Foxconn, il gigante che produce tutto

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Foxconn, un nome sconosciuto ai non addetti ai lavori, ma che è entrato nelle case di tutto il mondo.

All’interno delle sue fabbriche vengono prodotti componenti per Apple, Sony, Microsoft, Dell, HP, Motorola, Amazon, Nintendo, Intel, Cisco, Nokia e tante altre.

Ad oggi, è quasi impossibile non avere in casa almeno un prodotto al cui interno pulsa qualche scheda targata Foxconn.

L’Iphone, l’Ipod, il Macmini, il Wii, l’Xbox 360, la Playstation 2 e 3, l’Amazon Kindle, i cellulari Motorola vengono tutti prodotti qui. Foxconn è stata fondata nel 1974 (controllata da Hon Hai Precision Industry Co) dal magnate Terry Gou, all’epoca poco più di un giovanotto pieno di idee, facendosi prestare 7500 dollari dalla madre.

All’epoca la compagnia aveva 10 dipendenti e produceva plastiche per televisioni.

La sua è una storia parallela e complementare a quella dell’intera Silicon Valley. Nei primi anni ’80 la ditta comincia a produrre connettori per pc, entrando nel nuovo business dei computer.

Nel 1988 Terry Gou ha aperto la sua prima fabbrica in Cina a Shenzhen (Longhua Science & Technology Park), dove oggi lavorano qualcosa come 270.000 tra operai, dirigenti e impiegati.

La famiglia proveniente dallo Shanxi, nel 1949, seguì il Partito Nazionalista a Taiwan.

Terry, che oggi è uno degli uomini più ricchi del mondo, negli scorsi anni è stato ricattato da un’amante per uno video dove faceva sesso con la donna.

Ma questa è un’altra storia.

Siamo ormai così grandi che non possiamo più nasconderci

La Foxconn dunque è il più grande fornitore del mondo di dispositivi elettronici e conta oggi quasi 500.000 impiegati ed ha impianti e laboratori in Cina, Stati Uniti, Giappone, Repubblica Ceca, Ungheria, Messico, Brasile, India e Vietnam.

Dal 2003 ha cominciato anche a produrre schede madri per pc sotto il suo nome.

Ha un fatturato da oltre 40 miliardi di dollari, equivalente a quello di Motorola e CBS messe insieme.

“Siamo ormai così grandi che non possiamo più nasconderci” ha detto Terry Gou in un’intervista al Wall Street Journal.

Tanto per dare un’idea, il valore della compagnia è pari a quello di tutti e 10 i suoi principali competitors messi insieme.

Il segreto del successo di Foxconn sono i ferrei controlli di qualità, la discrezione e la segretezza, mantenute davvero ad ogni costo.

All’interno del suo principale stabilimento a Shenzhen, il Longhua Science & Technology Park, oltre alle fabbriche, ai dormitori e alle mense degli operai, vi sono anche un ospedale, i pompieri, piscine, banche, fruttivendoli, negozi, internet cafè e persino una televisione privata interna, la Foxconn TV.

Durante i periodi di produzione più intensi lo stabilimento arriva ad assumere fino a 3000 operai al giorno.

longhua-plant

Uno schema del Wall Street Journal dedicato all’impianto di Longhua a Shenzhen dove lavorano centinaia di migliaia tra operai e impiegati. Una vera e propria città

Controversie

Foxconn però negli ultimi anni è diventata tristemente celebre per le stressanti condizioni lavorative a cui sottopone i suoi dipendenti: orari lunghissimi, pochi giorni di vacanza e un clima sostanzialmente dittatoriale l’hanno messa al centro del mirino di tante testate giornalistiche e associazioni umanitarie.

Nel giugno del 2006 venne accusata di violare i diritti dei lavoratori.

Apple, cliente fedele dal lontano 1986, lanciò un’indagine interna per accertare quanto detto.

Il risultato scagionò parzialmente Foxconn, ma il team di ispettori in compenso scoprì che in effetti gli orari dei lavoratori spesso non venivano rispettati.

Gli impiegati e gli operai erano spesso costretti a lavorare più di 60 ore alla settimana, e spesso senza giorni feriali.

Secondo un portavoce della compagnia, il salario minimo negli stabilimenti di Shenzhen è di 101 dollari al mese (per turni anche di 15 ore al giorno).

dormitori
Un’immagine esclusiva dal sito del Mail

Il “codice di condotta” stilato da Apple veniva così non rispettato e queste violazioni finivano per gettare pertanto cattiva luce sulla casa di Cupertino.

Inoltre si scoprì che i nuovi assunti venivano sottoposti a un regime praticamente militare, e che i lavoratori che erano stati puniti, rimanevano sotto osservazione per lunghi periodi.

Foxconn ha ammesso di avere spinto i suoi lavoratori a lavorare fino a 80 ore extra al mese, contraddicendo la legge sul lavoro locale che ne concede 36.

La compagnia denunciò i due giornalisti taiwanesi che avevano messo in luce gli abusi. Wang You e Weng Bao di China Business News vennero così denunciati da Foxconn che richiese quasi 4 milioni di dollari di indennizzo.

L’intervento di Reporter Senza Frontiere scongiurò il peggio chiamando in causa direttamente Steve Jobs.

Foxconn pertanto si limitò a chiedere un indennizzo simbolico di uno yuan (circa dieci centesimi di euro).

Ma il peggio doveva ancora venire.

Il 16 luglio di quest’anno, Sun Danyong, un impiegato di Foxconn si suicidò a Shenzhen lanciandosi dal dodicesimo piano dell’edificio in cui viveva.

Sun nell’ultimo periodo era sotto indagine degli ispettori di Foxconn per un prototipo scomparso di terza generazione di iPhone, il recente 3GS.

Gli era stato affidato il compito di spedire 16 prototipi.

Ma uno scomparì durante l’operazione. Secondo il Southern Metropolis Daily, gli agenti della compagnia taiwanese perlustrarono minuziosamente il suo appartamento e lo picchiarono durante gli interrogatori.

Il caso suscitò molto scalpore in tutto il mondo e gettò una luce oscura sulla questione della segretezza richiesta da Apple.

Fino a che punto si può arrivare per tutelare un brand?

In seguito, Foxconn si è ufficialmente scusata con la famiglia per l’incidente.

Il dirigente responsabile per il suicidio di Sun è stato licenziato, e una indagine parallela della polizia è tuttora in corso.

Fonti: Wikipedia, Southern Metropolis Daily, Mail, China Business News, Appleinsider, Wall Street Journal

Photo by mattsches

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