Il ritorno di Google.cn o la dipartita definitiva?

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Non si capisce bene cosa accadrà nelle prossime ore, quando scadrà la licenza di Google per operare in Cina come motore di ricerca, l’unica cosa certa è però la presa in giro di noi utonti.

Facendo però un po’ di prove con Google, scopriamo che in effetti Google.cn c’è ancora, ma in versione “simulata”, dato che se si prova a cliccare nel campo di ricerca, si viene immediatamente reindirizzati alla versione di Hong Kong, come negli ultimi mesi.

Abbiamo letto su numerosi quotidiani italiani e stranieri che la versione di Hong Kong non era filtrata. Assolutamente falso.

Che il filtro sia applicato da Google o dalle autorità cinesi, all’utente non fa la minima differenza.

Per cui la mossa sbandierata come una difesa dei diritti civili dei netizen cinesi o residenti in Cina, è in realtà, ai fini pratici o una bieca operazione commerciale e di immagine o una goffa operazione anti censura, ma propendiamo per la prima ipotesi giacché si lasciano girare voci fuorvianti che danno la versione di Hong Kong, per i fruitori cinesi, libera da filtri e condizionamenti.

Chi ci rimette come al solito sono i cittadini qualunque che si sentono giustamente presi in giro dalle “buone azioni” di Google.

Se poi si dovesse anche verificare la possibilità che Google si rimangi tutto quello che ha detto per voce del suo avvocato a gennaio, cadremmo senza dubbio nella presa in giro a 360 gradi.

Le ultime parole famose: “this redirect, which offers unfiltered search in simplified Chinese, has been working well for our users and for Google.” (da Gizmodo)

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Ecco i famosi risultati non filtrati di Google Hong Kong per i netizen in Cina!

 

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