One Foot Off the Ground

Il secondo film di Chen Daming, One Foot Off the Ground, è molto diverso dal primo, la commedia noir urbana Man Hole, presentata al Far East Film 2003.

One Foot Off the Ground – Ji quan bu ning

Cina, 2006, 106’, mandarino
Regia: Chen Daming
Sceneggiatura: Chen Daming
Direzione artistica: Han Chunlin
Fotografia (colore): Yang Shu
Musica: Evan Chen, Ma Shangyou
Montaggio: Zhou Hanliang ; Chris Lee
Produttori: Chris Lee, Wang Zhonglei
Interpreti: Xu Fan (Sumei), Li Yixiang (Ma San), Jin Hong (Sihai), Yao Lu (Liu Bing), Xiao Xiangyu (Dahong), Qiao Gesang Hongduo (Xiu Ju), Huo Lin (Master Jiao), Zhang Ying (Scarpette Bianche), Ren Silu (Ju Hua), Wang Hongwei (F4), Yu Genyi (direttore Dong), An JIng (Li Xia)
Casa di produzione: Huayi Brothers Pictures

One Foot è una commedia basata sui personaggi; è la storia ironicamente scrutata, gentilmente comica e profondamente sentita dei membri della troupe di una compagnia dell’opera cinese tradizionale che si trovano di fronte a una Cina contemporanea assai distante dal mondo da cui provengono.

La storia è ambientata nella provincia di Henan, Cina centrale, nelle antiche capitali di Kaifeng e Luoyang (rappresentate nel racconto dalla città fittizia di Daliang). Il film si apre con il capo della troupe, il direttore Dong (Yu Genyi), che cade in bicicletta e perde il portafogli contenente i soldi raccolti per consentire alla troupe di continuare.

A sua insaputa il sedicente artista e borseggiatore “F4” (il nome del personaggio deriva dalla popolarissima boy band taiwanese), interpretato da Wang Hongwei, icona di Jia Zhangke, gli arraffa il portafogli mentre Dong aspetta l’ambulanza. Senza i fondi Dong si vede obbligato a smantellare la troupe, che non percepiva lo stipendio da mesi. A questo punto, cinque membri cercano di trovare la loro strada in una Cina dedita alla più brutale concorrenza di mercato.

La star della troupe, Su Mei (interpretata da Xu Fan, celebrità della tv, del cinema e del teatro), scompare a Shenzhen, nel sud della Cina, luogo noto per il suo capitalismo frontaliero e per le industrie di “intrattenimento” più losche. Il marito Sihai (Jin Hong) decide di allevare e vendere cani, il cui valore scopre di poter incrementare con un lavoretto di pennello: un bastardo bianco può diventare un costoso dalmata con qualche macchia d’inchiostro.

Liu Bing (Yao Lu) ha uno studio fotografico e sviluppa una passioncella di mezza età nei confronti dell’attricetta Ju Hua (Ren Silu). Infine Ma San (Li Yixiang) addestra il suo pollo per farlo trionfare come gallo da combattimento, benché abbia un successo limitato nel racket del gioco illegale della cittadina.

Di lì a poco il truffatore F4 riappare in città, sostenendo di essere un regista cinematografico e tenendosi ancora ben stretto il portafogli con i soldi della troupe.

Su Mei ritorna e si unisce ai compagni di troupe, maldicenti per gelosia e ridottisi a portare saltuariamente sulla scena interpretazioni kitsch del loro repertorio in un ristorante tradizionale per un numero sempre più scarso di clienti. Segue l’inevitabile litigio.

Quando il direttore Dong riappare, cercando di rimettere in attività la troupe, i suoi membri sono ormai stati schiacciati dal torchio delle varie pressioni amorose, finanziarie e professionali.

Ciò che ha di rimarchevole la pellicola di Chen Daming è il modo in cui ingloba e rispetta tutti i suoi protagonisti. Le battute, le situazioni farsesche e i dialoghi spassosi scaturiscono da personaggi sfaccettati, sviluppati con simpatia e animati da da un cast di pregio con energia e rigore.

A coronamento di tutto ciò vi è una sceneggiatura congegnata con acume, la cui struttura a puzzle si chiarisce solo verso la fine del film (non la anticiperò, anche se riandare con la mente a una citazione chiave di Tutti gli uomini del Presidente non guasterebbe).

Con leggerezza, One Foot presenta il ricco patrimonio di un passato e di una cultura che vengono ormai dimenticati. Lo vediamo nel modo in cui, anche adesso, i bambini continuano a essere sottoposti alle estenuanti esercitazioni necessarie a rappresentare la tradizionale opera Yu dello Henan.

Ma come sottolinea uno dei personaggi, i bambini stanno là solo per il vitto e l’alloggio gratis, dato che non vi è alcun futuro in una carriera operistica. Anche le ambientazioni di Kaifang e Luoyang sono efficacemente sfruttate per il loro retaggio di vecchi quartieri, strade e strutture architettoniche, tutti implicitamente minacciati dalla corsa sfrenata degli abitanti delle città a mettere insieme quanti più soldi nel più breve tempo possibile – e al diavolo il retaggio storico.

Il film mantiene tuttavia un atteggiamento positivo e ottimista malgrado il mutamento sociale disordinato, facendo affidamento sul decoro e sull’operosità dei personaggi per superare ogni tipo di ostacolo sulla loro strada.

Si ringrazia il Far East Film Festival per la gentile concessione

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