Recensione di Beijing Bicycle di Wang Xiaoshuai

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Vincitore dell’ORSO D’ARGENTO, GRAN PREMIO DELLA GIURIA E ORSO D’ARGENTO COME I MIGLIORI ESORDIENTI ai due giovani attori a Berlino 2001 “Beijing Bicycle” di Wang Xiaoshuai è un film dove sono protagonisti due giovani adolescenti che si trovano a fronteggiare la vita nell’odierna Pechino.

Beijing Bicycle – Le Biciclette di Pechino – Shiqi Sui De Danche di Wang Xiaoshuai (2001)

Durata 113′
Origine Cina, Francia, Taiwan
Produzione ARC LIGHT FILMS-BEIJING FILM STUDIO-PYRAMIDE PRODUCTIONS- ASIATICFILMS-EASTERN TELEVISION-PUBLIC TELEVISION SERVICE FOUNDATION
Distribuzione TEODORA FILM
Attori Cui Lin, Li Bin, Zhou Xun, Gao Yuanyuan, Li Shuang, Zhao Yiwei, Pang Yan
Sceneggiatura Peggy Chiao,Tang Danian, Xu Xiaoming, Wang Xiaoshuai
Fotografia Liu Jie
Musiche Wang Feng
Montaggio Liao Qingsong, Yang Hongyu, Xiao Jukuan
Scenografia Cao Anjun, Cai Chaoyi

Guo è un ragazzo povero che dalla campagna si è trasferito nella capitale e per sopravvivere ha trovato un lavoro come fattorino per una ditta. Durante il primo periodo di lavoro la società di trasporti dalla quale è stato assunto, gli ha messo a disposizione una bicicletta che diverrà sua in cambio dell’80% del salario; per riuscire a ripagare la bici ed ottenere così uno stipendio intero, il giovane lavora molto duramente. Sfortunatamente alla vigilia di questo importante momento, Guo viene derubato del veicolo e per questo inconveniente, poiché la città é molto grande, non riesce a portare a termine un’importante consegna. Questa serie di eventi lo porta ad essere malamente licenziato dal padrone, ma il ragazzo riesce a strappare una promessa di riassunzione in caso ritrovi la bicicletta, la quale ha un segno particolare di riconoscimento da lui fatto. Il giovane intraprende una dura e sfrenata ricerca che lo porta a scoprire che il suo indispensabile mezzo di trasporto è giunto nelle mani di Qin, uno studente.

Guo tenta di riprendere il suo veicolo, ma dopo essere stato sorpreso e malmenato dagli amici di Qin, decide di continuare nell’intento di ottenere ad ogni costo quella bicicletta che un tempo era sua, parla così con Qin e scopre le sue motivazioni: il giovane ha rubato il denaro ai suoi genitori ed ha comprato la bicicletta al mercato dell’usato per fare colpo su una ragazza. I due decidono di fare un accordo e dividere la bicicletta un giorno a testa. Guo, riassunto, riprende il lavoro di fattorino. Qin però scopre la ragazza di cui è innamorato con un altro .Colto da una attacco di gelosia, decide di colpire il rivale con un mattone. Questo suo gesto lo fa inseguire dalla banda di amici del rivale che lo trovano proprio mentre corre a portare la bicicletta a Guo, il quale viene violentemente pestato a sangue insieme a Qin. Quando nel mezzo della rissa uno dei ragazzi inizia a distruggere la bicicletta, Guo afferra una pietra e gliela sbatte forte in testa. Pieno di lividi e sangue Guo si carica la bicicletta orribilmente deformata sulle spalle e si incammina per le strade di Pechino.

Per tutta la pellicola la bicicletta è metafora sociale: assume un profondo valore simbolico per i due giovani protagonisti: per uno è l’unico mezzo che può permettergli di lavorare e quindi sopravvivere nella grande capitale, per l’altro è il mezzo che può dare l’agognata considerazione davanti agli amici e la possibilità di raggiungere la ragazza dei suoi sogni, un mero status symbol. Anche se quest’opera viene spesso accostata al film neorealista “Ladri di biciclette” di Vittorio DeSica, per la tematica della bicicletta rubata, mezzo indispensabile di lavoro e perché uno dei due giovani, come il protagonista di DeSica intraprende una disperata ricerca del veicolo, risulta invece assai discostante per molti motivi di trama, infatti la psicologia dei ragazzi è semplice ed insieme molto complessa: i due giovani, di diversa estrazione sociale, si trovano a sentire profondamente il bisogno di condivisione; derubato e ladro decidono di dividersi quel veicolo che può dare, sia all’uno che all’altro, la possibilità di sopravvivere, a livello fisico concreto e a livello emotivo adolescenziale. Inoltre molte volte si assiste a scene di sottomissione, odio, violenza, sangue: ciò mette in risalto una nuova realtà difficile per i disorientati giovani pechinesi, che sembrano crescere da soli e in fretta, con pochi adulti che insegnino loro la vita. La sensazione di disagio è ripresa dal regista nelle strade, nei meandri, negli hutong dove si immerge per svelare la Cina non ufficiale, quella che un tempo lo aveva censurato in patria. Questo film indipendente, mescola i miliardi di veicoli, vicoli e i nuovi scintillanti grattacieli della città, con le micro e semplici vite e necessità della nuova generazione, che un giorno farà sentire sempre più forte la sua voce.

Dominique Musorrafiti

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