Recensione di Sorgo Rosso di Zhang Yimou

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Sorgo Rosso, vincitore di un Orso d’oro a Berlino nel 1998, ispirato dal romanzo “Il vino di Sorgo” di Mo Yan, è un opera che mescola momenti di arguto folklore con altri pieni di drammaticità e violenza.

Sorgo Rosso – Hong Gaoliang
di Zhang Yimou
(1987)

Durata: 94′
Origine. CINA
Tratto: dal romanzo “Red Sorghum ” e ” Sorghum Wine ” di Mo Yan
Produzione: XI’AN FILM STUDIO
Produttore: Tian-Ming Wu
Distribuzione: ACADEMY (1989) – DOMOVIDEO
Attori :Gong Li, Jiang Wen, Rujun Ten, Liu Jia, Cunhua Ji, Ming Qian, Yimou Zhang
Sceneggiatura: Chen Jianyou, Zhu Wei, Mo Yan
Fotografia: Gu Chang Wei
Musiche: Zhao Jiping
Montaggio: Zhang Yimou

La vicenda narrata parte negli anni ’20, quando un gruppo di rozzi portantini trasporta dentro un rosso palanchino la giovanissima Nove Fiori (Gong Li) per una vallata solitaria della Cina del Nord, diretti verso la casa del suo futuro e sconosciuto sposo.

L’uomo che l’attende è un vecchio e ricco lebbroso, proprietario di una distilleria di grappa color sangue, ricavata dalle piante di sorgo, unica ricchezza della zona.

Costui è riuscito ad ottenere la giovane dai suoi genitori in cambio di un mulo.

Mentre il piccolo gruppo attraversa i campi di sorgo rosso, commentando la sorte della giovane che si troverà di fronte ad un orribile ed orrido marito, un bandito armato li coglie di sorpresa, deruba i portantini e tenta di violentare la giovane, ma un degli uomini più coraggiosi del gruppo, Yu (Jiang Wen), mette in salvo Nove Fiori.

Il terzo giorno dopo le nozze, come vuole l’usanza, la giovane sposa si reca in visita presso i genitori, ma durante il viaggio, Yu che l’aveva salvata, la porta in un campo di sorgo dove la possiede carnalmente senza ricevere alcuna resistenza da parte di Nove Fiori.

Al ritorno dal viaggio la neo sposa si ritrova neo vedova, poiché il vecchio marito è stato misteriosamente assassinato.

Nove Fiori assume così la direzione della distilleria conducendola abilmente e trattando i dipendenti con giustizia e rispetto, sposa Yu dal quale ha un figlio e vive per anni felice con lui.

Quando il loro bambino ha ormai 9 anni la zona è invasa dai giapponesi, questi ultimi impongono ai contadini la distruzione dei campi di sorgo per la costruzione di una strada, poiché orgogliosi della loro superiorità si comportano con i cinesi con estrema ferocia e per dimostrare il loro potere costringono un operaio a scuoiare vivo un ribelle.

Gli abitanti del luogo, stanchi delle continue angherie, si uniscono per difendere il loro paese e preparano una trappola mortale contro gli invasori, decidono di servirsi della stessa loro ricchezza: la grappa di sorgo per confezionare bombe incendiarie.

Sfortunatamente l’attentato finisce in una strage, in cui muoiono Nove Fiori e Yu, la strage è resa ancor più tagliente da un’Eclissi di sole che accentua la loro tragica fine.

L’opera cinematografica è molto interessante per la sua favolosa fotografia, che pone la massima attenzione nei dettagli e nei particolari, sempre però inquadrando ogni singolo evento e oggetto nel giusto momento e luogo: sia elementi etnici, che elementi di un periodo di storia fortemente difficile vengono evidenziati con occhio attento e critico.

I colori sono veicolo di comunicazione nella loro valenza simbolica, il rosso è chiave delle vicende legate alla vita del villaggio in ogni parte del racconto: all’inizio con i campi di sorgo, ricchezza del villaggio, passando per la grappa, la ricchezza dei lavoratori delle terre della Cina del Nord, finendo con il sangue versato, ricchezza di quei corpi ai quali ingiustamente è strappata la vita.

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