Recensione de ‘L’ombra di Mao’ di Federico Rampini

L’ombra di Mao di Federico Rampini. A trent’anni dalla morte di Mao Zedong, guardando la Cina contemporanea, non si può far altro che cercare di capire ciò che il Grande Timoniere ha lasciato in eredità e in che termini la sua ombra si protrae nell’Asia del XXI secolo.

Di Antonio Liaci

Si deve compiere lo sforzo di formulare un giudizio omogeneo e riconosciuto da tutti nei confronti di una figura così ambigua e di un’epoca così poco discussa.

L’ingresso della Cina tra i paesi con un’economia di mercato (che avvenne in seguito alle riforme di Deng Xiaoping negli anni ’80) mette a nudo tutte le contraddizioni che Mao ha contribuito in larghissima parte a creare, facendo della Cina una nazione fondata su un passato torbido e mai apertamente chiarificato.

Rampini, oltre a fornire preziose infromazioni – che rimarrebbero altresì obliate da vecchi e compiacenti libri filomaoisti – propone delle interessanti domande ed altrettante opinioni sulla vera eredità del Grande Timoniere, passando in rassegna ogni fase della sua lunga “dittatura democratica” (dalla Lunga Marcia al breve ed illusorio periodo dei Cento Fiori, seguendo con i dieci anni della sanguinosa e folle Rivoluzione culturale, sino alla fine).

Ne “L’ombra di Mao” vi sono raccolte, inoltre, importanti testimonianze dirette oltre ad un fascicolo di foto del periodo della Rivoluzione culturale con immagini di manifestazioni e letture collettive del Libretto Rosso, scene di vita quotidiana nella Cina di Mao.

Un importante contributo per conoscere e capire la Cina, le cui decisioni cambiano e cambieranno le sorti del mondo.

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