Il corpo umano nella filosofia cinese

Nessuna altra tradizione come quella cinese ha approfondito  un’attenzione così scrupolosa e una ricerca tanto specifica attorno al corpo umano ed ai suoi movimenti.

Grazie proprio a questa tendenza generale, la Cina ha potuto sviluppare nei secoli molte tecniche corporee con diverse ‘finalità’ , cercando di ripristinare l’armonia originaria tra il macrocosmo, il mondo che ci sta attorno e il microcosmo, il corpo umano.

In un testo del II sec. a.C. il, Guanzi , sono descritte diverse ‘pratiche interiori’ per la conservazione del proprio corpo e quindi di se stessi. Due termini ricorrono molto spesso nel testo, il primo di questi è Qi .

Esso rappresenta una sorta di soffio originario, primitivo e vitale. Fonte della vita e responsabile del suo mantenimento nei diecimila esseri, il Qi è l’alito che infonde il soffio vitale nell’uomo e che sarà presente in lui fino alla morte.

Non possiamo considerare il Qi come una qualità particolare di anima , infatti ogni cosa (animata e inanimata) ne è permeata, piuttosto possiamo dire che rappresenta la modalità con cui si dipana l’esistenza dei diecimila esseri nella alternanza yinyang.

‘In particolare, è ciò che assicura i movimenti dell’animazione fisica e psichica. I soffi, senza forma, producono, animano e mantengono ogni forma. Essi traggono forza e rinnovamento dal lavoro che si effettua (grazie a loro) sulle sostanze trasformabili. Tutto si compie grazie ai soffi. Non è la quantità dei soffi a determinare la salute, ma è l’armoniosa distribuzione di tutti i costituenti che si portano là dove sono richiesti. Le circolazioni, gli scambi, (…) le trasformazioni, (…) il mantenimento, (…) il rispetto di ritmi e cicli, (…); tutti i movimenti e le trasformazioni che producono e sostengono la vita… si compiono grazie ai soffi [qi]’.

Il Qi genera il movimento primo che determina l’apparizione di Cielo e Terra, e si chiama ‘soffio originario’ (yuan qi). Dal suo movimento scaturiscono i diecimila esseri, appare la distinzione yinyang, i cinque movimenti (wuxing) si differenziano e trasforma le forme molteplici del reale.

L’altro carattere è xin, ‘cuore/mente’, il tesoro nascosto del corpo umano.

“Se il mio cuore è ben regolato, anche i miei sensi sono ben regolati, se il mio cuore è calmo, anche i miei organi sensoriali sono calmi: chi li regola è il cuore, chi li placa è il cuore. Il cuore viene utilizzato per contenere un altro cuore: all’interno del cuore vi è quindi un altro cuore. Quel cuore nel cuore intuisce (yi) ancor prima di parlare (yan): solo dopo aver intuito prende forma (xing), solo dopo aver preso forma parla, solo dopo aver parlato è pronto a decidere, solo allora è ben regolato. Se non è ben regolato, inevitabilmente è disordinato (luan), se è disordinato, muore.”

Il cuore non si preoccupa soltanto delle sue funzioni vitali di organo (zang), ma è promosso anche come sovrano del corpo e mediatore delle forze cosmiche che interagiscono tra l’uomo e i diecimila esseri.

In riferimento al cuore vi sono moltissimi richiami dei grandi Maestri, che lo ritengono sede della purezza dell’uomo. Xin shu indica ‘l’arte del cuore’ che coltiva in sé ciò che porta al ‘vuoto del cuore’ (xin xu), la condizione essenziale che il Santo (cinese) deve possedere per agire efficacemente, senza intenzione. Il ‘vuoto’ concentra verso di sé l’attenzione, aiuta la gestione dell’equilibrio dei movimenti del corpo/coscienza .

Per i cinesi del periodo classico, il cuore ricopriva anche le funzioni di pensiero nell’uomo e le specifiche attività della mente vengono chiamate volontà e intenzione.

“(…) la volontà risiede nell’essenza, l’energia del corpo associata principalmente con i reni. Essa è costituita dall’energia dei genitori del primordiale (Cielo Anteriore) e dalle energie che sono state vinte attraverso il nutrimento della vita (Cielo Posteriore), la quale [la vita] fa di essa [l’energia del corpo] fa di se stessa un fattore fondamentale nell’esistenza umana. Come residente dell’essenza, una delle forze vitali basilari dell’essere umano, la volontà è un potente fattore. Essa [la volontà] è la funzione vitale che controlla questa forza”.

Il testo citato da Livia Kohn sottolinea l’importanza di questa corrispondenza tra la volontà e l’energia del corpo e, proseguendo, aggiunge la relazione tra l’intenzione e il sangue (xue). Quest’ultimo è il fluido vitale creato dalle continue trasformazioni dell’energia originaria associata alla milza. La forza vitale guidata dalla volontà rappresenta l’energia del Cielo ed è chiamata lo spirito yang che si giustappone spirito materiale.

Cercando di sintetizzare la panoramica, la Kohn realizza una tabella suddivisa in due colonne a loro volta divise in tre livelli distinti:

yin
yang
volontà
animo materiale
essenza
intenzione
animo dello spirito
spirito
Terra
Cielo

Alla base è inserita l’essenza (jing) e lo spirito (shen) che rappresentano il primordiale e il più originale stato della mente. Essenza è un concetto da prendere con molta attenzione, perché non si sovrappone esattamente al concetto di essenza del pensiero occidentale.

L’essenza (jing) è il modello per ogni vita che discende dal Cielo Anteriore, e la base del suo mantenimento continuo nel Cielo Posteriore. I diecimila esseri rimangono fedeli a loro stessi grazie alle essenze e danno la possibilità agli spiriti di accudire l’energie vitali. Il Qi dialoga con l’essenze permettendo le trasformazioni yinyang, ‘e queste sono il risultato delle operazioni che i soffi compiono sulle essenze’.

Gli spiriti (shen) invece liberano la ‘sottigliezza delle essenze per le operazioni superiori della vita’. Essi rappresentano il Cielo dentro l’uomo, ‘conducono, custodiscono e l’uomo deve custodirli’. Essi seguono le operazioni che il cuore comanda loro, influenzando tutti le funzioni vitali del corpo umano.

Al livello di mezzo troviamo due tipi di animo , materiale e spirituale. Shen ming è la luce degli spiriti che fa brillare la condotta e il senso della vita nell’uomo. Attraverso il loro operato gli spiriti realizzano efficacemente l’azione umana che si manifesta attraverso la volontà e l’intenzione, che occupano il livello più alto della nostra comparazione.

“La parte yin del sistema appartiene principalmente alla Terra; essa è più un tipo di mente corpo-orientata. La parte yang appartiene al Cielo; essa è più un tipo di mente coscienza-orientata. Mentre lo spirito è un rappresentante della mente in senso generico, essenza non è solo l’energia fluente nella quale è contenuta ma anche la fondamentale forza vitale che mantiene l’intera persona in vita.”.

La tradizione medica cinese presenta questi altri due caratteri, shen e jing, che si associano ai primi due descritti, e che assumono una posizione fondamentale nel contesto del cosmo energetico. Nel canone medico l’ideogramma shen è contrapposto a xing, la forma, perché considerato la trasformazione più sottile del Qi, su cui si possono ricondurre tre qualità fondamentali della natura umana: la legge (intesa come ritmo) di trasformazione, le funzioni fisiologiche vitali, il processo conoscitivo umano.

Il significato di jing, invece, proviene dall’interpretazione del termine che indica il riso raffinato di prima scelta tra il riso comune. La ricerca di ciò che è più ‘sacro’ all’interno della natura di una cosa sfocia nella potenzialità prenatale di una natura essenziale, catturata in seme nella sua intimità, sempre pronta però a manifestarsi. È l’essenza vitale che nutre il corpo.

Ancora nel Guanzi possiamo leggere:

“Quando una mente stabile è nel corpo, gli occhi e le orecchie saranno chiare, le mani e i piedi saranno saldi. Ritrovandosi nella condizione di una mente stabile, l’essenza rimarrà residente”.

Vi è una stretta relazione tra la mente che riesce a rimanere salda senza oscillazioni ed incertezze e il corpo realizzato. Il legame tra le due parti si unisce fino a fondersi in convivenza nel jing. Ma non possiamo parlare distinguendo i due termini l’uno dall’altro, come se si parlasse di due parti distinte della persona.

L’integrità dell’uomo dipende proprio dalla assoluta mancanza di parti separabili e indipendenti tra loro, ovvero di parti che sommate non darebbero come risultato l’uomo, ma solo un ‘ammasso’ di esso.

Vi è dunque qualcosa di particolare che caratterizza ‘l’assembramento uomo’ e il suo corpo, qualcosa che sostiene questa ‘essenza’, opera squisitamente del Cielo (come ci conferma anche lo Huaianzi ), e opera nascosta nella trasformazione jing/xing (la parte costitutiva nascosta e della forma manifesta) permettendo a tutte le cose di nascere, vivere e morire.

“Essenza e Spirito appartengono al Cielo, le ossa e la forma appartengono alla Terra. Quando la gente muore, la loro essenza e lo spirito ritornano al Cielo, le loro ossa e forma ritornano alla Terra”.

Coltivare quindi questa intima energia della nostra natura sarà il primo compito dell’uomo e farà da via al lavoro con cui si dovrà educare il proprio corpo.

“Quando ti prendi buona cura dell’essenza e sostieni la sua residenza pura, poi essenza verrà a starci [spontaneamente]”.

“Quando la gente nasce, il Cielo dà ad essi l’essenza [jing] e Terra dà ad essi la forma [xing]. Unite queste due fanno sviluppare gli esseri umani”.

‘Integrazione’ è la parola chiave, perché non si può separare le funzionalità del ritmo vitale per distinguerle una ad una. Nell’uomo sono presenti due proiezioni della natura umana, il ‘Cielo anteriore’ (xiantian) e il ‘Cielo posteriore’ (hou tian).

Il primo identifica le forze costitutive della natura umana presenti da prima della nascita e accompagnatrici dell’uomo per tutto il corso della sua vita.

Il secondo termine identifica le energie che l’uomo può rinnovare e consumare durante tutto l’arco della sua vita.

Il Cielo anteriore quindi si propone come il substrato innato e nascosto che fin dalla nascita contraddistingue un dato essere con le sue qualità specifiche.

Il Cielo Posteriore, invece, rappresenta ciò che viene acquisito durante la vita attraverso la respirazione, l’alimentazione e tutte quelle ‘faccende umane’ (la cultura – wen) che vanno ad influenzare la costituzione dell’uomo.

Il corpo umano si annuncia come l’altare prediletto di una ricerca continua, tesa verso un equilibrio tra le forze in gioco, che capace di regolamentare le energie cosmiche con quelle umane, affinché l’uomo possa procedere lungo la sua strada nella pienezza e nel rispetto della propria natura.

L’alchimia interiore (neidan) si propone proprio attraverso le sue pratiche come la ricerca prediletta dell’Armonia nel cosmo.

La ricerca dell’immortalità è l’apice di questa dottrina esoterica che non fa dei propri progressi un tenace attaccamento alla vita, ma al contrario richiede più tempo alla vita stessa per poter migliorare la propria condizione di coscienza e conoscenza .

La Via che porta l’uomo a divenire Santo (sheng ren), ovvero un uomo perfettamente realizzato, compiuto, non si pone nessun traguardo alla fine del percorso, né tanto meno una ‘elevazione’ spirituale; il Santo è un uomo perfetto nel senso che riesce a educarsi secondo i principi e a mantenersi integro.

“Lui è ‘potenza pura, potenza libera, un Santo non è altro che vita’.”

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