La tradizione cosmologica in Cina

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All’interno della tradizione cinese si percepisce indipendentemente dalla dottrina scelta, un reale strato ‘culturale’ e di tradizioni su cui tutti i grandi maestri plasmano le loro dottrine e a cui restano sempre legati con un cordone ombelicale.

Se possiamo considerare Confucio come spartiacque di una tradizione che vede in lui l’iniziatore di un pensiero ‘filosofico’ di riflessione e studio attento nei confronti di varie tematiche (il governo, l’uomo, il Cielo etc.), dobbiamo anche riconoscere l’esistenza prima di lui di una tradizione millenaria e eterogenea. Confucio stesso si vede come restauratore di una cultura in declino, quella Zhou, che dall’undicesimo secolo prima di Cristo regnava nella Cina antica con tutta l’efficacia e la potenza di un apparato feudale e rituale ben definito.

Tutti i cerimoniali dei Zhou sussistono in Lu [lo stato natale di Confucio]. Solo ora comprendo la potenza del Duca di Zhou [sovrano di Lu] e perché il suo casato regnò” .

Senza insistere nella ricerca storica in ambito pre-confuciano, perché ciò ci allontanerebbe dal percorso prescelto, ci vorremmo comunque soffermare su di una porzione della tradizione cinese che viene comunemente chiamata ‘medicina tradizionale’ .
È veramente difficile risalire la china scoscesa della medicina tradizionale cinese perché nella sua storia millenaria ha visto un interminabile susseguirsi di aggiunte, correzioni, commenti e corruzioni che hanno reso sempre più difficile lo studio dei suoi testi. Bisogna segnalare oltretutto che la storia della tradizione medica si è spesso confusa con la storia del taoismo. Questa sovrapposizione tuttavia non è corretta , perché lo stesso taoismo farà uso di tutte quelle conoscenze antiche che, prima del suo avvento ‘sistematico’, erano ben presenti all’interno della cultura cinese.

Con la disgregazione del regno Zhou la Cina entra in un periodo di confusione sociale e di grave tensione. Molte corti fedeli al governo centrale vedono la loro fine imminente, minacciate soprattutto dai nuovi stati emergenti, attrezzati e ambiziosi di ritagliarsi nuovi spazi. Paradossalmente, questa situazione creerà però le circostanze per una più ricca e varia circolazione delle idee, consentendo a molti maestri erranti di viaggiare per il paese procurandosi discepoli e diffondendo nuove dottrine.

I cosiddetti fangshi , uomini di corte che, oramai sprovvisti di impiego fisso, si dedicheranno all’insegnamento errante, saranno tra i primi veicoli di trasmissioni (orale e scritta) di tutto quel sapere esoterico parallelo trasmesso da maestro ad allievo nei secoli precedenti.
La ‘scuola dei cosmologi’ (yinyang wuxing jia) prima dell’unificazione dell’impero svilupperà proprio sulla tradizione cui si è sopra accennato teorie sull’uomo, sul cosmo e i suoi principi, adattandole alle esigenze e alle istanze del periodo .

Il grande ‘patrono’ della tradizione medica è il leggendario imperatore Huangdi , sovrano saggio dell’età dell’oro cinese e simbolo della vitalità del regno e del suo popolo. In un testo attribuitogli, lo Huangdi Neijing Suwen (Domande Semplice dell’Imperatore Giallo) sono delineati diversi aspetti della fisiologia umana, del rapporto dell’uomo con il ‘cosmo energetico’ e della coltivazione della propria natura.

“Huangdi disse: ‘lo yinyang è Via [dao] del Cielo/Terra [tiandi],
fune maestra e rete [gang ji] dei Diecimila esseri [wanwu],
padre e madre dei cambiamenti [bian] e delle trasformazioni [hua],
radicamento ed inizio [ben shi] della vita e della morte,
dimora per il fulgore degli Spiriti [shen ming]’.” (Huangdi Neijing Suwen, cap. V.1)

Yinyang

Yinyang rappresenta la modalità, la manifestazione (de) con cui Cielo/Terra agisce su tutto ciò che ha generato (sheng). La natura (xing) delle cose con-generate (wanwu) ha una tendenza spontanea a preservare la Via (dao) in cui Cielo/Terra l’ha creata. Allo stesso modo in cui un torrente segue senza indugio il suo letto fino a valle, compiendo così il suo corso naturale senza alcuno sforzo, l’uomo si deve lasciar trasportare dalla ‘corrente’ della Via Cielo/Terra (tian[di]dao) per sviluppare le proprie qualità (innate) e compiere così il mandato (tian[di]ming) della propria vita (xing/sheng).

I termini yin e yang hanno origine molto antica, appartengono alla tradizione più remota della cultura cinese. Probabilmente la loro nascita si deve all’osservazione empirica dell’alternanza dei fenomeni naturali (giorno/notte, caldo/freddo etc…); infatti nella loro grafia è contenuto, nello yin l’elemento ‘nuvola’ che richiama l’ombra sul versante freddo della montagna, nello yang, l’elemento ‘sole’ che evoca la luce sul versante soleggiato del monte. Sarà la tradizione successiva degli Stati Combattenti, ad elaborare la teoria dello yinyang come soffio cosmico che si alterna e si mescola incessantemente.

La molteplicità dei fenomeni è rappresentata dalla fitta rete di esperienze, circostanze e situazioni che durante la vita si presentano e si trasformano continuamente. Tutta la realtà condivide la stessa nascita, in cui la Via yinyang funge da veicolo per il continuo cambiamento del molteplice, i diecimila esseri.
La mescolanza incessante generata dall’alternarsi continuo di yinyang produce trasformazioni e cambiamenti che permettono lo sviluppo della vita, il crescere di questa, ma anche il morire. La trasformazione non indica però una cesura, una delimitazione invalicabile di un essere. Ogni cambiamento crea un margine, ma che non implica una determinazione di fatto.

Una lettura del Classico dei Mutamenti (Yijing) può aiutare a comprendere quest’aspetto dinamico dello yinyang.

Il mutamento, ovvero la capacità di cambiare continuamente rimanendo sempre legato alla stessa realtà, può essere assunto dalla configurazione dei trigrammi e dalla loro composizione.

Qian, il Cielo e Kun, la Terra, contengono in loro tutti i trigrammi possibili, ‘ognuno dei quali procede per interversione di tratti rispetto al precedente, e nello stesso tempo ha anche ogni volta il suo stretto opposto. Tratti continui e tratti discontinui si spingono mutuamente e ne nasce il cambiamento’. Ogni trigramma quindi possiede delle qualità che sono contenute ‘in negativo’ dal trigramma opposto. Qian e Kun mantengono tra loro questa relazione reciproca che vive delle progressioni e delle regressioni dello yinyang.

“Le due figure iniziali (qian e kun) contengono in sé tutto il «capitale» dei tratti di ognuna delle due serie – ne sono come «padre» e «madre» – e le sei altre figure, derivate da esse (come loro «figli») costituiscono altrettante situazioni intermedie tra l’uno e l’altro estremo: sei figure in cui tratti yin e tratti yang si mescolano diversamente, ma che funzionano esse stesse sempre per coppia (…)”.

Come tali Cielo e Terra (l’uno e il due) contengono già in sé la totalità del reale (benti), come parte costituente da cui tutta la realtà prende il moto di trasformazione e cambiamento, laddove è compreso il progresso per uno e il corrispondente regresso per il suo ‘altro’, l’opposto.

“In cielo si alternano il visibile e l’invisibile, sulla terra si alternano fioritura e deperimento: l’opposizione no è tra «l’essere» e il «non-essere», ma tra il manifesto e il latente: il manifesto porta al latente e il latente permette al manifesto di ricostituirsi. Essi sono in effetti la stessa cosa e differiscono solamente quanto al momento (…). Si ha dunque «andare e venire» e non propriamente «vita e morte»”.

All’interno dell’idea del processo non riusciamo a bloccare un istante da assumere come inizio o fine del mutamento.

Ogni istante è legato al suo precedente o al diretto successore da una relazione dinamica, evolutiva, che non permette lo scioglimento della sua maglia.

Non essendo un principio non troviamo una fine; non può esserci a priori o a posteriori un nulla o un annientamento che permetta la determinazione del corso processuale. Ogni stato di stasi all’interno del processo comporterebbe ad un blocco, ad immobilizzare l’evoluzione continua.

L’evoluzione di tutti gli esseri, compreso l’uomo, avviene in modo perfettamente adeguato al ritmo del processo di appartenenza, il Dao.

La tradizione affida ad esso la figura paterna e materna, come inizio e fine di un ciclo processuale, ma in realtà non è importante considerare i termine estremi del processo (in quanto non ve ne è alcuno) quanto il cambiamento del ritmo che avviene all’interno del processo stesso.

Per l’uomo che nel mondo si vede ‘costretto’ ad agire, sarà essenziale per saper cogliere il momento esatto in cui la variazione del corso ‘naturale’ del processo avviene: cogliere la trasformazione dunque, per catturare la ciclicità di ogni processo, riconoscendo il punto di variazione del processo per agire in modo efficace .

Per la tradizione ‘medica’ l’uomo fa parte del cosmo in cui vive e la situazione migliore in cui può ritrovarsi è proprio il rispetto di questa integrazione con la natura.

“Huangdi dichiarò: ‘Dall’Antichità, la comunicazione con il Cielo, radice degli esseri viventi, si radica nello yin/yang. Nell’intervallo Cielo/Terra, all’interno dei sei collegamenti [li uhe]. Questi soffi, in Nove territori e Nove orifizi, tramite Cinque tesaurizzazioni e dodici nodi d’animazione, sono tutti in libera comunicazione con i soffi del Cielo. Cinque li fa vivere, Tre infonde loro i soffi. Se ci si permettesse di andare contro questi numeri, soffi perversi recherebbero danno all’individuo. Ecco l’origine della longevità per ciascuno’ .”

Durante il tempo degli Antichi, l’uomo viveva in perfetta armonia con il ritmo della natura senza opporvisi. Il suo equilibrio era regolato all’interno dei Sei collegamenti (quattro poli cardinali, più l’alto e il basso) che rappresentano il mondo in cui noi viviamo e in cui la vita ha la possibilità di crescere.

Il carattere Qi nella tradizione rappresenta una sorta di soffio primordiale, un alito vitale che non è né materia né spirito, ma che alimenta in modalità nascosta i diecimila esseri. Zhuangzi ci dice ‘e rarefatto è indefinito, condensato è la vita’.

‘Il Qi ci è rappresentato come una forza che si espande e anima il mondo in un movimento circolare, per mezzo del quale si divide, si distribuisce’ e si trasforma .

Attraverso i liberi passaggi che il corpo umano possiede, il soffio diffonde l’energia Cielo/Terra indispensabile per la salvaguardia della propria esistenza.

La longevità infatti è il compimento del proprio destino; ‘non c’è differenza tra longevità e salute, essendo sia l’una che l’altra la realizzazione della propria natura’ .

Il Qi attraverso una trasformazione continua (hua) dà forma (zao) a tutte le cose. Un cambiamento costante, quindi, che contiene in sé ogni forma possibile, ma senza trattenerne nessuna.

Proprio i due termini sopraccitati formano zaohua, la creazione senza il creatore , che permettono di considerare il Qi (o meglio le trasformazioni del Qi) come la realtà costante del processo Cielo/Terra.

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