Recensione di ‘M Butterfly’ di David Cronenberg

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Ci troviamo a Pechino ed è il 1964, René Gallimard, è un funzionario presso l’Ambasciata di Francia nella capitale cinese.

M. BUTTERFLY di DAVID CRONENBERG (1993)

Durata: 100′
Origine: Canada, Usa
Tratto: dalla Piece teatrale di David Henry Hwang
Produzione: GABRIELLA MARTINELLI PER GEFFEN PICTURES
Distribuzione: WARNER BROS. ITALIA (1994) – WARNER HOME VIDEO (GLI SCUDI)
Interpreti: Jeremy Irons, John Lone, Barbara Sukowa, Ian Richardson
Sceneggiatura: David Henry Hwang
Fotografia: Peter Suschitzky
Musiche: Howard Shore
Montaggio: Ronald Sanders
Scenografia: Carol Spier

Ci troviamo a Pechino ed è il 1964, René Gallimard, è un funzionario presso l’Ambasciata di Francia nella capitale cinese.

Le funzioni di diplomatico di Gallimard lo portano a partecipare attivamente alla vita mondana e culturale della città.

Una sera a teatro assiste alla rappresentazione di “Madama Butterfly”.

La protagonista attrae la sua attenzione e curiosità.

L’interprete dell’opera, Song Liling, accetta di conoscerlo e tra i due c’è subito un’attrazione che li porta presto ad innamorarsi ed a diventare amanti clandestini.

Gallimard per Song trascura la moglie,che lascerà, i suoi amici ed è sempre meno interessato a molti impegni mondani utili alle relazioni diplomatiche dell’ambasciata.

Song è un essere delicato, dall’animo gentile: è facile essere innamorati di una persona così.

E’ sempre pudica e riservata: René grazie alle attenzioni e per il suo prezioso amore perfeziona la sua conoscenza della cultura cinese, riesce anche ad acquisire la stima e l’appoggio dell’Ambasciatore ma allo stesso tempo l’invidia dei colleghi, poiché è diventato vice console.

I consigli e pareri dell’amante diventano sempre più importanti per René nel formulare decisioni politiche per l’ambasciata sulla presenza e la politica degli Occidentali a Pechino.

Però dopo un suggerimento sbagliato, René viene rispedito in Francia e perde gli alti gradi ricevuti.

La relazione dura ancora per anni.

Song giunge in Francia ed annuncia di avere avuto da René una bambina. Dopo essere stato licenziato dall’ambasciata, diventa un fattorino per associazioni governative ed alcune informazioni politiche vengono trapelate.

René non ha capito per tutto questo tempo di essere stato vittima di una terribile trappola: solo dopo il processo intentato contro di lui a Parigi nel 1972 scopre tra risa e scherni che Song Liling è un uomo ed una spia dei Servizi segreti cinesi.

Song dopo essere stato smascherato, viene rispedito in Cina, mentre Gallimard, testardo, incredulo e disperato, messo in carcere, è più ossessionato della scoperta della vera natura dell’amante, che dalla cospirazione.

Impazzisce e diventa un attore nella prigione e durante un folle-innamorato monologo struccandosi si uccide.

Il film prende ispirazione da un’opera teatrale di David Henry Hwang, rivisitazione della celebre opera lirica, dove vengono sviluppati nuovi lati psicologici e sentimentali.

La pellicola è molto profonda nell’indagare l’ossessione della passione da parte di Gallimard per una persona che nel tempo scopre e capisce che lo ha ingannato e tradito: Song non ha mai rivelato la sua identità sessuale per dedizione e fedeltà al partito ed anche per una causa in cui credeva.

Gallimard non vuole accettare la realtà perché è innamorato sempre della sua “Madama Butterfly”, solo quando capisce che è stata tutta una pura e dolce illusione si taglia il collo con lo stesso specchio che usa per truccarsi, forse come si truccava lei prima di entrare in scena.

Nella sequenza dove avviene il suo sgozzamanento, il bianco e il rosso dei colori tradizionali del trucco teatrale si fondono e si mescolano con il caldo e fluido sangue che scorga dal collo.

La fotografia, i colori, le sottigliezze di trama della pellicola possono rivelare in molte occasioni la ragnatela che si tesse, ma l’abiltà del regista è di riuscire a criptare senza concreti sospetti fino agli ultimi minuti del film gli intrecci della vicenda.

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