Cibi alterati e Olio di seconda mano in Cina

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Indagine sui cibi alterati e sull’uso dilagante dell’olio di seconda mano in Cina.

Lo scorso 7 gennaio 2012, a Pechino in alcune baracche nei pressi del distretto Changping a Xinzhuangcun, un giornalista e successivamente una squadra di polizia, hanno bloccato la produzione di tofu affumicato, che veniva realizzata nei “laboratori” tramite l’immersione in un liquido nero maleodorante.

Sono molti gli uomini da identificare coinvolti in questa inchiesta. I funzionari di polizia, sono riusciti a fermarli appena in tempo, poiché i responsabili, colti sul fatto, stavano cercando di distruggere le prove. (ndr. Come si può appunto vedere dalle immagini).

Un uomo, non identificato, aveva cercato di ostacolare i funzionari di polizia, persino minacciandoli. La produzione giornaliera, proveniente da questi “laboratori” era di circa 2000 kg di tofu affumicato.

I giornalisti hanno trovato nella zona altri produttori di tofu, anche questi privi di certificati ed autorizzazioni. Hanno riferito che gli ambienti per la produzione sono molto sporchi e le fornaci dei cortili, vicino ai fossi delle acque di scarico, sono in pessime condizioni. Questi, come altri, utilizzavano un liquido puzzolente sconosciuto. La cagliata di tofu dovrebbe essere trattata con la salsa di soia.

Quando i funzionari, rivolgendosi ai produttori, hanno chiesto dove fosse la salsa di soia, si sono sentiti rispondere “UM”, “AAH”, e persino che non sapevano fosse necessaria. Il reporter e la squadra di polizia hanno trovato numerosi barili colmi di liquido nero pungente.

Mentre ne prendevano un campione delle gocce sono cadute sulla mano del giornalista e le macchie marroni non sono scomparse neppure con un lavaggio ripetuto con l’acqua. Il liquido è sospetto, la polizia non è certa se sia un composto di additivi alimentari ordinari, additivi ordinari deteriorati, oppure additivi illegali. Gli operai addetti alla produzione hanno detto che i bidoni di plastica contengono del caramello liquido, fatto con zucchero di canna, bollito nell’acqua e successivamente diluito. Ma ciò non spiega l’odore pungente. Gli operai, per discolparsi hanno riferito che nella zona vi sono innumerevoli laboratori illegali.

Come se non bastasse, la polizia ha  inoltre ipotizzato che alcuni degli operai fossero mentalmente disabili. Più di un mese fa, nel distretto Tongzhou del villaggio Xu Zhuang villaggio, nella città di Tai, un’altra produzione di tofu, in nero, utilizzava lavoratori mentalmente disabili per sfruttarli con ritmi lavorativi che hanno persino causato il decesso in un caso. Alla stazione di polizia è stato riscontrato che quattro lavoratori, di questa produzione di tofu, erano disabili. Successivamente, un’altra stazione di polizia, ha riferito di avere indagato sugli operai e di non aver trovato alcuna disabilità mentale, ma ha riferito che nel laboratorio vi erano dei sordi e che risultavano essere parenti del boss.

Il comitato congiunto di Beijing per il commercio e l’industria prevede che tutti i grandi centri commerciali, e supermercati, mercati, luoghi di commercio al dettaglio di tofu e imballaggio al dettaglio, conoscano i dati dell’impresa di produzione del tofu e forniscano unicamente prodotti conformi alle norme nazionali al fine di consentire la produzione e la vendita. Un rappresentante dello stock merci ha riferito che molti prodotti, a base di soia, di piccole produzioni, ricevono gli ordinativi un giorno in anticipo, per poi distribuirli nel settore delle merci all’ingrosso, centri commerciali, ristoranti, hotel e ad alcuni venditori ambulanti dei mercati.

Un’azienda alimentare di Beijing, specifica che una regola importante per la produzione del tofu affumicato implica la salsa di soia e le cinque spezie da aggiungere durante l’immersione. Per rendere il tofu affumicato si deve utilizzare segatura di pino in un ambiente salutare ed asciutto. Inoltre la segatura deve essere stata precedentemente essiccata al sole, in condizioni igieniche, garantendo e controllando che non si sia depositato del marciume o che nell’atmosfera non vi siano sostanze tossiche o polveri nocive.

Solo in queste condizioni è possibile realizzare del tofu affumicato secco di qualità. Tutte queste produzioni di tofu, che fanno parte del mercato nero e che raggiungono le tavole, sono prive di permessi, certificati, non dispongono di macchinari appropriati, ma si servono di mezzi improvvisati e non utilizzano prodotti autorizzati.

Olio riciclato

La Cina in questo periodo, più che mai, deve affrontare il grave problema delle truffe alimentari, una realtà difficile ed in continua espansione. L’olio riciclato dai canali di scolo e dalle fogne è un problema che dura da un paio d’anni e a giugno 2011 è ufficialmente apparso anche sugli scaffali di vendita diretta ai consumatori, secondo quanto riporta il ChinaDaily. L’olio recuperato è tossico.

Dopo essere riscaldato troppe volte, inizia a produrre sostanze nocive, come grassi, acidi grassi e persino agenti cancerogeni, aflatossina e altre tossine dannose in quanto precedentemente consumato dalle persone. Si trasforma anche in una sostanza fertile per i batteri. Tuttavia, se trattato, è difficile distinguere il vero e proprio olio dall’olio delle fogne. Nel settembre 2011 la polizia ha arrestato 32 persone sospettate di produzione e vendita di olio da cucina riciclato, raccolto illegalmente dai canali di scolo dei ristoranti. I funzionari riferirono di aver sequestrato 100 tonnellate di olio riciclato.

Si scopri’ anche una rete criminale che operava in 14 provincie nelle quali veniva rivenduto l’olio. Tra i rivenditori fu trovato persino il business Jinan Green Bio Oil Co., che sosteneva di essere coinvolto nell’uso di olio da cucina nuovo come combustibile, ma che in realtà utilizzava quello riciclato.

I giornalisti americani riportarono che il riciclaggio dei rifiuti d’olio è un business redditizio negli Stati Uniti, molti ristoranti lo vendono ai produttori di bio-carburante, produttori di cosmetici e produttori di mangimi per animali. Per questo motivo molti consumatori cinesi sono preoccupati e sperano che negli anni a venire quest’olio non venga reinserito sul mercato con nuove strategie.

Olio riciclato e Biodiesel

Lo scorso dicembre 2011, a Shanghai, Xie Yu e Wang Hongyi hanno sostenuto l’importanza dell’uso dell’olio riciclato per consumi energetici. Jiangsu Clean Environmental Technology Co Ltd idi Suzhou, è l’unica società cinese che autorizza e che ricicla i rifiuti per trasformarli in combustibile con l’appoggio comunale. Zhao Feng è uno dei loro operatori che raccoglie i rifiuti alimentari dai ristoranti a Suzhou.

Zhao e suo padre Zhao Jinghua riescono a guadagnare insieme al mese 10.000 RMB solo con la raccolta dell’olio dei rifiuti di 100 ristoranti della città. Tutto quello che raccolgono viene trasportato alla società Jiangsu per essere ripulito e trasformato in biodiesel. Zhao Feng, che ha solo 26 anni, riferisce che in estate l’odore è così forte che anche le persone di passaggio non possono sopportarlo.

Ma Zhao deve sopportare il terribile odore, perché fa parte del suo lavoro. Ogni giorno trasporta dei secchi pieni di rifiuti alimentari, questa è una mistura che, in Cina, viene spesso utilizzata per alimentare i suini. Zhao Feng ha ottenuto questo lavoro più di un anno fa e con il padre, un uomo di 48 anni guida per tutta Suzhou dalle 7 alle 23. Padre e figlio, oltre al beneficio economico sono convinti di eseguire un servizio prezioso alla città: eliminano il materiale che intasa le fogne e lo introducono nel mercato delle biotecnologie. L’olio viene suddiviso tra gas e carburante biodiesel, che può essere utilizzato per le automobili e gli aerei.

Il carburante viene rivenduto a circa 8.000 RMB a tonnellata. L’azienda ha un profitto tra i 500 e gli 800 RMB da ogni tonnellata di olio. Secondo il manager, l’azienda produce 30 tonnellate di carburante biodiesel al giorno quando lavora a pieno regime. Il business sembra redditizio, ma il problema è che la sua società è l’unica a sopravvivere poiché mantiene un basso profitto.

La produzione di carburante biodiesel è un’industria high-tech, che richiede un elevato investimento, poiché non possono permettersi materie prime costose utilizzano i rifiuti delle cucine di Suzhou. Secondo il regolamento comunale i ristoranti ed altri sbocchi sono legalmente obbligati a dare loro i rifiuti delle cucine, quindi risparmiano nell’acquisto della materia prima e pagano solo gli operatori per il lavoro di riciclaggio. Shanghai, Zhongqi Environmental Protection Co Ltd e Luming Environmental Protection Co Ltd sono altre due compagnie che utilizzano i rifiuti d’olio, ma sono meno fortunate. La mancanza di materie prime significa che ciascuna di queste è costantemente impegnata in una disperata lotta per la sopravvivenza.

Xu Zhenye, il vice direttore di Shanghai Zhongqi, riferisce che la fabbrica è in grado di produrre fino a 40 tonnellate di carburante biodiesel ogni giorno, ma attualmente ne vengono prodotte tra le 9 e 10 tonnellate. Lavorano solo due giorni alla settimana e il numero dei dipendenti è ridotto del 50%. Anche a Luming la situazione è simile. L’azienda riferisce di ricevere meno di 20 tonnellate di materiale grezzo su base giornaliera, ciò rende difficile mantenere le normali operazioni.

A Shanghai vi sono circa 40.000 ristoranti. La città ha concesso in licenza a più di 20 società con 450 operatori la raccolta ed il trasporto dei rifiuti d’olio ai locali di protezione ambientale di Zhongqi Shanghai e Shanghai Luming. Tuttavia, le compagnie ricevano solo intorno al 30% dei rifiuti totali prodotti ogni giorno dalla città. Non vi sono dubbi il restante 70% dell’olio mancante viene inviato illegalmente per essere riutilizzato nei ristoranti, anche se le aziende di raccolta negato le accuse.

Lu Fengchao, che lavora presso Jiangsu a Suzhou, riferisce al China Daily, di poter disporre solo del 20% dell’olio poiché il resto finisce nel network dei riciclatori illegali. Ribadisce che dispongono di una rete molto vasta e quasi ogni giorno, i loro operatori debbono scontrarsi con questi nelle dispute per il possesso dell’olio delle fogne. E le cose possono anche finire male. Con una sola telefonata il racket dell’olio può inviare un gruppo di teppisti per allontanare gli operatori legali.

Anche se Jiangsu è l’unico raccoglitore approvato dal governo di Suzhou, alcuni proprietari dei ristoranti preferiscono ignorare i regolamenti. Sono soprattutto i proprietari ed i gestori delle mense delle grandi fabbriche e aziende, per la maggior parte statali, che si rifiutano di fornire l’olio usato perché vogliono essere pagati. E per questo lo vendono a riciclatori illegali per circa 4.000 RMB a tonnellata.

Le autorità di Shanghai per impedire il ritorno sulle tavole dell’olio delle fogne hanno elaborato una nuova strategia ovvero permettere alle compagnie di sostegno energetico di raccogliere direttamente le materie prime. Il numero dei passaggi intermedi viene così ridotto, le aziende di trattamento diventano pienamente responsabili per l’intera catena di raccolta, trasporto e trasformazione dell’olio dei rifiuti. Con l’introduzione di questo nuovo regolamento, tutti i ristoranti della città sono tenuti ad installare macchine progettate per impedire lo scarico dell’olio nelle fogne della città. Questa apparecchiatura toglie la possibilità alle bande di raccogliere l’olio ed il grasso e separarlo dalle acque reflue prima di entrare nel sistema di fognature. L’installazione dei nuovi macchinari verrà completata entro la fine del 2012.

Il resto della Cina non se la passa meglio

Ma cosa accade nelle altre città cinesi? Un ufficiale di polizia in Nantong, della provincia del Jiangsu, ha mostrato ai residenti locali come distinguere l’olio delle fogne da quello nuovo e salutare, infatti è iniziata da settembre 2011 una campagna per ridurre l’uso d’olio. Secondo le stime sono tra le 2 e 3 milioni di tonnellate d’olio riciclato quelle che hanno raggiunto ristoranti, alberghi e mense pubbliche. L’olio recuperato dalle fogne è stato venduto ad un prezzo di 11.000 RMB a tonnellata. Sono più di 700 gli indagati e 60.000 tonnellate d’olio riciclato sono state sequestrate durante l’operazione, coinvolgendo 28 provincie e comuni.

Il 20 dicembre 2011 la polizia ha arrestato 52 sospetti che hanno prodotto e venduto  olio riciclato dai rifiuti nella provincia di Jiangxi. Secondo la polizia dal 2010, più di 2.000 tonnellate di olio delle fogne sono state prodotte nella sola Contea di Nanchang. Una parte è stata acquistata da una società di mangimi del Guangdong. L’olio dello scolo raffinato veniva venduto a compagnie regionali all’ingrosso e ulteriormente distribuito ai mercati e ristoranti dopo essere miscelato con olio da cucina ed etichettato con marchi non registrati e come prodotto di “qualità”. La polizia ha riferito che l’olio coinvolto nel caso della provincia di Jiangxi può essere stimato per un valore complessivo di 10 milioni di RMB.

La Cina consuma circa 22,5 milioni di tonnellate all’anno di olio, da questo dato il professore He Dongping della Wuhan Polytechnic University riferisce che 1 ristorante su 10 cucina con l’olio delle fogne. (ndr. Chiunque può inconsapevolmente cibarsi di piatti cucinati con l’olio delle fogne). He Dongping ha riferito al China Daily che ottimisticamente ci vorrano una decina d’anni per risolvere il problema dell’olio riciclato. U.S. National Institute of Environmental Health Sciences ha iniziato una serie di studi per comprendere come possa agire sugli individui l’assorbimento cronico di aflatossina. Questa tossina è correlata al cancro al fegato. La Cina e l’Africa risultano gli stati con il maggiore numero di individui con patologia al fegato, questo nuovo problema dell’olio complica una situazione già difficile.

L’olio nocivo delle fogne, mostra una triste realtà, non solo per il danno ai consumatori, ma anche nei confronti di chi inconsciamente, per risparmiare, ha acquistato e proposto, in buona fede, ai propri clienti delle pietanze cotte con dell’olio scadente e pericoloso. Ma ora che il caso è noto, chi risparmia può chiaramente essere etichettato come complice di queste frodi al tavolo da pranzo del popolo. L’anno scorso, il Consiglio di stato, aveva imposto la chiusura temporanea delle imprese che utilizzano l’olio riciclato, aveva anche minacciato la revoca della licenza e la persecuzione penale.

Ma vi era già una legge del 2009 con sanzioni più dure per i produttori di alimenti alterati. Il motivo che permette il continuo circolo di cibi modificati e nocivi è l’avidità dei venditori che attira i rapaci produttori, i quali senza scrupolo aggirano le leggi esistenti ed i decreti del governo. Uno dei problemi principali è che nonostante si facciano chiudere laboratori o aziende, mettendo agli arresti i responsabili, inesorabilmente si ricrea la stessa realtà precedentemente estirpata. I nuclei sono capillarmente diffusi su tutto il territorio e il problema sta diventando un’ossessione per molti consumatori. La sicurezza alimentare appare come una promessa vuota, dato che la supervisione ed il controllo appaiono difficili.

Infatti il tofu e l’olio non sono gli unici alimenti a rischio, ogni giorno ci si può imbattere in una lunga lista: le verdure contaminate dai pesticidi o annaffiate con l’acqua delle fogne; la carne di maiale contaminata con clenbuterolo o alterata con altre sostanze coloranti per essere venduta come carne di manzo a prezzo maggiorato; il pesce trattato con cancerogeni e antimicrobici; le uova colorate con tintura industriale; il falso liquore che può causare danni permanenti; le finte birre e le finte bibite gassate che provocano dolori addominali; i cibi essiccati per strada, tra polvere ed inquinamento, messi nella grandi produzioni senza controlli, presentando polvere sassi e quindi anche danneggiare i denti; senza calcolare le piccole, medie e grandi attività che conservano gli alimenti senza rispettare le basilari regole dell’igiene. Sono in molti a domandarsi quali possano essere gli effetti collaterali nell’assunzione casuale di questi cibi.

Fonti: Beijing News, Xinhuanet, China Daily, Time

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