Nove oggetti di desiderio

“Io vorrei trovare una forma di scrittura il piú possibile vicina al corpo”, dice la protagonista di “Amore acido”, uno dei quattro lunghi racconti che formano questo libro, il piú importante nato dalla mutazione che sta sconvolgendo la Cina, che per la prima volta porta i giovani di Shanghai o di Pechino a essere “perfettamente contemporanei” ai loro coetanei occidentali, a partire dalla comune passione per la musica.

Di Mian Mian

Economici | 184 | Einaudi | 2001 | ISBN: 8806156616

In sintonia con le tendenze artistiche piú radicali, la scrittrice Mian Mian rifiuta di “descrivere” gli altri: ognuno parla rigorosamente per sé ormai.

E proprio per questo leggendo le sue storie, tutte a sfondo autobiografico, abbiamo la sensazione che si stia parlando delle nostre vite, i nostri stessi tentativi d’amore, di sesso, di piacere perseguiti anche sprofondando nel dolore, nella certezza unica del proprio corpo e di ciò che gli capita, in una notte qualunque, in una lunga galleria di notti.

I racconti di Mian Mian nascono da un sottobosco rock urbano e notturno, fatto di bar discoteche e strade affollate, di amori laceranti, incontri sessuali tormentati, identità incerte, dove si consuma alcool e droghe (ma anche, voluttuosamente, cioccolato) e si ha sempre la sensazione che stia per mancare il respiro, che ci sia una cappa asfissiante appena dietro l’ostentata libertà dei comportamenti, dietro l’orgogliosa rivendicazione di poter, finalmente, scegliere la propria vita e scrollarsi dalle spalle il peso del passato.

Con la voglia però di non arrendersi all’autodistruzione, di riuscire a trovare la propria strada, rimanendo fedeli a se stessi.

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