Born Wild di Patrick Leung

Tide si sveglia nella sua casa nell’isola di Cheung Chau con due poliziotti alla porta, venuti ad avvisarlo che suo fratello gemello Tan è stato picchiato a morte.

Born Wild – Ye shou zhi tong
di Patrick Leung (2001)

Durata:109′
Origine: Hong Kong
Produttori:
Amy Chin, Chang Hing Ka
Sceneggiatura: Hing-Ka Chan, Amy Chin
Interpreti: Patrick Tam, Louise Koo, Daniel Wu, Jo Koo, Ying Kwan Lok, Wrath White, Philip Ng, Ying Pai, Guozhu Zhang, Phyllis Quek, Arthur Wong, Ron Smoorenburg, Lawrence Cheng, Shui Chit Cheung
Coreografie combattimenti: Richard Hung – Tak Yuen

Dopo sei mesi, la polizia non è ancora riuscita ad individuare l’assassino di Tan, e restituisce le chiavi del suo appartamento a Tide. Qui Tide conosce Sally, l’ex ragazza del fratello. Ancora sconvolta dalla morte di Tan, Sally gli procura un appuntamento con Mann, l’agente del fratello, un ex membro della triade,che ora lavora affittando cabine. Mann faceva da agente a Tan Ho nel mondo della boxe clandestina; lui può aiutare Tide a riempire le sue lacune sul fratello, che non vedeva da dieci anni. Tide decide che l’unico modo per capire la morte di Tan consiste nel seguire le sue orme… Cupo, opprimente, elegante: tre termini che si adattano perfettamente a questo racconto di boxe clandestina e disaffezione tra fratelli. Louis Koo ha l’aspetto adatto per la parte del meditabondo Tan ma non riesce a impersonarlo con un vero senso di pericolo o tensione. Daniel Wu è un po’ più convincente nel ruolo del più tranquillo Tide. Il problema è che nessuno dei due è in grado di reggere il confronto rispetto all’estrema eleganza dell’ambientazione. Ci vorrebbero attori dotati di maggiore fisicità, forza e personalità… qualcuno come Patrick Tam. Lui cattura il lato selvaggio ed eccitante di Mann nel suo avvicinamento a Tan, ma convoglia anche una disperata incertezza nelle scene con Tide.

Quasi altrettanto sorprendente è Jo Kuk nel ruolo di Sandy. Anche se non manda a segno tutti i colpi, il regista Patrick Leung ci va vicino. Inoltre, si intravedono i punti di forza del regista: un montaggio veloce costruisce l’atmosfera; il passaggio tra passato e presente è trattato abilmente attraverso flashback e montaggi incrociati; il ralenti e gli angoli di ripresa inconsueti sono utilizzati con giudizio. L’ambientazione ricca di ombre deve moltissimo ai colori bruniti catturati magnificamente dal direttore della fotografia Joe Chan. Chiu Tsang-heii e Anthony Chue hanno composto l’avvincente colonna sonora, che si appoggia a chitarre, sintetizzatori, e a uno sporadico techno-beat.

Peter A Martin

Si ringrazia per la collaborazione il Far East Film Festival

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