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La più grande sfida mai lanciata dall’uomo alla natura si trova a Sandouping, nella regione dell’Hubei, in Cina.
E’ la diga più grande del mondo, la Diga delle Tre Gole: un’opera così mastodontica da essersi guadagnata l’appellativo di “Grande Muraglia del XXI secolo”. Nome che, ad una diga alta come la torre Eiffel e lunga due chilometri e mezzo, spetta di diritto. Mai l’uomo aveva sognato tanto, mai l’uomo aveva osato tanto. Lo ha fatto la Cina, o meglio lo sta facendo, costruendo il simbolo del controllo dell’uomo sulla natura e del risveglio del “drago” cinese: quello che sino a pochi anni fa era considerato un marginale Paese sottosviluppato, è oggi una superpotenza economica che lancia la sua sfida a tutto il mondo.
Il progetto. La Diga delle Tre Gole è da più di un secolo nei sogni dei cinesi. Il primo a parlare della necessità di imbrigliare le acque dello Yangtze, per cercare di controllarne le inondazioni e per produrre energia, fu nel 1919 Sun Yatsen, uno dei “padri fondatori” della Cina moderna. Da quel momento fino ai giorni nostri, nell’euforia generale provocata dal grandioso progetto, non fu altro che un susseguirsi di pianificazioni, calcoli e ricerche per individuare il sito esatto dove poter sfidare il fiume. Mao stesso si innamorò dell’idea della grande diga e fece di tutto per renderla realtà. Deng Xiaoping, il padre della Cina dell’ipercapitalismo non fu da meno, come del resto tutti i suoi successori alla guida del Paese. Finché, nell’aprile del 1992, l’allora Primo ministro, l’ingegnere Li Peng, fece approvare al Congresso di Pechino il progetto di inizio dei cantieri. I lavori per la costruzione della diga iniziarono definitivamente nel 1994, da allora 60 mila operai lavorano 24 ore su 24 nel più grande cantiere del pianeta: il suo costo è di 25 miliardi di dollari ma probabilmente, una volta chiuso nel 2009 potrebbe sottrarre dalle casse di Pechino anche 75 miliardi di dollari.
I rischi ambientali. Nonostante i grandi vantaggi che un simile progetto porterà, la grande diga è da sempre al centro di accesi dibattiti. In particolare, a destare grande preoccupazione è l’impatto ambientale del complesso delle Tre Gole.
Milioni di sfollati. I costi sociali legati al progetto sono enormi. L’immenso invaso della diga sta inghiottendo 13 grandi città, tra cui Wanxin da 150 mila abitanti, e migliaia di cittadine e paesi più piccoli. Secondo le stime governative 1 milione e 200 mila persone dovranno essere trasferiti dalle loro case. Stime più realistiche, per esempio quelle che emergono da un rapporto dell’organizzazione internazionale per la difesa dell’ambiente ‘International Rivers Network’, parlano di almeno 2 milioni di sfollati. Un vero e proprio esodo è in corso nel cuore del continente cinese. Le autorità del Paese hanno sempre dichiarato che gli sfollati stanno venendo tutti sistemati in nuovi alloggi appositamente preparati per loro. La verità è che agli evacuati spesso non è garantito niente e l’indennità che ricevono per il trasferimento non è nemmeno lontanamente sufficiente per l’acquisto di una nuova dimora. Nonostante gli svariati appelli giunti da ogni parte del globo, Pechino cerca costantemente di far apparire come rosea una situazione che non lo è per nulla, e come spesso accade in Cina, la verità e lungi dall’apparire.
La paura di un’ecatombe. A destare le più grandi preoccupazioni sono, però, gli spaventosi scenari che si prospettano in caso di crollo della Diga. Secondo le analisi dell’intelligence americana la distruzione della “Grande Muraglia del XXI secolo” causerebbe la morte di almeno 100 milioni di persone. In questa prospettiva apocalittica, non ci si può non preoccupare quando il Dipartimento della Difesa statunitense raccomanda a Taiwan il bombardamento della Diga delle Tre Gole come deterrente per dissuadere la Cina da un’eventuale occupazione militare dell’isola. Considerando l’odierna tensione tra Cina e Taiwan la situazione appare critica: giusto qualche mese fa, il 14 marzo 2004, il Parlamento cinese ha approvato una legge che autorizza Pechino all’uso della forza nel caso di una dichiarazione ufficiale di indipendenza da parte dell’isola.

CinaOggi.it è un sito sulla Cina curato da Matteo Damiani e Dominique Musorrafiti. Il sito, dal 2002, cerca di offrire una panoramica sulla cultura cinese contemporanea e tradizionale.