verso nord (Forza di Xinshi); e infine il gruppo guidato da Chen Mu e Liao Zhen, conosciuto come la forza di Pinglin. Nessuno di questi generali nutriva ambizioni politiche.

Liu Yan era un lontano discendente del clan imperiale degli Han e viveva presso Chongling (la moderna Xiangfan nello Hubei) che desiderava rovesciare il regno disastroso dell’usurpatore Wang Mang. Il fratello invece, Liu Xiu era caratterizzato da un temperamento quantomeno opposto e veniva descritto come un uomo ragionevole e attento. Da tempo circolavano profezie che rivelavano che i Liu presto sarebbero tornati al potere. Numerosi uomini si radunarono sotto le insegne di Liu Yan. Costoro si unirono alle forze di Pinglin e di Xinshi: catturarono e saccheggiarono numerosi villaggi. Nell’inverno del 22 Liu Yan attaccò Wancheng capitale di Nanyang. Il governatore Zhen Fu, riusci ad ogni modo ad avere la meglio sulle forze ribelli. Incoraggiato da questo successo, Zhen Fu cercò di inseguire i ribelli e sterminarli una volta per tutte. I gruppi di Xinshi e di Pinglin, scoraggiati dalla sconfitta, presero in considerazione l’idea di sciogliere l’esercito e fare ritorno ai campi. Ma l’arrivo imprevisto degli uomini di Xiajiang, che si unirono alla coalizione, cambiò l’esito della guerra. Sotto il comando di Liu, i ribelli attaccarono la retroguardia di Zhen razziando le riserve di cibo e di armi. Durante il capodanno del 23 Liu sconfisse Zhen e lo uccise in battaglia. Incoraggiati dalla vittoria, i leader del movimento Lülin si dichiararono generali e cominciarono a saccheggiare città, a creare organizzazioni governative e a lanciare messaggi propagandistici contro Wang Mang.

Mentre tutti gli uomini erano sostanzialmente dalla parte di Liu Yan, gelosie e invidie serpeggiavano tra i suoi generali, soprattutto quelli di Xinshi e Pinglin che sostennero un lontano cugino di Liu Yan, Liu Xuan come imperatore della restaurata dinastia Han. Liu Yan, dopo una prima opposizione, decise di accettare, per evitare conflitti intestini. Nella primavera del 23, Liu Xuan venne incoronato imperatore. Wang Kuan, Wang Feng, Zhu, Liu Yan e Chen erano i suoi funzionari di più alto grado.

cigli rossi
Un murale che mostra carri e cavalieri nella Tomba Duhuting risalente al tardo periodo della Dinastia Han orientale (25-220), a Zhengzhou, nello Henan.

La Battaglia di Kuyang

A questo punto Wang Mang decise di stroncare una volta per tutte questa seconda rivolta. Inviò pertanto il cugino Wang Yi e il suo primo ministro Wang Xun affinché avessero ragione dei ribelli, a capo di un gigantesco esercito di 430.000 uomini. Le forze Han erano divise in due gruppi, quelle guidate da Wang Feng, Wang Chang e Liu Xiu che si erano ritirate nella cittadina di Kuyang (l’odierna Pingdingshan nello Henan) e quella guidata da Liu Yan impegnata nell’assedio di Wancheng. I ribelli a Kuyang, ancora una volta furono tentati di sciogliere le milizie e darsi alla macchia, ma Liu Xiu si oppose. Liu Xiu propose piuttosto di dividersi: un gruppo sarebbe rimasto a difesa di Kunyang, mentre lui, avrebbe radunato tutte le forze disponibili per affrontare l’esercito Xin. Wang Yi e Wang Xun inviarono 10.000 uomini per affrontare Liu Xiu, mentre il resto era impegnato in assedi. Durante lo scontro in battaglia però, a causa di errori strategici nel supportare le forze Xin, Liu Xiu riuscì ad uccidere Wang Xun. Una volta diffusasi questa voce, le forze Han assediate a Kuyang, dilagarono fuori da Kunyang e attaccarono gli uomini Xin di sorpresa.

L’esercito governativo fu spazzato via soffrendo numerose diserzioni e incapace di reagire. Wang Yi si ritirò con alcune migliaia di uomini a Luoyang. Una volta diffusasi la notizia che l’esercito era stato sbaragliato dagli Han, in tutto l’impero esplosero innumerevoli rivolte contadine. Numerosi funzionari locali vennero assassinati e sostituiti da improvvisati funzionari Han. Nel frattempo Liu Yan aveva avuto ragione di Wancheng e l’Imperatore Gengshi entrò nella città e ne fece la sua capitale temporanea. Risale a questo periodo il primo scontro interno tra le forze Han. Gengshi, insieme ad alcuni generali Xinshi e Pinglin, che come abbiamo già visto erano sostanzialmente ostili a Liu Yan, preoccupati dal fatto che molti dei suoi sostenitori erano insoddisfatti della scelta immeritata di Gengshi come imperatore, arrestarono Liu Ji, particolarmente critico nei confronti di Gengshi. Cercarono di ucciderlo, ma Liu Yan cercò d’intercedere. Gengshi ne approfittò della situazione per eliminare anche Liu Yan, risparmiando però la vita di Liu Xiu, il fratello di Liu Yan, facendolo diventare Marchese di Wuxin.

Gengshi a questo punto creò due armate, una guidata da Wang Kuang con obiettivo Luoyang e l’altra condotta da Shentu Jian e Li Song alla volta di Chang’an. Durante la loro avanzata, migliaia di persone vennero reclutate nelle fila Han. Shentu e Li presto giunsero alle porte della capitale. Al loro arrivo i giovani della città si sollevarono e razziarono il Palazzo imperiale di Weiyang. Wang Mang morí durante questa battaglia. Dopo la morte dell’usurpatore, Gengshi spostò la capitale da Wancheng a Luoyang. Dopodiché, emanò una serie di editti con il fine di risparmiare i funzionari della defunta dinastia Xin che si fossero sottomessi. In questa prima fase, anche i Cigli Rossi di Fan Chong riconobbero l’autorità del nuovo imperatore, sotto la promessa di titoli e onori. Ma queste regalie furono dispensate blandamente e l’autorità conseguita sui funzionari locali presto venne a mancare. Fan Chong in particolar modo, presto abbandonò la capitale e ritornó alla testa dei Chimei. Nel 24 Gengshi spostò la capitale a Chang’an, la cui popolazione però era stata offesa dal mancato apprezzamento dell’imperatore alla loro sollevazione. Ad ogni modo, nonostante queste diatribe interne, Gengshi riuscì momentaneamente a calmare le acque. Ma Gengshi era un incompetente nell’arte del governo e presto si inimicò i funzionari, il popolo e l’esercito. Nel 24, mentre inviava Liu Xiu a nord del Fiume Giallo, le truppe dei Cigli Rossi si stavano avvicinando alla capitale, pronte per attaccarla.

Imperatore Guangwu
L’Imperatore Guangwu che restaurò la Dinastia Han

Nel 25 Liu Xiu finalmente ruppe con Gengshi e si dichiarò imperatore  con il nome di Guangwu, dopo aver preso il controllo di Henei e Luoyang. Il suo generale Den Yu conquistò l’odierno Shanxi. Sentendo ormai inevitabile l’accerchiamento numerosi generali di Gengshi cospirarono contro l’imperatore. La cospirazione venne presto scoperta e costoro vennero giustiziati. L’unico sopravvissuto, Zhang Ang, riuscì però a controllare buona parte di Chang’an, costringendo Gengshi alla fuga mentre giungevano le truppe dei Cigli Rossi. L’imperatore inoltre, senza prova alcuna, accusó Wang Kuan, Chen Mu e Cheng Dan di aver cospirato insieme a Zhang Ang. Chen e Cheng vennero uccisi, ma Wang riuscì a unirsi a Zhang. Gli uomini ancora fedeli all’imperatore riuscirono a liberare la capitale ma per poco dal momento che cadde nelle mani dei Cigli Rossi. A questo punto le forze dei Cigli Rossi contavano più di 300.000 uomini. Nel 25, l’imperatore Gengshi si arrese alle forze Chimei e venne in un primo tempo non solo graziato ma anche nominato Principe di Changsha. Stimolati dai preti di Liu Zhang, i leader Chimei cercarono tra i loro uomini discendenti di Liu Zhang, ovvero il principe di Jing di Chengyang, da dove molti degli uomini Chimei giungevano e considerato come una divinità dopo la sua morte nel 177 a.C. Trovarono tre discendenti di Liu Zhang tra i loro soldati e scelsero il giovane Liu Penzi, all’epoca quindicenne, come nuovo imperatore, almeno da un punto di vista simbolico.

Penzi divenne imperatore Han a Chang’an. Inizialmente le genti di Guanzhong si sottomisero, ma furono presto deluse dalle continue razzie dei soldati Chimei. I Cigli Rossi persero gradualmente il supporto delle popolazioni locali che cominciarono a guardare in favore di Liu Xiu che nel frattempo si era anch’egli proclamato imperatore. Gli abitanti di Chang’an cominciarono a rimpiangere l’imperatore Gengshi. Per tutta risposta il generale Chimei Xie Lu lo strangolò.

La situazione ormai era degenerata. Dopo qualche mese, a causa della scarsità di cibo e provviste, i Sopraccigli Rossi cominciarono a depredare i palazzi di Chang’an e poi marciarono verso il Gansu.

Nell’autunno del 26 i Chimei attaccarono i territori del signore della guerra Wei Xiao, ma furono sconfitti. Provati dal freddo pungente, cercarono di tornare verso est e si impegnarono in una serie di battaglie contro Deng. La guerra comportò un’ ulteriore carestia nella regione che colpì non solo la popolazione ma anche le forze di Deng e Chimei. Liu Xiu creò due grandi eserciti per contrastare i Sopraccigli Rossi, sotto il controllo di Deng e Feng Yi. Nella primavera del 27, i Chimei sconfissero ancora una volta Deng e Feng presso Hu, la moderna Sanmenxia, nello Henan, dimostrando peraltro un certo ingegno. Le truppe Chimei finsero di essersi ritirati alla rinfusa lasciando vettovagliamenti alle loro spalle. Gli uomini di Deng, anch’essi provati dalla fame, recuperarono le casse, solo per scoprire che contenevano terra sotto uno strato di fagioli. Così i soldati stressati dalla situazione e indeboliti dalla fame, vennero ben presto sconfitti dai Chimei.

Imperatore Guangwu
L’imperatore Guangwu in un ritratto risalente alla dinastia Tang del pittore Yang Liben.

Ad ogni modo questa sarebbe stata l’ultima vittoria dei Chimei. Solo un mese dopo difatti, furono debellati da Geng che gettò nella confusione più totale i Cigli Rossi. Alcuni fuggirono a est verso Yiyang. Liu Xiu in persona li attese. Una volta giunti a Yiyang furono sorpresi da Liu Xiu e si arresero. Liu Xiu risparmió Penzi e i generali Chimei. Costoro si insediarono quindi a Luoyang: vennero loro consegnati uno stipendio e delle terre, ma non ricevettero incarichi ufficiali. Ad ogni modo Fan e Pang cercarono di rivoltarsi ancora una volta, ma furono scoperti e giustiziati. Yang e Xu ritornarono alle loro terre e morirono di vecchiaia. Xie fu assassinato da Liu Gong per vendicare la morte del fratello Gengshi. Il giovane imperatore Penzi fu nominato assistente dello zio di Liu Xiu, Liu Liang e divenne Principe di Zhao. In seguito Penzi divenne cieco, e Liu Xiu gli concesse delle terre affinché riuscisse a sopravvivere. Così finì la storia della prima grande società segreta, i Sopraccigli Rossi.

Autore: Matteo Damiani

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