The Matrimony di Teng Huatao

The Matrimony, un film di fantasmi sontuosamente fotografato che è anche una complessa storia d’amore e una meditazione sulla nostalgia, mostra come stia venendo a maturazione il potenziale della crescente industria cinematografica cinese.

The Matrimony di Teng Huatao

Altrettanto importante è il precedente che il film stabilisce portando sugli schermi cinesi questa compiuta storia di fantasmi. Per lungo tempo i censori cinesi hanno posto il veto assoluto su questo genere di film, quale parte di una politica mirata a scoraggiare le “vecchie superstizioni” e le “pratiche dannose”.

Ma sulla scia del pubblico asiatico che ha accolto gli horror giapponesi, coreani e hongkonghesi, pare proprio che anche il mercato della Cina continentale abbia manifestato le sue ineluttabili pretese, quindi i registi e il Film Bureau sono stati costretti a comportarsi di conseguenza.

Siamo in un periodo imprecisato degli anni Trenta. L’operatore cinematografico Shen Junchu (interpretato da Leon Lai, superstar di Hong Kong nato a Pechino) langue, depresso e asmatico, nella sfarzosa ma sinistra casa della madre alla periferia di Shanghai.

La sua nuova moglie, Sansan (l’elegante cantante e attrice taiwanese Rene Liu), sembra una prigioniera lì dentro: Junchu la ignora, o ne respinge in modo sdegnoso e villano i tentativi di servirlo.

Nugoli di pipistrelli svolazzano sopra le loro teste di notte; si odono rumori misteriosi provenire dall’attico chiuso a chiave (la stanza di lavoro di Junchu); la sinistra domestica Rongma (Xu Songzi) pare tenere un segreto, e terrorizza la padrona con le sue ricette speciali di zuppa di pipistrello e brodo di sanguisughe.

Presto scopriamo che il vero amore di Junchu, la conduttrice radiofonica dallo sguardo innocente Xu Manli (impersonata dall’attuale bellezza cinese numero uno, Fan Bingbing) è morta in un incidente stradale.

Da allora lui vive in uno stato di paralisi emotiva e professionale.

Quando Sansan riesce a sgattaiolare di sopra, le appare lo spettro di Manli che chiede di prendere il corpo della stessa Sansan per “salvare” Junchu. Si sviluppa così un triangolo curioso e inquietante tra moglie, marito e amante-fantasma.

La pellicola non rifugge da delicate allusioni al complesso potenziale erotico di questa relazione a tre, pur mantenendo in equilibrio paura e sentimento, secondo un ritmo magistrale delicatamente modulato tra gli elementi del genere che disorienta in modo gradevole lo spettatore fino alla fine.

Questa raffinatissima storia d’amore e di spettri è uno splendore di luci e fotografia: Mark Lee Ping-bin (che ha anche filmato After This Our Exile, nel Far East Film di quest’anno), direttore della fotografia di Hou Hsiao-hsien, offre alla pellicola un’eleganza e una ricercatezza visive che sono puro piacere per gli occhi.

Il dominio magistrale del colore abbraccia l’azzurro spettrale dell’attico infestato, il rosso passione dello studio di Manli, il seppia nostalgico delle reminiscenze di Junchu fino ad arrivare alla tenue eleganza dei bianchi e dei grigi di una città costiera d’inverno.

La musica di Lee Siu-yin contribuisce a creare l’atmosfera, apportando sottili accenni di estasi romantica o suspense spasmodica dov’è necessario. Infine, gli straordinari effetti speciali di Koan Hui traggono forza dalla loro eleganza e misura.

Il cast di prim’ordine proviene da tutte le tre Cine. Fan Bingbing, che è della Cina continentale (e ha fatto colpo con Cell Phone al Far East Film 2004), si trova a interpretare il suo ruolo più impegnativo.

Con i suoi occhi di una grandezza e limpidezza soprannaturali, l’attrice rivendica a buon diritto la corona di Joey Wang come nuova bellezza spettrale del cinema cinese. Rene Liu, una delle attrici asiatiche professionalmente più affidabili del panorama odierno, è perfetta nel ruolo di Sansan, ragazza di campagna un tempo innocente, la cui esposizione alle paure della decadenza urbana minaccia di inghiottirla.

Leon Lai è in forma smagliante, in un’interpretazione che ricorda la sua bella prova nell’altrettanto sconvolgente pellicola di Peter Chan Three: Going Home. I ruoli minori, come quello della acchiappafantasmi Rongma e della solennemente matriarcale Madame Shen, sono incarnati da valide attrici di una generazione passata, Xu Songzi e Zheng Yuzhi.

Con un’elegante sensibilità e un’ampia padronanza tecnica, The Matrimony offre una storia di fantasmi veramente convincente e del tutto adulta.

Ringraziamo il Far East Film Festival per la gentile concessione

Previous

Merry-Go-Round di Thomas Chow

Men suddenly in black di PANG Ho-cheung

Next

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.