Condannata la 71enne giornalista Gao Yu

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Un tribunale cinese ha condannato la giornalista veterana Gao Yu a sette anni di carcere.

E’ questo il verdetto per avere rilasciato un documento che descriveva le modalità aggressive con cui la leadership del Partito Comunista aveva deciso di risolvere le minacce sollevate dalla società civile e dalla libertà di parola.

Gao è stata pertanto condannata per avere diffuso nell giugno del 2013 un documento considerato segreto di stato, confermando indirettamente la veridicità del documento.

Il documento evidenziava l’avversione del partito per qualunque forma di organizzazione sociale al di fuori del partito medesimo.

Recentemente difatti cinque attiviste sono state imprigionate per un mese per avere cercato di promuovere una campagna pubblica contro gli abusi sessuali.

Gao ha respinto le accuse.

L’avvocato difensore Mo Shaoping ha affermato che Gao è stata condannata per avere diffuso il report conosciuto come Documento No. 9 ad un giornale di Hong Kong, il Minjing Monthly.

Il documento annunciava un freno al dilagare dei valori occidentali nella società cinese quali la libertà di parola e la democrazia.

Un altro avvocato di Gao, Shang Baojun ha aggiunto che la giornalista non commenterà il verdetto e la sentenza, ma ha detto al fratello Gao Wei che non ne accetterà il risultato e ricorrerà in appello.

Gao Wei ha detto ad Associated Press che la sorella è apparsa provata da un anno di detenzione.

Inoltre ha aggiunto che la corte non ha ascoltato i due avvocati della sorella ma ha concesso esclusivamente l’arringa all’accusa, pratica comune in questo genere di processi. “Sono molto arrabbiato e preoccupato per quello che sta accadendo a mia sorella” Ha detto Gao Wei.

Gao Yu, che scrive di temi politici, economici e sociali per i media ad Hong Kong era già stata imrpigionata con la stessa accusa oltre due decadi fa.

Minjing Monthly, che ha pubblicato il report ad Agosto del 2013, ha difeso la sua giornalista rilasciando un comunicato che denuncia le false accuse della corte no 3 di Beijing.

Fonte: Associated Press

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