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Il complesso artistico Factory 798 o Dashanzi Art District sorge a Dashanzi, nel distretto Chaoyang a Pechino e ospita la più fiorente comunità artistica dell’intera Cina. L’area ha preso il nome da uno dei suoi principali edifici: la Joint Factory 718 .
Il complesso industriale Dashanzi, era stato concepito come una estensione del “piano di unificazione socialista” studiato in cooperazione con l’Unione Sovietica, ancora nei primi anni ’50. Ben 156 fabbriche furono realizzate in seguito a questo concordato durante il primo piano quinquennale dell’allora neonata Repubblica Popolare Cinese. Ben presto, queste fabbriche furono dedicate alla sviluppo di componenti elettronici in un progetto in collaborazione con la Germania dell’Est, chiamato Project 157.

Un tempo Dashanzi sorgeva nella periferia di Pechino. Con l’espandersi della città, l’area è stata inglobata nel tessuto urbano e ora sorge nel corridoio strategico tra l’aeroporto della capitale e il centro olimpico. Il grande rischio di questo sviluppo è che l’intera zona venga demolita in nome della speculazione edilizia.
Lo stile architettonico scelto dai tedeschi per il nuovo complesso risentiva dell’influenza della scuola Bauhaus, che prediligeva un approccio funzionale a uno meramente estetico, come avrebbero invece preferito i russi. I capannoni più grandi vennero concepiti per inondare di luce naturale gli ambienti interni. I motivi ripetuti di archi inclinati verso le pareti e le finestre, danno ai soffitti il caratteristico aspetto seghettato a onda. Tutte le finestre sono rivolte verso nord, in modo tale da annullare le ombre create dalla luce. Il complesso ricopre una superficie di 640 mila metri quadri e prese il nome di Joint Factory 718, dopo che il governo cinese decise di usare il numero 7 come “prefisso” per catalogare tutti i complessi militari. Completamente finanziato dai cinesi, il budget iniziale destinato al progetto era enorme per quei tempi: 9 milioni di rubli pari a circa 140 milioni di Renmibi, detti anche Yuan, della Cina di adesso (quasi 13 milioni di euro). I lavori iniziarono nell’aprile del 1954, tra continui litigi fra esperti russi, cinesi e tedeschi, che portarono a un ritardo di sei mesi. Il complesso raggiunse il pieno regime operativo nel 1957, dopo una grandiosa cerimonia che celebrava la fratellanza dei popoli cinese e tedesco (solo dell’est però!) e divenendo ben presto un modello per la Cina e uno dei posti dove lavorare più ambiti dalla classe operaia locale. Negli anni ’60, il complesso venne diviso in numerose sottosezioni chiamate con nomi come 706, 751 o 798.
L’influenza della scuola Bauhaus
Lo stile architettonico scelto dai tedeschi per il nuovo complesso risentiva dell’influenza della scuola Bauhaus, che prediligeva un approccio funzionale a uno meramente estetico, come avrebbero invece preferito i russi. I capannoni più grandi vennero concepiti per inondare di luce naturale gli ambienti interni. I motivi ripetuti di archi inclinati verso le pareti e le finestre, danno ai soffitti il caratteristico aspetto seghettato ad onda. Tutte le finestre sono rivolte verso nord, in modo tale da annullare le ombre create dalla luce. Il complesso ricopre una superficie di 640 mila metri quadri e prese il nome di Joint Factory 718, dopo che il governo cinese decise di usare il numero 7 come “prefisso” per catalogare tutti i complessi militari. Completamente finanziato dai cinesi, il budget iniziale destinato al progetto era enorme per quei tempi: 9 milioni di rubli pari a circa 140 milioni di Renmibi, detti anche Yuan, della Cina di adesso (quasi 13 milioni di euro). I lavori iniziarono nell’aprile del 1954, tra continui litigi fra esperti russi, cinesi e tedeschi, che portarono a un ritardo di sei mesi. Il complesso raggiunse il pieno regime operativo nel 1957, dopo una grandiosa cerimonia che celebrava la fratellanza dei popoli cinese e tedesco (solo dell’est però!) e divenendo ben presto un modello per la Cina e uno dei posti dove lavorare più ambiti dalla classe operaia locale. Negli anni ’60, il complesso venne diviso in numerose sottosezioni chiamate con nomi come 706, 751 o 798.
Dismissione del complesso industriale
Verso la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 le fabbriche cessarono progressivamente di funzionare e furono abbandonate



Rinascita artistica
La vivace comunità artistica pechinese degli anni ’80 e ’90, generalmente non vista di buon occhio dalle autorità locali per il suo spirito critico verso le politiche dell’epoca, viveva ai margini della società, e aveva creato il suo quartier generale attorno alle palazzine fatiscenti dell’Old Summer Palace. Da queste squallide abitazioni, che si trovavano nella zona nord occidentale della città, la comunità venne sfrattata. Trovò spazio solo nel distretto di Tongzhou, a più di un’ora d’auto dal centro di Pechino.
Ma i tempi oramai stavano inesorabilmente cambiando. Nel 1995, l’Accademia di Belle Arti di Pechino, alla ricerca di un luogo economico dove allestire i suoi workshops e laboratori artistici, si stabilì presso l’allora defunta Factory 706. La locazione, che doveva essere temporanea, divenne permanente e nel 2000 il rettore del Dipartimento di Scultura scelse l’area per stabilire il suo nuovo studio. L’anno successivo l’editore texano Robert Bernell trasferì la sede della Timezone & Art Books nelle vecchie mense aziendali del compound. Una dei suoi impiegati era la celebre stilista Xiao Li che assieme al suo marito artista Cang Xin aiutarono gli artisti locali ad affittare capannoni e a convertirli in atelier.
Attraverso il passaparola, ben presto una nutrita schiera di artisti e designer cominciarono a muoversi verso Dashanzi, convertendo la vecchia fabbrica dal design Bauhaus in un vivace quartiere artistico dal gusto post-industriale e senza rimuovere i vecchi slogan maoisti dagli architrave. Nello stesso anno, Tabata Yukihito della Tokyo Gallery creò il Beijing Tokyo Art Project (BTAP) dentro una sezione della Factory 798. Questo fu il primo intervento di recupero effettivo dei caratteristici capannoni tedeschi che ben presto divennero sinonimo dell’intero distretto.
La mostra d’apertura “Beijing Afloat”, nel 2002, attrasse più di mille visitatori e segnò l’iniziò di una nuova era. Nel 2002 il designer Huang Rui e il fotografo Xu Yong aprirono la 798 Space Gallery accanto alla BTAP, che divenne il cuore dell’area. Facendosi portavoce delle esigenze degli artisti della zona, cominciarono ad aprire un numero sempre crescente di atelier, caffè, negozi, studi di design, ristoranti alla moda, club e gallerie, attraendo un numero sempre maggiore di curiosi, appassionati, collezionisti e mercanti d’arte da tutte le parti del mondo. Coerentemente con lo spirito di aggregazione che contraddistingue la zona, le gallerie d’arte sono tutte a ingresso libero.
Questo, però, non vuol dire che i soldi manchino: a farli arrivare ci pensano i costosissimi eventi sponsorizzati da varie multinazionali che, a loro volta, ne ricavano un enorme ritorno pubblicitario. Sony, ad esempio, ha organizzato diverse cene di gala, Omega ha presentato fashion show presso lo Yan Club; Christian Dior, Toyota, Royal Dutch e Shell hanno seguito il loro esempio.

Dashanzi è ben presto diventata il centro della nascente comunità dei BoBo (bourgeois-bohemian). I principali esponenti del movimento artistico sono Huang Rui e Xu Yong, insieme all’eccentrico artista/architetto Ai Weiwei, (coinvolto anche nella progettazione del BEIJING NATIONAL STADIUM)。

Nel giro di pochi anni, i costi di affitto di questi spazi sono paurosamente aumentati. Nel 2000 il costo per metro quadro era di 0.8 RMB al giorno (cioè 24 RMB al mese per metro quadrato, circa 2,5 euro). Nel 2004 erano già a 60 RMB per metro quadro al mese


Sono molti gli esperti d’arte che hanno criticato l’andazzo che ha preso il quartiere. Secondo loro, il nucleo artistico va inesorabilmente trasformandosi da centro d’avanguardia a fenomeno puramente commerciale

Indirizzo di Factory 798 – Dashanzi Art District
Beijing P.O. Box 8503
P.R. ChinaPhone number: 010-64376248 64384862
Le principali gallerie e studi
798 Space
Website: www.798space.com
TEL:+86-10-8457-3245
Website: www.tokyo-gallery.com
Timezone8
TEL: +86-10-8456-0336
Website: www.timezone8.com
Long March
TEL: +86-010-64387107
Website: www.longmarchspace.com
Beijing International Art Biennale
TEL: +86-10-6538-9184 / 6586-5716
Le foto sono state gentilmente concesse da Robert Bernell
Website: www.bjbiennale.com.cn/english/

CinaOggi.it è un sito sulla Cina curato da Matteo Damiani e Dominique Musorrafiti. Il sito, dal 2002, cerca di offrire una panoramica sulla cultura cinese contemporanea e tradizionale.