Google potrebbe abbandonare la Cina dopo i recenti attacchi informatici

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Attacchi hacker a Google

Google Inc. ha rilasciato in una dichiarazione che potrebbe abbandonare la Cina, dopo che un’inchiesta interna ha rivelato che gli attacchi informatici a cui è stata sottoposta erano originari dalla Cina.

Mai fino ad oggi un’azienda aveva rimproverato così duramente il gigante cinese. L’attacco ha preso di mira 34 compagnie e organizzazioni, secondo quanto rilasciato da due persone coinvolte nelle indagini, che si sono protratte per alcune settimane.

Gli investigatori stanno cercando di capire se l’attacco è legato in qualche modo al governo cinese o ai suoi servizi di intelligence. D’altra parte, l’incursione ha suscitato l’interesse della National Security Agency, ovvero i servizi segreti americani.

La società di Mountain View è stata oggetto di un attacco mirato ad alto contenuto tecnologico, la cui origine risalirebbe alla Cina, attorno a metà dicembre, che ha portato come risultato alla trafugamento di proprietà intellettuali. Inoltre sono state fornite prove che uno degli scopi principali dell’attacco erano gli account di posta di Gmail di alcuni attivisti per i diritti umani cinesi. Un portavoce della compagnia si è rifiutato di rivelare l’identità delle altre compagnie colpite, specificando solo che si tratta di organizzazioni americane o che lavorano con gli Stati Uniti. Un portavoce di Adobe ha aggiunto che lo stesso gigante del software è stato oggetto di attacchi simili a quelli di Google.

Se pare quantomeno improbabile che Google abbandoni seriamente la Cina, il mercato con maggiori potenzialità di crescita, ad ogni modo questa dichiarazione giunge come un fulmine a ciel sereno sugli interessi occidentali nel paese, che dovranno essere da questo momento ben più difesi da incursioni esterne. Nel paese vi sono qualcosa come 338 milioni di utenti internet. Un gesto pubblico come quello di Google non può inoltre che far infuriare le autorità cinesi, mettendole in una posizione di serio imbarazzo. Allo stesso tempo anche altre compagnie hitech, fino a questo momento più concilianti con Pechino, sono state messe alle corde.

Google inoltre ha fatto sapere che avvierà una serie di colloqui con le autorità cinesi, per poter seguire le proprie operazioni senza i filtri della censura. “Non abbiamo più intenzione di continuare a filtrare i risultati” di Google.cn, la versione in cinese del popolare motore di ricerca, ha detto il legale della compagnia, David Drummond. “Ci rendiamo conto che questo potrebbe portare alla chiusura di Google.cn, e potenzialmente, dei nostri uffici in Cina”. Le autorità cinesi non sono state disponibili finore a rilasciare commenti. Il governo in passato si è sempre difeso, ricusando la responsabilità degli attacchi informatici verso entità straniere.

A lungo i vertici di Google si sono confrontati su questa decisione. Eric Schmidt, Chief Executive di Google, era preoccupato per le possibili conseguenze di questo gesto. Ma il co-fondatore Sergey Brin ha cercato di spingere verso questo scontro tra titani.

Google ha lanciato la versione in cinese nel 2006, sin dal primo momento oggetto di aspre critiche dai commentatori occidentali, giacché i risultati venivano filtrati per compiacere le autorità cinese. Le tensioni tra Google e il governo cinese sono cominciate subito, fino a quando nel 2009, la Cina ha accusato Google di promuovere la pornografia all’interno del suo motore di ricerca. Youtube, il popolare sito di video sharing di proprietà di Google, è inaccessibile ormai dallo scorso marzo.

Google ha affermato che per ora solo due account di Gmail sono stati violati. Nessuno dei servizi web del colosso di Mountain View è stato danneggiato in maniera significativa.

“Questi attacchi, combinati con le limitazioni alla libertà di parola sul web, ci hanno portato a concludere che dovremmo rivedere i nostri affari in Cina”, ha scritto Drummond.
Gli attacchi sono stati lanciati da almeno sei indirizzi internet di Taiwan, una mossa comune degli hacker cinesi per mascherare la loro reale origine. E’ stato anche attaccato Rackspace, uno dei maggiori hosting internet americani, con sede a San Antonio. Un server sarebbe stato danneggiato e disalbilitato.

Ma la questione è già arrivata alla Casa Bianca. Hillary Clinton, segretario di stato americano, ha detto che le accuse di Google sono state prese molto seriamente e che i vertici cinesi sono già stati contattati per delucidazioni.

Le entrate di Google in Cina sono relativamente piccole, secondo alcuni analisti corrisponderebbero a pochi punti percentuale dei 22 miliardi di dollari di incassi del 2008. Ma ovviamente i 338 milioni di utenti cinesi fanno gola. Google è attualmente utilizzato in Cina dal 31.3% degli utenti, contro il 63,9% di Baidu.

Google pertanto potrebbe seguire l’esempio di Ebay e Yahoo, che hanno progressivamente abbandonato il mercato cinese, anche se nessuna di queste compagnie aveva apertamente condannato il governo di Pechino.

Fonte: http://online.wsj.com/article/SB126333757451026659.html?mod=rss_Technology

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