La nuova Grande Muraglia: Rischi e storia della Diga delle Tre Gole in Cina

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La più grande sfida mai lanciata dall’uomo alla natura si trova a Sandouping, nella regione dell’Hubei, in Cina.

E’ la diga più grande del mondo, la Diga delle Tre Gole: un’opera così mastodontica da essersi guadagnata l’appellativo di “Grande Muraglia del XXI secolo”. Nome che, ad una diga alta come la torre Eiffel e lunga due chilometri e mezzo, spetta di diritto. Mai l’uomo aveva sognato tanto, mai l’uomo aveva osato tanto. Lo ha fatto la Cina, o meglio lo sta facendo, costruendo il simbolo del controllo dell’uomo sulla natura e del risveglio del “drago” cinese: quello che sino a pochi anni fa era considerato un marginale Paese sottosviluppato, è oggi una superpotenza economica che lancia la sua sfida a tutto il mondo.

 
Il fiume. La Diga della Tre Gole sorge sul Chang Jang, il ‘lungo fiume’, l’anima stessa del continente cinese. Il Chang Jiang, conosciuto in occidente come Yangtze, è il maggior corso d’acqua asiatico, e terzo del mondo. Da sempre amato e rispettato, fonte di vita e prosperità, è però anche temuto e odiato da chi ne conosce la potenza, da chi lo fugge nei periodi di grandi piogge che lo rendono ingovernabile. Intere regioni sono state devastate e molte persone hanno perso la vita nelle inondazioni di sua maestà Yangtze. Nel 1931 una piena causò 140 mila vittime e lo sfollamento di 28 milioni di persone. Oggi lo Yangtze è prima di tutto la spina dorsale della superpotenza cinese, l’arteria principale del boom economico, sulle cui acque navigano ogni giorno decine di migliaia di navi.

Il progetto.
La Diga delle Tre Gole è da più di un secolo nei sogni dei cinesi. Il primo a parlare della necessità di imbrigliare le acque dello Yangtze, per cercare di controllarne le inondazioni e per produrre energia, fu nel 1919 Sun Yatsen, uno dei “padri fondatori” della Cina moderna. Da quel momento fino ai giorni nostri, nell’euforia generale provocata dal grandioso progetto, non fu altro che un susseguirsi di pianificazioni, calcoli e ricerche per individuare il sito esatto dove poter sfidare il fiume. Mao stesso si innamorò dell’idea della grande diga e fece di tutto per renderla realtà. Deng Xiaoping, il padre della Cina dell’ipercapitalismo non fu da meno, come del resto tutti i suoi successori alla guida del Paese. Finché, nell’aprile del 1992, l’allora Primo ministro, l’ingegnere Li Peng, fece approvare al Congresso di Pechino il progetto di inizio dei cantieri. I lavori per la costruzione della diga iniziarono definitivamente nel 1994, da allora 60 mila operai lavorano 24 ore su 24 nel più grande cantiere del pianeta: il suo costo è di 25 miliardi di dollari ma probabilmente, una volta chiuso nel 2009 potrebbe sottrarre dalle casse di Pechino anche 75 miliardi di dollari.
 
Gli obiettivi. Secondo i piani di Pechino il progetto delle Tre Gole ha tre obiettivi principali: produrre energia, migliorare la navigazione interna del paese e prevenire le periodiche inondazioni dello Yangtze. Il primo obiettivo si inquadra nel tentativo cinese di aumentare la sua autonomia energetica per sostenere il colossale boom economico del paese. Il sistema delle Tre Gole produrrà più o meno l’energia di una ventina di centrali nucleari. Questa sarà ovviamente solo una frazione dell’energia necessaria alla Cina, ma una frazione significativa. Il secondo obiettivo è già stato raggiunto: imbarcazioni fino a 10 mila tonnellate di stazza possono navigare per migliaia di chilometri sul grande fiume, dal Pacifico fino alla megalopoli di Chongqing. Il terzo obiettivo è difficile da realizzare. I critici della grande diga sostengono che, per quanto titanico, il bacino delle Tre Gole tratterrà solo il 10 per cento della portata che ha lo Yangtze nella stagione della piogge, e che a produrre le inondazioni non sarebbe tanto il ‘lungo fiume’, quanto i suoi tributari che si trovano a valle delle Tre Gole. Il problema delle inondazioni si combatterebbe quindi molto meglio costruendo dighe più piccole nei vari affluenti del “lungo fiume”.

I rischi ambientali.
Nonostante i grandi vantaggi che un simile progetto porterà, la grande diga è da sempre al centro di accesi dibattiti. In particolare, a destare grande preoccupazione è l’impatto ambientale del complesso delle Tre Gole.
 
Nel 2003 la diga ha iniziato ad allagare un bacino idrico che, una volta a regime nel 2009, si estenderà per oltre 600 chilometri di lunghezza. Praticamente nascerà un mare nel centro del continente cinese. Secondo esperti sismologi, il peso dell’enorme invaso potrebbe addirittura alterare gli equilibri geostatici della regione, provocando di conseguenza devastanti terremoti nel Paese. La scossa di grado Richter 5,7 che ha colpito la regione dello Jiangxi domenica 20 novembre scorso, causando la morte di 15 persone e la distruzione di miglia di case, è stata interpretata come un primo caso di sisma causato dal bacino delle Tre Gole.
La Diga poi sorge nel territorio della “Grande Riserva”, la riserva ecologica delle Tre Gole, una delle aree più ricche in biodiversità dell’intera Cina e, per genere e famiglie, del mondo. Secondo alcune teorie ecologiche la diga, andando ad alterare il delicato equilibrio dell’ecosistema della riserva, porterà all’estinzione di migliaia di specie, tra cui il raro delfino dello Yangtze.
Definita dall’organizzazione internazionale Friends of the earth “la diga più distruttiva della storia dal punto di vista sociale e ambientale”, l’opera rischia di aggiudicarsi anche un secondo record mondiale, quello di ‘Fogna più grande del mondo’. Nello Yangtze vengono riversati senza alcun controllo gli scarichi di decine di città, migliaia di fabbriche e milioni di abitazioni, nonché migliaia di tonnellate di sostanze tossiche ed inquinanti. Ora tutta questa immondizia andrà ad accumularsi nell’enorme bacino della diga, trasformandolo in una enorme fogna a cielo aperto.

Milioni di sfollati.
I costi sociali legati al progetto sono enormi. L’immenso invaso della diga sta inghiottendo 13 grandi città, tra cui Wanxin da 150 mila abitanti, e migliaia di cittadine e paesi più piccoli. Secondo le stime governative 1 milione e 200 mila persone dovranno essere trasferiti dalle loro case. Stime più realistiche, per esempio quelle che emergono da un rapporto dell’organizzazione internazionale per la difesa dell’ambiente ‘International Rivers Network’, parlano di almeno 2 milioni di sfollati. Un vero e proprio esodo è in corso nel cuore del continente cinese. Le autorità del Paese hanno sempre dichiarato che gli sfollati stanno venendo tutti sistemati in nuovi alloggi appositamente preparati per loro. La verità è che agli evacuati spesso non è garantito niente e l’indennità che ricevono per il trasferimento non è nemmeno lontanamente sufficiente per l’acquisto di una nuova dimora. Nonostante gli svariati appelli giunti da ogni parte del globo, Pechino cerca costantemente di far apparire come rosea una situazione che non lo è per nulla, e come spesso accade in Cina, la verità e lungi dall’apparire.
Sommersi dal bacino saranno poi anche innumerevoli siti archeologici, 1300 secondo l’associazione indipendente no-profit ‘Probe International’, molti dei quali non ancora sufficientemente studiati. Anche in questo caso Pechino ha intrapreso un improbabile progetto di trasferimento dei resti, ma l’acqua sale rapidamente e l’intera comunità archeologica mondiale chiede disperatamente aiuto nel tentativo di salvare migliaia di preziose testimonianze dell’antica Cina.

La paura di un’ecatombe.
A destare le più grandi preoccupazioni sono, però, gli spaventosi scenari che si prospettano in caso di crollo della Diga. Secondo le analisi dell’intelligence americana la distruzione della “Grande Muraglia del XXI secolo” causerebbe la morte di almeno 100 milioni di persone. In questa prospettiva apocalittica, non ci si può non preoccupare quando il Dipartimento della Difesa statunitense raccomanda a Taiwan il bombardamento della Diga delle Tre Gole come deterrente per dissuadere la Cina da un’eventuale occupazione militare dell’isola. Considerando l’odierna tensione tra Cina e Taiwan la situazione appare critica: giusto qualche mese fa, il 14 marzo 2004, il Parlamento cinese ha approvato una legge che autorizza Pechino all’uso della forza nel caso di una dichiarazione ufficiale di indipendenza da parte dell’isola.
C’è anche un altro dato allarmante: in Cina, dal 1949 a oggi, sono crollate circa 3 mila dighe, di cui 62 solo nel 1975 a causa dei nubifragi, causando la morte di 250 mila persone.
 
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