Curiosity kills the cat

La città di Chonqing, con l’aspetto inquietante che la contraddistingue e che ben si presta a rappresentare le tensioni e le contraddizioni della Cina contemporanea, è lo sfondo sul quale si sviluppa la storia di una passione morbosa che potrebbe superficialmente essere denominata Fatal Attraction alla cinese.

CURIOSITY KILLS THE CAT  – Hao Qi Hai Shi Mao

Ma la vicenda apparentemente convenzionale di un triangolo amoroso e di un’amante che trama vendetta si trasforma gradualmente in un quadro di portata più ampia, che raccoglie l’eco di tensioni sociali profonde in una città della quale il film mostra sia la facciata tradizionale dei quartieri poveri sia la ricchezza sfacciata della nuova borghesia.

La storia è raccontata dal punto di vista di MoMo, una giovane Peeping Tom che lavora in un negozio di fotografia situato accanto ad un condominio lussuoso e che si diverte a fotografare con il suo telefonino la realtà che la circonda.

MoMo si trova a familiarizzare con Sharon, attraente proprietaria di un salone di bellezza al piano terra del condominio che è l’ amante di John, inquilino dei piani alti sposato con Rose, figlia di un ricco imprenditore.

Ma anche con Liu Fendou, uno dei custodi del palazzo che dietro la facciata di ragazzo un po’ ottuso nasconde un desiderio cocente di emancipazione dalla povertà e dalla subalternità.

Il filo conduttore della storia è chiaro sin dalla prima inquadratura, nella quale la bella Sharon avvicina con un pretesto il suo amante e la moglie di questo: l’inganno ed il prezzo che questo comporta, la perdita graduale della propria dignità e della capacità di controllare i sentimenti, le emozioni, la realtà ed in ultima analisi il proprio destino.

Ma i singoli personaggi precipitano nel lato oscuro della propria personalità in modo diverso l’uno dall’altro, passandosi il testimonial del loro malessere in un percorso che è destinato a far precipitare tutti nell’abisso della follia.

Dopo il primo incontro passionale con John, Sharon gli dice “questo è solo l’inizio. Io voglio di più”, quasi consapevole già dell’ineluttabilità del dramma che seguirà; mentre Liu Fendou, commentando all’inizio della storia la differenza di status sociale tra se stesso e le persone che è pagato per proteggere dice “ il nostro mondo è nostro, il loro è loro”, salvo poi cercare di ribaltare la propria posizione sociale in un gioco di potere con Rose complicato dalla reciproca attrazione sessuale.

Rose è il personaggio forse più imprevedibile, che osa più di quanto la sua facciata di moglie e madre esemplare potrebbero mai fare immaginare.

Mentre John è perdente sin dall’inizio, incastrato tra un’amante sempre più esigente ed una moglie di cui è dipendente nel senso letterale del termine.

La storia va continuamente avanti ed indietro, in un gioco di flashback che cercano le radici del dramma presente negli errori del passato, ed è raccontata con inquadrature non convenzionali, con colori lucidi e precisi, con uno stile elegante e sicuro di sè sin dai titoli di testa del film, che ricordano American Beauty.

Raggiunge dimensioni quasi grottesche nel lusso sfrenato dell’abitazione dei due coniugi e nella follia di Rose che si precipita nella lobby completamente coperta di tintura rossa, ma si conclude con un’immagine del cielo di Chongqing che nel suo grigiore, nella sua tristezza e lucidità ci riporta nella dimensione del reale.

Il film ha concorso per la candidatura cinese agli Oscar 2006 assieme a The Banquet ed a Curse of the Golden Flower.

Maria Barbieri

Ringraziamo il Far East Film Festival per la gentile concessione

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