I problemi dei giovani cinesi

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Tutti dicono che i cinesi sono terribili manager, e un ufficio qualunque avrà più drammi politici del Romanzo dei Tre Regni e della casata Clinton messe insieme.

I manager occidentali sanno che i cinesi hanno problemi a cooperare ed hanno speso milioni di dollari nel tentativo di formarli e risolvere questa tendenza. Ma a differenza dei processi produttivi, il concetto di cooperazione è ben più difficile da instillare nei cinesi a causa del fallimento delle scuole superiori in Cina.

Prendiamo in considerazione la vita di uno studente americano delle superiori. Può fare sport, partecipare alle assemblee studentesche, fare volontariato, avere una vita sentimentale, lavorare part time al MacDonald’s. La scuola può essere una gara per la popolarità, una giungla, una prigione o solo una seccatura, in base anche alla posizione sociale. Gli insegnanti e i genitori, nel frattempo, hanno mollato la presa su questi teenagers testardi e ribelli e molti di loro cercheranno al massimo di tenerli lontani dalle droghe. Gli anni della adolescenza sono accompagnati da drammi senza fine: combattimenti con i genitori per il coprifuoco, non entrare nella squadra di calcio o in quella delle cheerleader, essere lasciati, depressione, anoressia, sindrome da Godot, etc.

Adesso considerate la vita di un teenager cinese. Passa la vita a scuola a studiare, e studia anche nei weekend, rinchiuso nella sua camera. L’appartamento dei genitori e l’aula solastica sono ambedue allo stesso tempo prigioni e i confini della sua esperienza ed immaginazione. I genitori cinesi vedono il loro unico figlio come un vascello per le loro aspirazioni e la pensione: gli insegnanti vedono gli studenti esclusivamente come dei risultati scolastici e possibili opportunità finanziarie da sfruttare. Il significato e lo scopo della vita è chiaro e semplice: studia duro, ottieni un punteggio elevato negli esami nazionali e diventa un funzionario di medio livello.

Ai genitori può non piacere la ribellione dei teenager americani e agli insegnanti può infastidire la loro mancanza di attenzione, ma gli psicologi vi spiegheranno che per un teenager questo è uno dei momenti più importanti della sua vita, per costituire le basi della propria identità, e permettergli di affrontare il mondo come un essere umano indipendente. Il giovane cessa di bramare l’approvazione dei genitori e degli insegnanti, e invece cerca l’approvazione dei suoi coetanei. Affronta pericoli assolutamente non necessari (scommettere di poter mangiare 10 hamburger alla volta) e si mette in situazioni di pericolo costante (mangiare 10 hamburger alla volta). Vive trionfi esilaranti (avere un appuntamento con una cheerleader) e tragedie abissali (la cheerleader cancella l’appuntamento). Affronta ostacoli impossibili (sua madre) e sfide mortali (la classe di matematica). Cercherà alleati (leggerà The Fountainhead, La fonte meravigliosa di Ayn Rand) e il senso della vita (leggerà una seconda volta The Fountainhead). Un giorno la sua memoria rielaborerà tutti questi ricordi dei suoi tumultuosi anni dell’adolescenza per scrivere la sua versione delle Eneide (così perdonatelo se la sua memoria non ha più spazio per la tabella periodica, e prende solo B+ in chimica).

Così, durante il processo per formulare la sua identità, il teenager potrà anche essere un idiota egoista, ma è la stessa fase che gli darà gli strumenti (l’empatia) per capire che è stato un idiota egoista.

Inserendosi in differenti ruoli in differenti situazioni (uno studente, un impiegato, un amico, un collaboratore, un amante) il teenager esplora e concepisce i confini e i limiti del mondo, sviluppando la coscienza sociale e le qualità necessarie per navigare nel mondo. Scopre che non può modellare la realtà secondo la sua visione della vita (il suo datore di lavoro lo licenzierà se arriva in ritardo e la ragazza lo mollerà se non la smette di flirtare con la sua migliore amica), e così lentamente capisce come conformarsi e trovare il suo ruolo nella società. Il dolore e le conseguenze delle sue azioni lo forzano a riflettere sui suoi modi testardi ed egoistici. Lentamente, ma con la forza di un ghiacciaio, capisce come accettare la validità e la legittimità degli altri punti di vista: il suo modo di pensare diventa più sfumato e tollerante, più aperto e ben disposto ad accettare le diversità. E la smetterà di raccomandare The Fountainhead e Atlas Shrugged  a tutti i suoi amici.

Questo sviluppo simbiotico di identità e empatia è quello che gli educatori chiamano “processo di socializzazione”: la ricerca appassionata e veemente per l’indentità verrà attenuata e inglobata dallo sviluppo dell’empatia, che gli permetterà un giorno di entrare nella società come cittadino e cooperare con gli altri.

Il primo passo cruciale in questo processo è il permettere ai teenager di prendere rischi e di sbagliare, essere testardi e irragionevoli, ed essere i disadattati antisociali che naturalmente sono. Ma le famiglie e le scuole cinesi non permettono nemmeno il trucco o gli appuntamenti, allontanano rischi e pericoli, trionfi e tragedie, ostacoli e sfide.

Ai ragazzi e alle ragazze non è permesso di stare più vicini di un metro nei campi scolastici, ci sono regole precise per il taglio dei capelli e per le uniformi, non ci sono servizi per i cellulari o accessi ad internet. Tutti gli studenti vestono, sembrano, si muovono e pensano allo stesso modo, e il più grande orgoglio di un amministratore è vedere i suoi 1000 studenti fare ginnastica ritmica perfettamente sincronizzati su un campo di calcio. Le pareti e i cancelli limitano i movimenti degli studenti, le telecamere di sicurezza e gli occhi degli insegnanti tracciano gli studenti, e se potessero, i presidi installerebbero dei tracciatori GPS in ogni singolo alunno. Se tutto ciò non è sufficiente per deprimere e stressare i giovani, i loro insegnati e/o i loro genitori ricorderanno loro che sono inutili e senza valore.

Il risultato di tutta questa irragionevole ed inutile repressione è che gli studenti cinesi sono davvero beneducati e gentili. Ma alla fine del loro percorso scolastico non saranno mai in grado di scrivere la loro versione delle Eneide (sebbene forse i più letterati saranno in grado di scrive la Favola di Peter il Coniglio). Si laureeranno nelle migliori università, ma mancherà loro simpatia ed empatia, che li ostacolerà nello sviluppare e controllare relazioni personali e professionali; non saranno in grado di capire la tolleranza e la fiducia, solo potere e paura. Potranno diventare top manager, ma mancherà loro auto coscienza e auto riflessione, perseguiteranno e criticheranno i loro subordinati, facendo diventare il posto di lavoro un regime repressivo freddo e stagnante.

Avendo perso i tumultuosi anni dell’adolescenza, i cinesi sono per sempre condannati a vivere come teenager le loro vite. Se gli americani sono testardi, in balìa delle pulsioni, rabbiosi, insicuri, impetuosi, accondiscendenti, estremi e paranoici nei loro anni dell’adolescenza, i cinesi possono soffrire di problemi psicologici per tutta la loro vita. (…)

L’autore: Jiang Xueqin scrive per The Diplomat. E’ dirigente presso la Shenzhen Middle School, il principale centro in Cina per la riforma progressiva del sistema educativo.

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