Intervista a Wang Yao

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titleIl cinema dal punto di vista della narrazione. Abbiamo incontrato Wang Yao, uno degli sceneggiatori più interessanti del panorama cinematografico cinese attuale.

Com’è iniziata la tua carriera nel cinema?
Sin da quando ero piccolo sono stato affascinato dalla letteratura: diventare un grande scrittore è sempre stato il mio sogno. Dopo la laurea, ho rifiutato di trovarmi un lavoro come gli altri e ho preferito seguire le mie inclinazioni. Ad ogni modo, non avevo ancora scritto nulla che potesse garantirmi una vita decente fino a quando, a trent’anni, per una serie di problemi economici dovetti rassegnarmi a cominciare a lavorare sul serio: per mia fortuna, finii proprio nel mondo del cinema.

Tra tutte le storie che hai scritto, ce n’è una alla quale sei particolarmente affezionato?
Non me n’è piaciuta nessuna. Sono solo storie su commissione: servivano soltanto a fare film e serie TV nel modo che piaceva ai produttori. Ho cercato di aggiungere unicità a questi lavori in modo tale da renderli particolari, ma sono pur sempre un prodotto per il mercato. C’è una grande differenza tra questi lavori e i miei propositi artistici. Se dovessi proprio scegliere, sono più affezionato a “Da Ming Gong Ci” (“Palace of desire”, una storia epica che si svolge nel periodo della Dinastia Tang), che è la prima serie TV alla quale ho collaborato assieme a un amico. L’intera serie fu concepita e realizzata con uno stile drammatico.

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Quanto delle tue esperienze di vita si può trovare nelle sceneggiature che scrivi?
Un lavoro artistico è il riflesso delle esperienze personali dell’artista, dell’immaginazione, dei ricordi e dei desideri. È la rappresentazione del vero io dell’autore. I miei lavori per certi versi sono autentici, e sono l’immagine del mio ego. In Cina, ad ogni modo, la situazione è particolare: c’è una netta tendenza a far prevalere le menzogne rispetto alla creazione artistica.

Segui sul set l’evolversi dei film tratti dalle tue sceneggiature?
Un tempo avevo un grande interesse, ma più tardi mi sono reso conto che a seguito dei continui adattamenti dei produttori, degli attori, del regista e di altri lavoranti, il prodotto finale risultava completamente diverso dalla mia idea originale. Le differenze sono sempre portatrici di delusioni: è per questo che ora preferisco stare lontano dai set. La stesura di una sceneggiatura è soltanto un passo nella realizzazione di un film. In tutte le produzioni cinematografiche del mondo vengono aggiunti molti contributi fantastici; in Cina, invece, queste aggiunte rovinano il lavoro iniziale, soprattutto a causa del basso livello professionale di chi se ne occupa.

Ti è mai capitato di vedere un film totalmente diverso dalla sceneggiatura che avevi scritto?
Succede praticamente ogni volta. Io scrivo due tipi di sceneggiature, per i film e per le serie televisive. C’è una differenza enorme tra le due. Le sceneggiature per i film sono solo degli abbozzi che verranno modellati dal regista, perciò, un film riflette il mondo interiore di un altro artista piuttosto che quello dello sceneggiatore. Una buona sceneggiatura offre una gran quantità di spunti che possono essere sviluppati dal regista.
La collaborazione tra un ottimo autore e un ottimo sceneggiatore nasce dalla capacità di sapersi valorizzare l’un l’altro, ed è una complessa alchimia. Un regista maldestro, d’altro canto, manomette e riproduce senza alcuna creatività. Questa cosa non fa altro che allargare la distanza tra coloro che producono il film e la ricerca artistica dello sceneggiatore.
Una sceneggiatura di una serie televisiva è più simile a un progetto architettonico, e il risultato è un edificio finito. Tra i due le differenze dovrebbero essere minime, se non nulle. Ad ogni modo, l’esperienza mi ha insegnato che la differenza a volte può essere dettata da motivi di mercato o politici, che sono decisivi soprattutto in Cina, e oramai mi sono rassegnato a questa realtà. Questi due fattori permeano tutti gli aspetti della società, e sono ancor più determinanti nell’esercizio concreto del potere.

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Hai mai pensato di metterti dietro la macchina da presa e di fare il regista ?
No. Sebbene ogni sceneggiatore desideri vedere il suo lavoro fedelmente tradotto in immagini, non c’è modo di dirigere le proprie storie da soli. Per quanto mi riguarda, ritengo più appagante scrivere i canovacci. È fantastico vedere le parole trasformate in immagini. Non importa se i cambiamenti apportati saranno buoni o cattivi. Questi adattamenti, dettati dalla particolare condizione politica, economica e ideologica del nostro paese, mi permettono di vedere lucidamente questa realtà. Questa prospettiva è un privilegio concesso esclusivamente agli sceneggiatori.

Quali sono gli aspetti che più ti hanno dato soddisfazione nel tuo lavoro?
Il mio lavoro mi consente di raccontare storie, che posso confezionare su misura per registi e produttori in base alle loro necessità politiche ed economiche. Sono orgoglioso della mia abilità nel creare racconti. Ad ogni modo, dipingere l’autentica natura umana in un clima relativamente censorio limita fortemente la mia soddisfazione personale.

Come vedi l’attuale situazione cinematografica cinese?
In questo paese il cinema, la letteratura e altre forme di produzione artistiche sono ancora a un livello infantile; le tecniche e la narrazione sono piuttosto superficiali, soprattutto quando si tratta di approfondire la natura umana. Questa è la mia impressione generale, anche se naturalmente ci sono un paio di buoni film cinesi che sono riusciti a ottenere importanti premi e riconoscimenti internazionali, e sono felice per i loro autori. Il loro successo indica che l’unicità antropologica dei cinesi ha saputo calamitare l’attenzione dell’industria cinematografica internazionale. Ad ogni modo, chi riflette con lucidità sull’argomento comprende bene che questo successo non è dovuto esclusivamente a meriti artistici. I film cinesi sono ancora poveri, sia in termini di qualità, sia per quantità.

Nell’ambito del cinema internazionale, ci sono persone con le quali vorresti lavorare? Nel caso ci siano, per quali motivi le preferisci?
Avrei voluto lavorare con Visconti e Fellini, ma so che è solo un sogno … Ad ogni modo loro sono i miei registi preferiti. Avevano un modo unico di mescolare la realtà con i mondi interiori dei protagonisti attraverso una singolare sincerità spirituale. Descrivevano in un modo epico i mutamenti di un’era, ed esprimevano l’ansietà, i desideri e la rabbia generati da questi cambiamenti. Anche nella Cina di oggi dovrebbero esserci registi come loro: il paese sta infatti sperimentando cambiamenti senza precedenti che forniscono un raro background alla creazione artistica. Con queste premesse, lavorare con un regista talentuoso dotato di un ego unico potrebbe portare alla produzione di bellissimi lavori.

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Hai sceneggiature nel cassetto che vorresti vedere prima o poi sul grande schermo?
Sono piuttosto pigro, e non faccio resistenza alla realtà in cui sono immerso. In queste circostanze, cerco di fare il mio meglio per rendere unici i personaggi delle storie richieste dagli investitori, e cerco di evitare le menzogne politiche. Ho parecchie idee, ma non le ho sviluppate tutte in sceneggiature, perché le storie della mia ricerca estetica non possono essere tradotte in immagini. Naturalmente posso sempre sperare che la situazione cambi, e che uno sceneggiatore possa raccontare finalmente le proprie narrazioni seguendo la sua inclinazione estetica. Quando quel giorno verrà, scriverò queste sceneggiature sperando che qualcuno le traduca in film.

Che cosa ci puoi dire di “Shuang Shiji” (Deadly Delicious), il tuo ultimo film, attualmente nelle sale in Cina?
Shuang Shiji è in realtà una fiaba. L’origine va ricercata nel detto confuciano: “il cibo e il sesso sono naturali”. Il cibo e il sesso, infatti, sono le basi della vita, e sono desideri comuni a tutte le persone. Ad ogni modo, in quest’era consacrata alla ricerca sfrenata del desiderio, questi ingredienti sono spesso utilizzati in modo distruttivo. Volevo raccontare la storia in una maniera tradizionale, cercando di combinare elementi derivati dalle novelle classiche e dai film thriller, ma il regista ha diretto soltanto metà della storia … Non sono molto soddisfatto né della sua trama, né dell’interpretazione dei protagonisti.

FILMOGRAFIA
Sceneggiature cinematografiche

Shuang shi ji – Deadly Delicious (2008)
Luo ye gui gen – Getting Home (2007)
Lian ai zhong de Bao Bei – Baober in Love (2004)
Meili xin shijie – A Beautiful New World (1999)

Intervista di Dominique Musorrafiti, foto originale di Lara Colangelo

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