Recensione di Cipria di Su Tong

Su Tong, scrittore contemporaneo cinese di fama internazionale, nacque a Suzhou, nel Jiangsu, terra per lui spesso fonte di ispirazione.

Membro dell’Associazione degli scrittori del Jiangsu, redattore della rivista Zhongshan e autore di molteplici opere tradotte in tutto il mondo, questo scrittore si distingue essenzialmente per due fattori: la sua aderenza alla scuola delle radici, a cui vanno imputate le sue ambientazioni in epoca pre repubblicana, ed uno stile sperimentale, di cui sono testimonianza il ricorso frequente ad immagini altamente evocative, la personificazione coi suoi personaggi e la tendenza all’introspezione psicologica.

Cipria, di cui è stata poi realizzata una versione cinematografica ad opera di Li Shaohong, riassume gli elementi chiave della sua poetica, eccezion fatta per la sua ambientazione, che si discosta da quella del tradizionale villaggio rurale, teatro di molte delle vicende da lui narrate.

Agli inizi degli anni ’50 la bella e viziosa Shanghai soccombe sotto le scosse della marcia per la rieducazione sociale, promossa dalle file del partito comunista.

Chiudono i batuage, vengono banditi i bagordi e la città è costretta a calzare le vesti di un nuovo rigore moralista.

Su questo scenario si dibattono due donne, due prostitute, vittime dell’inettitudine del sistema.

Qu Yi e Xiao E rappresentano le due opposte reazioni al clima di repressione morale e sociale che caratterizzò la nascita della Repubblica Popolare Cinese.

La prima, che oppone una resistenza consapevole ad una realtà ingiusta e discriminante, vive l’idillio dell’amore romantico per poi venirne irrimediabilmente delusa e affranta, al punto da ricercare la fuga in convento.

Ma nella nuova società perbenista, non c’è posto per lei ed ecco il suo dramma consumarsi irrimediabilmente.

La seconda rappresenta il lato volubile e capriccioso dell’animo femminile, da secoli in balia del capriccio e della tirannia del maschio, cui può soppravvivere solo istigandone l’innata propensione alla degenerazione.

E attraverso le travagliate vicende di queste due donne Su tong ci trasmette tutto il suo irriducibile pessimismo.

La vita è fonte continua di sopprusi ed angherie di cui sono secolari vittime le donne, la cui infima condizione non lascia sperare ad un riscatto, nè tanto meno ad un’esistenza dignitosa.

Ne escono sconfitti gli uomini, dipinti ora come usurpatori, ora come fantocci.
Affascinante tentativo di narrativa impegnata, questo libro, grazie anche ad uno stile allusivo e a tratti malinconico, ci trasmette appieno il pulsare vivo delle passionì, il senso di ingiustizia e le brutture che invano si è cercato di soffocare sotto una spessa coltre di perbenismo ed ottusità.

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