Myanmar, attivisti chiedono alla Cina di fermare la costruzione di un gasdotto

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Gasdotto Myanmar-Cina

Il progetto priverebbe il Myanmar delle sue ricchezze e frutterebbe ai militari 29 miliardi di dollari.

Lo Shwe Gas Movement, un gruppo di attivisti esiliati in Bangladesh, India e Tailandia, ha lanciato un appello alla Cina per fermare la costruzione di un gasdotto che dovrebbe consentire a Pechino di sfruttare i giacimenti off-shore del Myanmar. Gli attivisti sostengono che la popolazione del Myanmar ha enormi problemi di approvigionamento energetico e che, se il governo esportasse le risorse del paese invece di metterle a disposizione della gente, si potrebbe arrivare a insurrezioni nel paese.

Il movimento avverte anche la Cina che le recenti azioni militari, portate avanti dal governo contro gruppi ribelli, sono la prova che il regime non è in grado di garantire la sicurezza di investimenti esteri. La pipeline di 4000 chilometri dovrebbe essere realizzata dalla China National Petroleum Corporation e garantire un introito alla giunta del Myanmar di circa 29 miliardi di dollari in 30 anni. Di recente, decine di migliaia di profughi si erano rifugiati in Cina a seguito di scontri in Myanmar. In quell’occasione Pechino, per non creare incidenti col partner economico, aveva aiutato gli sfollati ma senza dichiararli ufficialmente  “rifugiati” e senza permettere l’accesso a  organizzazioni umanitarie internazionali.

Fonte: peacereporter.net

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