Disturbi mentali in Cina, un problema per troppo tempo ignorato

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Un problema per troppo tempo ignorato che ha portato a tragedie irreparabili.

In Cina vi è una popolazione di oltre 100 milioni di persone che soffre di disturbi psichici. Lo diceva Huang Yueqin nel 2009, la direttrice del Centro Nazionale per la Salute Mentale, stato istituito nel 2002 dal Ministero della Salute per fronteggiare l’aggravarsi di un problema per troppo tempo ignorato, ovvero quello del disordine mentale che affliggerebbe almeno il sette per cento della popolazione.

Il Telegraph fa notare che la definizione di disturbo mentale è già di per sé labile, e una considerevole fetta della popolazione soffre di condizioni minori quali ansia, depressione, dipendenza da sostanze stupefacenti di varia natura e da disordine compulsivo – ossessivo. Culturalmente poi la malattia mentale è anche un problema di immagine per una famiglia. Una vergogna. Questa stigmatizzazione non ha che potuto acutizzare un problema che ha assunto proporzioni drammatiche.

Fatta questa breve premessa, il governo cinese solo recentemente ha deciso di considerare il problema, dato che una serie di episodi violenti accaduti negli anni novanta e primi duemila, ha svelato un mondo nascosto e spesso degradato. Con il nuovo piano quinquennale (2007-2012), viene stabilito un nuovo settore di ricerca. Beijng ha in programma la costruzione di sei nuovi istituti di igiene mentale che dovrebbero ospitare o curare gli oltre 150.000 abitanti che soffrono di disturbi mentali.

Nel 2009, i posti letto erano ancora solo 6900. La situazione dovrebbe migliorare anche nel resto del paese dal momento che sono in procinto di essere edificati, numerosi centri in tutta la nazione. Ma come mai è stato accumulato tanto ritardo? Negli anni sessanta il maoismo era giunto ad una conclusione tanto tragica quanto grottesca: il disordine mentale non è una malattia, ma è da attribuirsi piuttosto ad una incorretta interpretazione della lotta di classe. Le conseguenze furono nefaste.

I pazienti vennero prelevati dagli ospedali e inviati nei campi di lavoro per colpa del loro atteggiamento anti rivoluzionario. Così per cinquant’anni la Cina si è dimenticata di questa fetta importante della sua popolazione. La psichiatria come professione e scienza è stata perfino censurata durante la Rivoluzione Culturale. Sempre nel 2009 in Cina c’erano soltanto 4000 psichiatri qualificati e altri 15.000 dottori che lavoravano negli istituti specializzati per curare cento milioni di pazienti.

Ovvero uno psichiatra qualificato ogni 25000 pazienti. Secondo The Lancet, i malati in Cina sarebbero 170 milioni. Per Huang Yueqin il numero di persone che presenta una qualche tipo di patologia psichiatrica, dalla lieve a quella cronica, è molto alto. Ma recentemente le cose potrebbero essere sensibilmente migliorate, se paragonate ai tempi bui della Rivoluzione Culturale. In anni recenti il problema sociale che più ha influenzato l’insorgenza di qualche tipo di patologia è stato il divario economico sociale, che ha spaccato il paese tra masse di miserabili ipersfruttate da una parte, e borghesi, nuovi ricchi e ricchissimi dall’altro.

Tensione sociale

Il problema comunque ha assunto dimensioni inquietanti e si è deciso di intervenire drasticamente. Ancora una volta sono i numeri a descrivere le proporzioni: su dodici malati bisognosi di cure (dati The Lancet), solo uno effettivamente si è sottoposto ad una visita presso uno specialista (non necessariamente uno psichiatra). Questa negligenza ha dato vita ad una enorme area grigia. Se si fosse intervenuto per tempo si sarebbero evitati per esempio una lunga serie di atti violenti.

Tra il 2009 e il 2010 si sono susseguiti sei attacchi ad asili o scuole primarie che hanno ucciso 21 persone. In almeno metà di questi casi, i soggetti erano squilibrati o con tendenze suicide. Wen Jiabao finalmente esorta a risolvere il problema della tensione sociale che innesca tragedie irreparabili. Il problema rimangono i costi dei trattamenti per i pazienti, dal momento che per ora è stata adottata una politica dei prezzi assurda, probabilmente per rimanere in sintonia con il problema.

Cina rurale e tragedie

Così se nelle grandi metropoli vi sono pochi centri specializzati, nelle campagne, ovvero nel 70% della Cina, la popolazione di malati è completamente trascurata e lasciata a se stessa. Ed è proprio nei villaggi o dai villaggi che partono una serie di personaggi potenzialmente pericolosissimi, serial killer o kamikaze, spesso accomunati dal rifiuto della società e da situazioni ambientali miserabili. Negligenza, miseria, pregiudizio e superstizione si sono rivelati un poker distruttivo.Tutto un humus purtroppo molto fertile e che ha dato vita a tragedie irreparabili. Di casi di sequestri improvvisati di persone in luoghi pubblici poi, o di altri squilibrati armati di coltelli che minacciano i passanti per le strade le cronache negli ultimi anni ne erano piene.

Liu Yalin

Poi ci sono le situazioni limite. è il caso di Liu Yalin che uccise e smembrò una coppia di anziani in una foresta nel Guangdong. Al processo fu provato che soffriva di schizofrenia e per questo era stato affidato al fratello che però fu inadempiente per motivi economici e lo aveva abbandonato ad Hainan. Nel 2009 però Liu Yalin ha ucciso e smembrato una bambina di Hainan di otto anni. Insomma casi che con una maggiore attenzione potevano essere evitati. O il caso di Wang Zhaoxu, un’altra storia tragica ed incredibile figlia della superstizione e dell’ignoranza. La primavera era appena iniziata in un villaggio non distante da Baoshan, nella provincia meridionale dello Yunnan.

Wang Zhaoxu

Wang Zhaoxu, epilettico e squilibrato, assassinò una bambina di tre anni e un ragazzino di undici divorandone i cervelli. Wang stava cercando di curare la sua epilessia acuta mangiando un miscuglio di cervelli di bambini e vermi, che si dice sia un trattamento leggendario locale per curare questa malattia.

Yang Jiaqin

E soprattutto di Yang Jiaqin che soffriva di terrificanti allucinazioni. Yang viveva in un villaggio rurale lungo il confine con il Vietnam. In un pomeriggio di aprile, Yang uscì di casa  con una mannaia. Aggredì i primi tre bambini che tornavano da scuola che incontrò; due furono seriamente feriti e un terzo fu sgozzato e lasciato morire sul posto. Fece in tempo ad assassinare altre due persone prima di essere arrestato dalla polizia locale. La gente del posto focalizzò la sua rabbia sulla polizia responsabile di avere trascurato la situazione, degenerata poi in tragedia. Tre giorni prima Yang aveva aggredito un vicino con un’ascia ferendolo alla testa, ma incomprensibilmente non era stato arrestato. Nonostante fosse schizofrenico e fosse vittima di allucinazioni terribili, aveva ricevuto trattamenti medicinali solo per un mese nei cinque anni precedenti.

Fonti

Telegraph, New York Times, web

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