Le città e gli “standards” prestabiliti: I lavori di Yang Mian

“Le convenzioni (standards) sono soggettive e stabilite dagli uomini”.

Ma cosa intendiamo con il termine “convenzioni”? Una convenzione generalmente è una misura stabilita, qualcosa ritenuto adeguato ed accettabile, o un test di verifica contro cui tutti gli altri termini di paragone sono valutati. Una convenzione, uno standard, è una misura scientificamente precisa che effettua un’illusione di unità. Un campione inoltre comprende i sistemi specifici di valore e un livello particolare per la misura e la rappresentazione. Tuttavia da una prospettiva artistica, un campione rappresenta qualcosa di molto più allettante e concettualmente disomogeneo.

Il lavoro di Yang Mian include le opere chiamate “Standards for Youth“, “Standard Family” e “Standards for Plumpness and Gracefulness”, una serie di pitture completate verso la fine degli anni 90. Ha creato dunque questi standard per la pop art, disegnando ed analizzando immagini provenienti dalla cultura popolare, dalla cultura del consumatore e dalla cultura del pubblico. Questa serie di pitture ha messo a fuoco l’attenzione sui campioni da cui la gente si sente valutata ed a loro volta si valuta. “Standards for Youth” riguarda campioni basati sul canone dell’apparenza; “Standards for Plumpness and Gracefulness”, illustra i campioni di peso imposti al corpo umano; e lo “Standard Family” riguarda invece quei campioni che regolano e identificano le identità dei singoli. Questi “campioni” sono quasi degli studi di sociologia, e rivelano un lato più profondo ed apparentemente nascosto degli standard. Chi formula questi standard?

Hanno forse una connotazione finanziaria o politica? Yang Mian tratta questi campioni del comportamento estetico come qualcosa di momentaneo, provvisorio e relativo, piuttosto che test di verifica immutabili. Le immagini da lui prodotte sono reinterpretazioni soggettive, piuttosto che fedeli riproduzioni di forme esteriori. Sono ironiche, scettiche e critiche verso gli standard. I dipinti di Yang Mian possono in qualche modo rimandare stilisticamente alla pop art, ma la loro critica implicita è svelata attraverso il commento dei campioni di riferimento dettati dalla società cinese. Ad esempio lo standard della famiglia composta da tre individui non può che rimandare alla politica di un figlio solo dettata dall’ideologia nazionale.

Gli “standard” relativi alla gioventù riguardo ciò che è popolare o alla moda sono invece dettati dai mass media per il proprio profitto commerciale. Impliciti nelle nozioni delle apparenze e delle figure standard del corpo sono gli stimoli ad imitazione, con una regolazione e un controllo d’esclusione che riflettono le forze sociali e politiche guidate da desiderio e dal profitto. Tuttavia l’arte di Yang Mian teme una descrizione didattica, contando preferibilmente sulle concettualizzazioni implicite ed astratte.Il suo stile personale ha introdotto un nuovo terreno nella pittura cinese. Gli “standard” sono un fenomeno più urbano che rurale, con le città che sono i centri di consumo materiale. L’espansione urbana è denotata ed indicata attraverso la costruzione e gli “standards” che ne conseguono inevitabilmente vengono a influenzare la vita delle persone. Date e località differenti disegnano diversi modelli di standard. Negli anni ’50, presero a modello architettonico le costruzioni stile sovietico, mentre gli anni ’80 e ’90 hanno visto la nascita di innumerevoli costruzioni a forma di scatola rivestite di mattonelle di ceramica e di vetro riflettente.

L’interesse di Yang Mian per le città riflette più vaste e complesse implicazioni sociali, analizzate non solo attraverso le sue pitture ma anche grazie a nuove forme espressive. L’attenzione dell’analisi sociale di Yang Mian varia dagli standard estetici individuali a quelli che governano la costruzione urbana. Sostiene un’architettura con cui la gente può trovare l’auto-espressione, Yang Mian è acutamente cosciente dei conflitti e delle contraddizioni che una urbanizzazione troppo rapida ha portato in Cina. L’ultima decade ha visto un’urbanizzazione distruttrice cha ha portato ad una profonda riorganizzazione sociale. I modelli di vita cambiano tutte le funzioni della Cina – la memoria storica, abitudini, il corpo politico e il corpo politicizzato.

Nel luglio del 2002, Yang Mian ha intrapreso la creazione della serie chiamata “Reflections on the Culture of Standards in China: Standards for Ideal Residential Property Development”. Ha cominciato così ad esaminare gli standard architettonici di molte grandi città. La prima è stata Chengdu, la più familiare. “Made in Chengdu” era un gruppo di modelli in scala , in metallo, di più di dieci progetti nella città. Sono stati alloggiati nell’ Accademia di pittura di Chengdu, un palazzo costruito alla fine della dinasti Qing. Delle candele, al calar della sera, illuminano i modelli in modo che assomiglino a centri urbani osservati da una grande distanza. Ad un più attento sguardo, la densità dello “standard” di questa comunità residenziale sembra forgiare un’ideale di relazioni armoniose fra i corpi umani e l’ambiente naturale.

Il lavoro si stava sviluppando autonomamente. Come lo stesso Yang Mian ha sottolineato ” La costruzione nelle nostre città soddisfa i programmi dei costruttori edilizi conformemente alla progettazione urbana. Ma ciò che costoro ricercano sono i profitti e ciò che introducono sul mercato sono solo concetti”. In contrasto con l’ambiente storico del giardino dell’antico palazzo nel quale i modellini sono stati inseriti, Yang Mian ha usato la sua creazione come un commento ironico agli standard che stanno alla base dell’architettura di Chengdu. Questo contrasto evidenzia i chiari problemi che affliggono il design contemporaneo e porta i visitatori a chiedersi se coloro che formulano questi standard abbiano a mente gli interessi degli esseri umani e se persino rispondano ai bisogni della gente.

Nel 2004, Yang Mian ha spostato la sua attenzione su Pechino. “Made in Beijing” è la sua ulteriore escursione sugli standard cittadini, ed è uno sviluppo del precedente “Made in Chengdu“. Yang Mian vede Pechino come la più urbanizzata fra le città cinesi, un luogo dove sono in corso il maggior numero di progetti edilizi.
Il destino della città desta le reazioni più interessate e malgrado i discorsi, poche azioni concrete di salvataggio sono state fatte. La costruzione di uno standard architettonico non-descrittivo è un problema di sviluppo urbano di vecchia data . A Pechino costruzioni con modesti caratteri distintivi sono pomposamente chiamate “Garden Villa Estates”, “Euro-Style Mansions”, “Urban Rivieras”, “Romanian Gardens”, “Parisian Chateaux” e altri nomi di questo tipo. Questi termini riflettono lo “standard” generato da una egemonia di un certo tipo di cultura commerciale, progettatta per stimolare e manipolare i desideri dei consumatori. Nel contesto culturale della Cina, l’uso di questi nomi riflette una perdita di senso storico, e come conseguenza di una tal perdita, quale cultura può servire a sostenere una città? Le opere di Yang Mian rappresentano una risposta critica a questa domanda. La sua installazione comprende due sezioni. La prima, chiamata “Buildings Flown in from Beijing”, presenta dei modelli in legno delle zone residenziali di Pechino, protette da un involucro di carta di riso cinese a foggia di lanterne tradizionali in cui sono intagliati dei fori. Undici modelli sono appesi all’interno della Red Gate Gallery, creando un “miraggio” di centro urbano. Per la seconda parte del suo lavoro per la Red Gate Gallery, Yang Mian ha riprodotto lo standard architettonico pechinese. Intitolato “Beijing Rocket”, questa replica alta 6 metri del “Mingtai Centre“, il più alto grattacielo di Pechino, sarà lasciato in stato di abbandono per i prossimi 5 anni.

La progressiva ossidazione e decadenza del modello nel prossimo quinquennio, dimostrerà graficamente come non ci sia alcuno “standard” – architettonico o meno – che possa resistere immutabile al corso del tempo. Il lavoro è dunque una metafora dell’incerta, mutevole e illusoria natura degli standard. Questo genere di lavori di “arte in progress” si focalizzaza su ciò che è minimale e conciso; il processo di produzione necessariamente richiede il cambiamento, non l’immutabilità. Come lo stesso Yang Mian puntualizza, gli “standard” cambiano costantemente; sono relativi e momentanei nelle loro rappresentazioni delle gerarchie e dell’ordine. Gli “standards” urbani di Yang Mian documentano due zone di competizione e contrasto: la competizione fra città e città, e comunità e comunità; il contrasto tra la Dongbianmen Watchtower datata dinastia Ming e lo “standard” architettonico di Pechino, tra il tradizionale e il moderno. Yang Mian analizza “gli standards”architettonici più di molte altre categorie di “standards”. Mettendo in correlazione differenti contesti culturali urbanistici e storici, Yang Mian guida il pubblico verso un’aperta discussione sull’urbanistica. La sua opera abbraccia diversi media – architettura, istallazioni, scultura ed avvia un dialogo aperto tra l’artista e il suo pubblico.

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