Brave New Beijing

Libri su Pechino

Recentemente un libro e un film, entrambi ambientati a Pechino, mi hanno offerto alcuni spunti sul presente e il futuro della Cina.

Tips: Recently a book and a movie, both based in Beijing, gave me some insights about China’s present and future. The first one is a novel published in Hong Kong, for a relatively little niche of mainland Chinese readers, while the second one is the film adaptation of a local bestseller. (English version here)

Il primo è un romanzo pubblicato ad Hong Kong, per una nicchia relativamente piccola di lettori cinesi, mentre il secondo è una versione cinematografica di un bestseller locale. Il libro è 2013, L’Era D’Oro, di Chen Guanzhong, uno scrittore Taiwanese/Hongkongese che vive a Pechino. E’ un interessante romanzo di fantascienza in stile Orweliano: la Cina è l’unica vincitrice di una seconda crisi finanziaria mondiale, lo spirito cinese è ai massimi livelli e il confine tra lavaggio del cervello e soft-power non è mai stato così labile; solo pochi eletti riescono ad “intravedere la Matrice”.

Pechino è la fiorente capitale dell’Impero. Il personaggio principale, lo stesso scrittore, siede al Sanlitun Village, sorseggiando una tazza di “Lonjing Latte”, Starbucks è stato acquisito da Wang Wang e Adidas sopravvive grazie a Lining. La globalizzazione ha assunto un gusto cinese, “cinese” ora è sinonimo di trendy e di successo. La formula magica è una fortissima crescita del consumo interno, oltre a un po’ di lavaggio del cervello, l’equazione della stabilità è “consuma di più, pensa (e ricorda) meno“.

2013

Chen Guanzhong cita Lu Xun (The Good Hell That Was Lost) per sintetizzare il dilemma della pillola blu/pillola rossa: cosa sceglieresti tra un “buon inferno” o potremmo dire l’amara verità, e un “paradiso finto” di un coraggioso nuovo mondo? Quando la persona amata gli rivolge la domanda fatidica, il personaggio principale capisce immediatamente che una volta preso coscienza di questa domanda, non è facile dare una risposta. Ma questo genere di domande inopportune non impensierisce Du Lala e il suo pubblico. Lei è la protagonista del blockbuster “Go Lala Go“; fino ad oggi il film ha incassato 15 milioni di dollari al botteghino, e si può dire che ormai è una delle promotrici non ufficiali del “Paradiso Finto” per il pubblico di massa.

Il film è un racconto urbano che parla della brillante carriera a Pechino di una ragazza in una grande corporation straniera. Ogni stadio della sua scalata è introdotto da informazioni precise riguardanti la sua posizione e il suo salario, da 2500 RMB a 25.000 RMB in dieci anni di duro lavoro e di difficili storie amorose. Alla fine lei ne esce vincitrice, un idolo per tutti i giovani della capitale che cercano di trovare un lavoro e sopravvivere ad una competizione asfissiante. La prima scena del film è una versione a Pechino di Sex & The City. Il paesaggio della capitale del distretto d’affaari è scintillante tanto quanto i grattacieli di New York: dal Yintai Center al Beijing World Financial Center, tutti gli angoli luccicanti della prosperità introducono il pubblico alla “coraggiosa nuova Pechino”.

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Sin dai primi stadi della carriera di Lala, nonostante il suo salario mensile di soli 365 dollari al mese, la giovane veste come per una sfilata di moda; l’intero ufficio sembra la redazione di Vogue, il cielo è sempre blu, mentre la città vibra al ritmo di cool jazz e stacchi alla MTV. E’ il mondo del product placement di massa e il numero infinito di loghi e brand che appaiono sullo schermo sono i veri protagonisti di uno stile di vita di successo: Lenovo, Ikea, Kartell, Marlboro, Gucci, D&G, Hermes, Lipton, Mazda, Motorola, Zhaopin.com etc. Ogni cosa nel film mi ricorda l’era dorata del 2013 di Chen Guanzhong e la sensazione che ho provato sin dall’inizio del libro è che in effetti l’autore sta proiettando nel futuro quello che è già sotto i nostri occhi. Dobbiamo solo distogliere lo sguardo quando vediamo qualcosa che ci infastidisce la vista, ed in realtà, non dobbiamo neppure farlo: il Grande Fratello della rigogliosa industria cinematografica cinese ha già impacchettato una nuova, stilosa e potente immagine della capitale. Se credete di non appartenere ancora a quest’epoca d’oro, è solo perché siete ancora nel mezzo del processo: anche se non potrete scorgere la vostra felice destinazione finale, il futuro prossimo è già sullo schermo, pronto per rimodellare la vostra immaginazione. E come Bunuel diceva: I film sognano di essere realtà e la realtà sogna di essere finzione.

La generazione di Lala, quella post anni 80, ha sperimentato sin dall’infanzia lo stress di dover soddisfare le aspettative dei genitori e i sogni di stabilità di un paese in pieno boom economico caratterizzato da un numero infiniti di ooportunità e da una durissima competizione. Così i giovani passano anni a studiare e poi a lavorare senza scoprire il “mondo esterno”, senza avere la possibilità di una spensierata esplorazione della vita. In altre parole, hanno il loro “buon inferno”.

Una volta raggiunta una buona posizione professionale, in qualche modo hanno ripagato il debito emozionale verso la famiglia, finalmente una considerevole quantità di pressione viene espulsa e la disponibilità di un budget consistente per la prima volta consegna loro una possibilità di scelta. Finalmente possono scoprire ed esplorare il mondo ma ancora non hanno la minima idea di come farlo, inoltre sentono che dovrebbero essere premiati per gli sforzi e i sacrifici di una vita.  La cultura di consumo di massa offre innumerevoli occasioni prima ancora di essere coscienti di poter scegliere. Nel mondo di Lala della generazione post ’80, non ti viene chiesto di focalizzare la tua attenzione sulle tue reali necessità e di utilizzare la tua energia in eccesso per la tua auto conoscienza, non sei abituato a coinvolgerti in questioni politiche e sociali, hai solo identità brandizzate e soldi da spendere. Una volta entrato nell’era dorata, non vorrai riesumare il “buon vecchio inferno”, ma assaporerai il paradiso presente senza pensare se è realtà o finzione, e l’accesso a un mondo fittizio è diventato il più importante obiettivo di molti giovani nati negli anni ’80.

Tornando al libro di Chen, cito He Dongsheng, un malinconico dirigente del Governo Centrale del Popolo. Quando gli è stato domandato come le autorità riescano a rimuovere totalmente immagini spiacevoli dalla memoria collettiva della gente, come insomma le persone possano dimenticare il passato, la sua risposta è: “Non so come spiegarlo e tutto ciò mi fa sentire perplesso. Probabilmente il mondo reale non è come i romanzi gialli dove alla fine tutto viene spiegato [..] Sfortunatamente credo nel materialismo, altrimenti avrei certamente affermato che è la volontà di Dio, è Dio che vuole che il Partito governi il paese. Dio benedica il Partito“.


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