Intervista a Jeremy Goldkorn

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Proprio in questi giorni, la censura cinese sembra essere piuttosto attiva, a causa dell’anniversario delle proteste studentesca del 1989, finite nel sangue.

Per questo, abbiamo intervistato Jeremy Goldkorn, fondatore di Danwei.org, che si è sempre dimostrato molto attento su quanto accade nella Cina contemporanea.

Come mai il governo cinese ha censurato Flick e Hotmail e non, ad esempio, Facebook e Gmail? Voglio dire, Facebook è senza dubbio un veicolo più potente e i gruppi anti – Cina o di attivisti non mancano.

Ecco, non credo che ci sia una metodologia completamente logica dietro questi ban, e qualche volta penso che i responsabili di questi divieti siano in qualche modo incompetenti.

Probabilmente le persone che prendono questo genere di decisioni non sono in grado di capire le differenze tra un sito e un altro.

Twitter e Flickr ultimamente però hanno riscosso un successo maggiore rispetto a Facebook, giacché queste due piattaforme consentono di scambiarsi foto e informazioni molto facilmente.

Come mai la pagina su Wikipedia dedicati alla protesta studentesca del giugno ’89 è ancora visibile? Se ne sono dimenticati?

Probabilmente se ne sono proprio dimenticati, chi lo sa!

Come mai il governo cinese si preoccupa così tanto dei siti occidentali? Perché hanno deciso di censurare a caso siti così popolari?

Hanno cominciato a censurare siti di social network, che si basano prevalentemente su contenuti generati dagli utenti, piattaforme dove è facile per le persone scambiarsi files, foto o video.

Queste almeno sembrerebbero essere state le loro intenzioni: piuttosto scegliere il target giusto da limitare, anziché bloccare siti informativi.

Ma ad ogni modo quello che sta realmente accadendo in Cina è che la gente questa volta ha percepito quanto sta accadendo ed è più prudente rispetto ad un tempo.

Così anche se il governo non ha bloccato tutto, ha bloccato quanto basta affinché il messaggio sia stato ben recepito dagli utenti, e ha fatto capire di essere preoccupato.

Quindi credo che faccia parte di una strategia ben precisa.

Durante la tua carriera, hai mai avuto prolemi con la censura cinese?

Fortunatamente no.

Cosa ne pensano i tuoi amici cinesi di quanto sta accadendo in queste ore in Cina?

Tra molti pervade un senso di rassegnazione, in quanto il governo viene percepito quasi come un’entità astratta e onnipotente.

Altri invece sono piuttosto arrabbiati per quanto sta accadendo.

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